Vietnam Crimini Americani

March 2, 2024
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“Non eravamo lì per uccidere esseri umani, davvero. Eravamo lì per uccidere l’ideologia”. (Tenente William Calley)

Ufficialmente definiti un “incidente” (in contrapposizione a un “massacro”), gli eventi del 16 marzo 1968 a My Lai – un villaggio nel Vietnam del Sud – sono ampiamente descritti e accettati fino ad oggi come un’aberrazione. 

Anche se il catalogo dei crimini di guerra statunitensi nel sud-est asiatico è troppo sordido e lungo per essere dettagliato in questa sede, è dolorosamente chiaro che non era così.

Infatti, lo stesso giorno in cui il tenente William Calley entrò nell’infamia, un’altra compagnia statunitense entrò a My Khe, una frazione gemella di My Lai. Quella visita è stata descritta come tale:

“In questo ‘altro massacro’, i membri di questa compagnia separata ammucchiarono un centinaio di contadini – My Khe era più piccolo di My Lai – ‘rasero al suolo il villaggio’ con dinamite e fuoco, e poi gettarono manciate di paglia sui cadaveri. . 

 

La mattina successiva, questa compagnia si spostò lungo la penisola di Batangan, vicino al Mar Cinese Meridionale, bruciando ogni villaggio in cui si imbatteva, uccidendo bufali d’acqua, maiali, polli e anatre e distruggendo i raccolti. 

Come disse più tardi uno dei veterani di My Khe, “quello che stavamo facendo veniva fatto dappertutto”. 

Un altro disse: ‘Eravamo là fuori a divertirci. Era un po’ come trovarsi in un poligono di tiro.’”

Come teatro della Guerra Fredda, il Vietnam divenne importante con le tensioni montate nell’epoca di Kennedy, nonostante dei passi verso la distensione attuati insieme al segretario del PCUS russo Nikita Sergeevič Chruščëv.

Con la Risoluzione del Golfo del Tonchino, basata su un incidente probabilmente provocato dagli stessi americani, per giustificare un intervento più massiccio, Johnson ottiene di mandare i primi battaglioni di Marines, limitandosi a combattere solo a sud del 17° parallelo.

La guerra del Vietnam: grazie al cinema, il conflitto più “iconico” del XX secolo, per quanto possa essere tale una guerra, dove si contano i morti e non gli incassi ai (futuri) botteghini. L’abbiamo vista tante volte al cinema e in tv, ma la conosciamo davvero? Quando è iniziata e come è finita? E cosa c’entrano gli Stati Uniti? Ecco il Vietnam spiegato in modo semplice.

La guerra del Vietnam (nota nella storiografia locale come guerra di resistenza contro gli Stati Uniti), è stato un conflitto armato combattuto tra il 1964 e il 1975: le date sono legate al coinvolgimento diretto degli Stati Uniti, anche se c’è chi pone l’inizio del conflitto nel 1955, poco dopo il termine della guerra d’Indocina, che aveva lasciato il Paese diviso a metà, causando un successivo scontro fratricida da Nord e Sud.

Il Vietnam si inserisce nel contesto del processo di decolonizzazione e della Guerra Fredda: al termine della Seconda guerra mondiale, il Viet-minh guidato da Ho Chi Minh riuscì a occupare Hanoi e a proclamare l’indipendenza del Paese, che era stato per circa un secolo protettorato francese. A quel punto la Francia tentò di riconquistare il controllo del Vietnam, dando vita alla guerra d’Indocina (1946-1954), da cui uscì sconfitta.

Schierati contro il mondo comunista, al termine della guerra d’Indocina, 

gli Stati Uniti supportarono il dittatore Ngo Dinh Diem, inviando (in base alla “dottrina Truman”) denaro, risorse e “consiglieri militari” per aiutare il governo del Vietnam del Sud. Da parte sua il blocco comunista sostenne il governo del Nord, appoggiando contestualmente i Vietcong, termine con cui erano comunemente indicati i comunisti del Vietnam meridionale, impegnati nella resistenza dalla fine degli Anni ‘50.

Nel 1963 Ngo Dinh Diem, perduto il supporto degli americani, fu ucciso durante un colpo di stato: il Vietnam del Sud passò nelle mani di Nguyen Van Thieu, sempre appoggiato dagli Stati Uniti.

Che trovarono il pretesto per intervenire direttamente in Vietnam quando il Nord attaccò imbarcazioni della US Navy, stanziate nel Golfo di Tonchino. Iniziò così la guerra come la conosciamo, raccontata tante volte al cinema, combattuta principalmente nel Vietnam del Sud.

 

LA GUERRIGLIA DEI VIETCONG

John Fitzgerald Kennedy aveva fornito sostegno al regime del Sud, ma fu con il successore Lyndon B. Johnson, che quello americano divenne un vero e proprio intervento bellico, destinato a durare un decennio: 

nel 1968 i soldati americani in Vietnam erano diventati 500 mila e i costi bellici avevano raggiunto i 77 miliardi all’anno. Ma l’incremento delle forze in campo si rivelò insufficiente contro i Vietcong, che conoscevano benissimo il territorio e godevano del sostegno della popolazione rurale del Sud. 

L’esercito Usa, moderno e all’avanguardia, non era attrezzato per affrontare la guerriglia dei Vietcong, che potevano tra l’altro sfruttare il Sentiero di Ho Chi Minh, ingegnoso sistema di spostamenti attraverso sentieri nascosti tra giungle e montagne.

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LaPresse
 

L’OPINIONE PUBBLICA

I bombardamenti aerei degli Stati Uniti, effettuati anche con il napalm, colpivano spesso ospedali, scuole, villaggi del Vietnam del Sud:

questo fece sì che nella popolazione rurale crescesse un forte sentimento antiamericano. Negli stessi States, erano in tanti a ritenere inutile e troppo costosa la guerra del Vietnam, che veniva costantemente trasmessa in tv e discussa in radio.

 L’opposizione alla guerra iniziò fin dal 1964 nei campus delle università statunitensi: migliaia di giovani scelsero la fuga in Canada o in Europa, piuttosto che rischiare la coscrizione.

Nel 1967 Muhammad Ali si dichiarò pubblicamente obiettore di coscienza: arrestato e accusato di renitenza alla leva, fu privato del titolo di Campione del Mondo dei pesi massimi e della licenza per combattere sul ring.

Nel 1970 quattro studenti della Kent State University furono uccisi dalla Guardia Nazionale dell’Ohio nel corso di proteste contro la guerra. Tra le manifestazioni “no war” più celebri, senza dubbio i “bed-in” di John Lennon e Yoko Ono, nel corso dei quali i due artisti passarono interi giorni nelle stanze da letto di alcuni hotel, facendo interviste e incidendo brani per sensibilizzare sul tema della guerra.

 

L’ERA NIXON

Il successore di Johnson, Richard Nixon, iniziò a negoziare la pace con il Vietnam del Nord e i Vietcong: la presenza americana iniziò a ridursi, anche se furono avviate contemporanee operazioni militari in Laos e Cambogia, con lo scopo di tagliare i rifornimenti alla resistenza vietnamita. 

Nel 1973, finalmente, Stati Uniti e Vietnam del Nord firmarono un armistizio a Parigi, a cui fece seguito, quasi due anni dopo, un’offensiva lanciata dall’Esercito regolare del Vietnam del Nord e dalle forze vietcong del Fronte di Liberazione Nazionale.

QUANDO È FINITA LA GUERRA DEL VIETNAM

La guerra terminò ufficialmente il 30 aprile 1975 con la presa di Saigon da parte delle truppe nordvietnamite, mentre il personale statunitense ancora presente nella capitale veniva evacuato con una disperata operazione di salvataggio con elicotteri.

Finiva così la peggiore sconfitta militare mai subita dagli Stati Uniti: 58 mila i soldati americani ad aver perso la vita, difficile stabilire invece quanti vietnamiti morirono nel corso della guerra. 

C’è chi sostiene 500 mila, chi spinge fino a 4 milioni. Nel 1976, Nord e Sud si riunirono nella Repubblica Socialista del Vietnam.

Alla fine del conflitto, gli americani conteranno 58.272 morti e oltre 300.000 feriti e quasi 2000 dispersi (senza contare che morirono 266.000 vietnamiti del sud e 1.100.000 vietnamiti del nord e vietcong). L’esito è una guerra disastrosa per gli USA che perdono nonostante la loro superiore capacità militare.

Perché gli americani persero la Guerra del Vietnam

Il motivo per cui gli americani perdono è molto semplice, anche se è stato spiegato in tutti questi anni da una mole di studi e ricerche impressionante.

I vietnamiti del nord conoscevano meglio il terreno di battaglia, erano motivati sia a livello ideologico, sia dal punto di vista patriottico in quanto consideravano la guerra contro gli Stati Uniti come una continuazione della guerra di liberazione contro le potenze straniere iniziata con la Francia del secondo dopoguerra.

Il popolo vietnamita si dimostrò incredibilmente resistente, come da tradizione, erigendo difese e trappole anche in zone difficili da controllare, costruendo gallerie, ospedali, ricoveri e magazzini. I bombardamenti in massa (aggravati dall’uso del napalm) si spiegano anche con l’incapacità del comando americano di venire a capo della resistenza.

Conclusioni

L’armistizio di Parigi, per il quale Kissinger ricevette il Premio Nobel per la pace, rifiutato invece da Le Duc Tho, stabilì solo una pace onorevole per gli Stati Uniti, non la pace per il Vietnam, sebbene ponesse di fatto le basi per l’affermazione del regime del Nord. Formalmente si prevedeva: il rispetto dei diritti fondamentali del popolo vietnamita;

l’autodeterminazione del popolo sud-vietnamita, la cessazione dell’attività militare USA e il ritiro di tutte le forze in campo, la riunione pacifica del Vietnam e l’impegno americano alla ricostruzione del Vietnam del nord.

In realtà, riguardo al risultato raggiunto (non a caso contestato aspramente dal leader del sud Nguyen Van Thieu), lo stesso Kissinger, interrogato circa le prospettive di sopravvivenza del governo di Saigon ammise:

«Credo che, se avremo fortuna, potranno farcela ancora per un anno e mezzo». Si sbagliò di pochi giorni.

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