Hijab VELO

December 30, 2024
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Nei versetti del Corano in cui si ritrova la parola hijab ( Q.  7:46, 18:45, 19:17, 33:53, 38:32, 41:5, 42:51 )

non si indica un oggetto quale il velo, ma l’azione di velarsi, di tirare una tenda dietro cui pregare e avere la rivelazione divina.

In gran parte del mondo antico il velo fu utilizzato come importante elemento di separazione tra le donne «perbene» e le altre.

Anche nel sud europeo, le nostre nonne pregavano col velo. 

La testa scoperta, con i capelli esposti alla vista, era infatti generalmente interpretata come un segnale di disponibilità sessuale. Per questo motivo il velo servì a indicare soprattutto lo status sociale specifico delle donne sposate.

In Grecia, in Persia, a Roma, a Cartagine il capo velato era simbolo di pudore, verginità, decoro e rispetto sia in ambito privato e sociale sia in quello religioso. Nella Roma antica anche gli uomini pregavano con la testa velata davanti agli dèi. Questa tradizione sembrò invece assolutamente sconveniente ai  primi cristiani .

A uno degli spiriti più intransigenti e moralisti della storia della Chiesa, Quinto Settimio Tertulliano, si deve nel 213 la composizione di una piccola opera dal titolo De virginibus velandis. In essa l’autore ammoniva severamente le donne (da lui considerate esseri inferiori e «porte del diavolo») a velarsi il capo per nascondere i capelli. Tertulliano, inoltre, specificava che non si doveva eccedere nell’uso del velo come «le donne pagane d’Arabia che coprono non solo il capo ma addirittura tutta la faccia», testimoniando così l’antichità dell’usanza vicino-orientale di coprirsi integralmente con un velo.

Quando l’ islam iniziò a diffondersi nelle regioni d’Arabia, l’antica tradizione del velo tipico di quelle popolazioni, (da sempre), venne accolta e ricevette la sua definitiva consacrazione religiosa.

Il velo accentuò così il suo significato simbolico e servì a definire e a distinguere meglio le  donne islamiche , credenti e fedeli alla Umma (la «Comunità dei musulmani»), dalle altre.

Nel  Corano  (sura XXXIII, versetto 59) Dio, rivolgendosi a  Maometto , dice infatti: «O Profeta! Di’ alle tue spose, alle tue figlie e alle donne dei credenti di coprirsi dignitosamente con i loro veli;

questo sarà più atto a distinguerle dalle altre, così da non essere molestate».

La rispettabilità delle donne musulmane quindi fu associata al tipo di abbigliamento da indossare, che doveva rispondere a princìpi di dignità, decoro e pudore.

Per questo nel  Corano  (sura XXIV, versetto 31) si dice di non mostrare troppo «le parti belle» e di coprire il petto con un velo, pur non obbligando a indossare lo  hijab , il velo delle donne musulmane che copre testa e collo.

La questione del velo islamico

La questione del velo islamico è delicata e complessa, oltre che di estrema attualità. Essa è al centro dei dibattiti interni al mondo musulmano, quanto mai variegato e sfaccettato.

Rappresenta anche un argomento di estremo interesse per il mondo occidentale, che spesso interpreta il velo come un atto di sottomissione della  donna islamica  davanti a una imposizione maschile.

La questione del velo islamico nacque nel 1899 con la pubblicazione del libro  La liberazione delle donne , del giurista egiziano  Qasim Amin .

Egli incitò le donne musulmane a togliere il velo, sostenendo che la legge islamica (la  sharia) non imponeva in alcun modo l’uso del  hijab; 

a farlo era invece la società maschile, colpevole anche delle forme di segregazione domestica femminile.

Queste provocatorie dichiarazioni contribuirono alla nascita di un movimento femminista arabo che ancora oggi continua a battersi per l’autonomia della donna islamica; per la sua libertà di scelta nell’osservanza delle leggi di Dio: dal velo, all’istruzione, dal lavoro alla famiglia.

In Turchia, Indonesia e Marocco la donna islamica ha conquistato libertà e privilegi che fino a non molto tempo fa erano di esclusivo dominio maschile.

Nella Tunisia vige addirittura il divieto di indossare il velo integrale (che copre tutta la persona) perché contrasterebbe con la laicità dello Stato. In Francia il velo integrale è vietato per legge nei luoghi pubblici come qualsiasi altro segno che rimandi a un’appartenenza religiosa.

In Asia invece, dove convivono più di un miliardo di Musulmani, l’uso del velo è lasciato alla scelta delle donne, che fra l’altro detengono le leadership in quasi tutte le aree sociali; dalle politiche alle Finanziarie. Per altro anche in paesi totalitari (Birmania, Indonesia), sono state proprio le donne a impersonare la lotta per la libertà e la democrazia.

Nei paesi più tradizionalisti e  fondamentalisti , (Pakistan, Iran, SAUDITI), invece, il velo è obbligatorio. Va dal semplice  hijab , che copre capelli e collo; al  chador  che copre testa e petto; al  niqab  che copre anche il volto, lasciando liberi soltanto gli occhi; fino ad arrivare a un vero occultamento della persona con il  burqa , il velo integrale imposto in Afghanistan.

In questi Stati dove il velo è obbligatorio, le condizioni di vita delle donne sono spesso drammatiche e la discriminazione tra i due sessi raggiunge livelli inconcepibili per l’Occidente.

Per molte donne musulmane immigrate in Occidente indossare il velo è una libera scelta che testimonia l’appartenenza all’islam .

Per molte altre, l’uso del velo in occidente è una scelta obbligata per non subire soprusi, mortificazioni, punizioni corporali e psicologiche da parte di padri, fratelli, zii e cugini angosciati dall’eventuale occidentalizzazione delle «proprie» donne o dalla loro più semplice e legittima esigenza di indipendenza, 

È proprio questo stato di cose che rende la questione del velo islamico un argomento dibattuto, perché se per molte donne islamiche indossarlo è un atto di libera scelta, per altre è la manifestazione più evidente di uno stato complessivo di sottomissione.

Per concludere

Nessuna traccia nel Corano dell’obbligo a indossare il burqa o il niqab. 

 sono pochissimi i paesi islamici  dove il  burqa  è ritenuto il tipo di abbigliamento più appropriato per le donne.

Come rilevato da una recente indagine svolta da MAIL ONLINE, e Social Research dell’Università del Michigan,

che hanno sottolineato come la maggior parte dei residenti di questi Paesi preferiscono che le donne coprano i capelli con un tradizionale hijab, al-Amira o un velo piuttosto che coprire l’intero viso con un burqa o un niqab integrale. 

La maggior parte degli intervistati preferisce il velo che copre esclusivamente i capelli ( hijab ) ed alcuni non ritengono che sia necessaria alcuna copertura.

Sondaggio: il grafico mostra come le persone di sette diversi paesi con una popolazione a maggioranza musulmana credono che le donne dovrebbero vestirsi

I ricercatori hanno chiesto alle intervistate di scegliere il loro stile preferito di abbigliamento musulmano da una tabella, compilata dal Pew Research Center , che mostra una gamma di indumenti che vanno dal burka completo (vedere l’immagine uno nella tabella sopra) e niqab (vedere l’immagine due) a vari tipi di hijab (immagini quattro e cinque) fino all’assenza totale di copricapo (immagine sei).

La maggior parte degli intervistati (57 per cento in Tunisia, 52 per cento in Egitto, 46 ​​per cento in Turchia e 44 per cento in Iraq) ritiene che l’hiqab bianco o l’al-Amira (mostrato nella quarta immagine) sia l’abito più appropriato per una donna musulmana.

MENTRE IN ARABIA SAUDITA(35 milioni di abitanti)  E’  la maggioranza del 63 per cento degli intervistati che ha scelto la seconda forma di abbigliamento rispetto al Hjiab, raffigurato nella prima immagine. 

 

Bisognerebbe allora indagare e capire perché in alcuni paesi Musulmani (guarda i paesi del golfo Persico,) specialmente i paesi Musulmani Salafiti, Wahabiti), le donne scelgono un abbigliamento più restrittivo, per altro non obbligato dal Corano o dalla Sharia. E’ una scelta personale o una costrizione.?

FACCIAMO ALLORA QUALCHE PASSO INDIETRO

Ci chiediamo, è possibile che sono state le religioni MONOTEISTE a relegare le donne in un angolo sottomesso della vita sociale quotidiana?. Tutte le relegioni MONOTEISTE?

A leggere bene, è la totalità delle grandi religioni sono tutte essenzialmente maschiliste o misogine. E può darsi allora che sia la “contestualizzazione” che nei secoli ha portato a differenzuìiazioni fra i vari gruppi religiosi? Certamente può essere questa una ragione che autorizza certi islamisti, o almeno lo credono loro, a prendere le prescrizioni coraniche alla lettera. Prescrizioni che non corrispondono più alla nostra epoca?

Certamente questo è un motivo cogente, tuttavia non sufficiente. A mio avviso specialmente riguardo ai musulmani le ragioni possono essere diverse, ed io le riassumo in:

1) La mancanza di un Clero nel sistema religioso musulmano consente a qualsiasi Imam, anche di una piccola realtà religiosa di quartiere di interpretare il Corano in maniera personalizata. Ed il credente Musulmano, essendo un CREDENTE VERO” Ritiene quella interpretazione occasionale.  Il CREDO ASSOLUTO.

Può capitare così che nel’amnbito della stessa area geografica, in un Quartiere il Corano venga interpretato in maniera restrittiva e personale.

a) SE IL CORANO DICE CHE DOVETE ESSERE DIGNITOSI E COPRIRVI. DOVETE COPRIRVI CON IL BURKA. 

b) nel quartiere a confine invece un altro Imam dice “potete andare completamente scoperti”; il Corano non obbliga in questo senso, è una vostra libera scelta

2) La problematica più pericolosa, invece emerge tutte le volte che lo STATO FORTEMENTE ISLAMIZZATO, per mantenere il potere impone una Interpretazione del CORANO PERSONALIZZATA. 

Questa è sostanzialmente la causa prima della sottomissione delle donne e non solo, della integralizzazione e certamente anche delle guerre in primis fra stati islamici confinanti con principi religiosi diversi (sunniti – sciiti) e quando capita con paesi terzi.

Nei paesi del Golfo, “diversamente” Sciiti, sono infatti ESTREMISTI SALAFITI WAHABITI (come se fosse una perenne Santa Inquisizione), qualsiasi momento della vita sociale è regolata da una interpretazione del Corano ad Personam.

E’ per queso che dico sempre ai miei amici, “qualsiasi cosa succeda di violento nl mondo,” sono sempre loro i SAUDITI o i SIONISTI; spesso in totale accordo. ” non sono i Marziani. E le prime vittime delle violenze SAUDITE sono i musulmani SUNNITI. E’ pazzeso  l’Arabia Saudita  conta non più di 40 Milioni, tutti insieme e può, con l’immensità della finanza che dispone, condizionare tutto il mondo

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