agroalimentare Olio

May 10, 2024
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Dopo Un Secolo ritorno ad interessarmi di agro alimentare

Sarà un secolo che non mi occupo più della produzione agroalimentare del nostro territorio; non certamente per disaffezione, ma perchè già non esisteva più in quei tempi lontani.

L’agroalimentare certamente sarebbe potuta diventare la filiera più interessante della produzione nazionale, e potrebbe ancora diventare una delle strutture produttive più solide e remunerative delle regioni meridionali. Però peccato che per buona parte sia divenuta un ricettacolo di “mancette”

Rivedendo i dati di produzione e commerciali dopo qualche decennio, non mi sembra infatti sia cambiato molto; anzi la sensazione è che le produzioni tutte hanno perduto la loro peculiarità e che si siano appiattite a un livello di qualità medio basso del mercato agroalimentare nazionale ed europeo.

Progessione della filiera

Solo a guardare questa sintesi della filiera a monte, ci si rende conto, della frammentazione nell’area produttiva, dove ancora c’è un grande lavoro da fare.

Mi sembra di essere ancora fra i Getsemani. Nel giardino che si trovava sotto il Monte degli Ulivi a Gerusalemme 

La debolezza del comparto poi si riperquote in ambito internazionale come da scheda sopra

per non parlare poi del mercato dei Trend Consumer

La debolezza della filiera si mostra poi drammatica  a confronto degli scambi, con una bilancia commerciale estremamente deficitaria

Tutto questo a fronte di un trend della produzione internazionale estremamente dinamico e innovativo, come mostrato dalle schede sopra

per non parlare poi del mercato dei Trend Consumer

Consumer trend: come stare al passo con le tendenze dei consumatori

Che cosa vogliono i consumatori? Che cosa desiderano? Che cosa si aspettano, anche a livello inconscio?

Porsi queste domande è imprescindibile per una company, di qualsiasi comparto produttivo e di qualsiasi dimensione. 

Fra i trend consumer legati alla digital disruption si evidenzia che il 51% dei consumatori global ha acquistato grocery online negli ultimi 12 mesi e il 50% dichiara di «preferire» questo canale. Il 9% degli intervistati utilizza già un voice assistant con Artificial Intelligence per acquistare con frequenza settimanale o più spesso.

Tale percentuale è destinata a crescere con la maggioranza di consumatori che ha espresso la volontà di acquistare tali device: in primis il Brasile (59%) seguito da Cina (52%), Indonesia (49%), Vietnam (45%), Tahilandia (42%), Polonia (40%) e Italia (38%).

Quello che emerge, in generale, è una richiesta di innovazione lungo tutta la filiera, come si deduce anche da una ricerca del Labcom dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano in collaborazione con l’Università di Pisa che ha individuato quattro macrotrend: cibo e tecnologia, cibo e innovazione, novel food, e nuove frontiere dell’organic food.

Anche in questo caso la nostra offerta commerciale è banalizzata e sclerotizzata su schemi statici quasi in contraddizione con il grocery online della domanda internazionale. Trovare soluzioni per il cambiamento non è facile per niente. Occorrerebbe formare una nuova generazione nell’area produttiva e marketing. Pressochè impossibile.

Nel prosieguo di questo lavoro

Suddividerò l’analisi in categorie produttive omogenee per seguire la filiera in:

  1. Olivicoltura
  2. Viticoltura
  3. Produzione Agricola propriamente detta
  4. Prodotti Ittici Freschi ea regime di freddo
  5. Prodotti in conservazione
  6. Prodotti agro alimentari trasformati

  • la produzione agricola vegetale;
  • l’allevamento e la produzione agricola animale;
  • la pesca e l’acquacoltura;
  • l’industria alimentare;
  • l’industria delle bevande.

La filiera Olivicola |

La produzione olivicola è certamente fondamentale per la filiera agricola del nostro Paese, specialmente per il centro sud; ma non mi sembra dopo qualche decennio che il comparto produttivo e commerciale siano cambiati molto, anzi mi sembra che ci sia stata un progressiva involuzione.

Ad oggi la produzione italiana di olio di oliva è realizzata in circa 4.500 frantoi con un valore medio annuale di poco più di 300 mila tonnellate di olio (calcolato come media degli ultimi 4 anni). Gli impianti sono dislocati  per il 70% nelle regioni meridionali dove si produce oltre l’80% della produzione di olio vergine nazionale.

Solo per memoria ricordiamo che in Spagna con più del doppio della produzione, i frantoi sono meno di 2000 distribuiti sul territorio nazionale, con Di cui circa il 60% integrati in gruppi, mentre il resto opera ancora in modo indipendente. IN tal modo si stima che il 40% della produzione è concentrata nei grandi gruppi .

Coltivare l’olivo e produrre degli oli di qualità impone dei costi ed è indispensabile che i primi a beneficiarne siano gli olivicoltori, mediante il congruo aumento delle quotazioni del loro prodotto. Ma questo non avviene anzi nella scala dei valori della filiera sembra che proprio a monte si siano ridotti i margini.

Da cosa dipende? I fattori sono molteplici; condizionati certamente dalla composizione della struttura produttiva, estremamente frammentaria, e dalla incapacità di proporre il prodotto al consumatore nazionale e internazionale in maniera adeguata.


Purtroppo, sebbene alcuni consumatori facciano della qualità e della tipicità gli elementi imprescindibili per la scelta di un olio, alla maggior parte mancano gli elementi di conoscenza per poter effettuare scelte di acquisto consapevoli riguardo ilvalore effettivo di una bottiglia di olio extravergine di oliva italiano.

Ed Infine cosa è veramente un Olio EVO italiano per esempio Meridionale.? da cosa si differisce dalle altre proposte nazionali ed internazionali?

È pertanto fondamentale colmare queste lacune non solo con campagne di informazione verso il consumatore obbiettivo  ma  anche nella catena del prodotto, soprattutto a monte e poi certamente a valle.

Avendo sempre  presente un concetto fondamentale, che è la qualità “percepita” della domanda per singolo paese che è la autentica variabile dirimente che consente di studiare i mercati obiettivi o per creare una nuova domanda.

E’ poi certamente conseguente che per aumentare la produttività e fare economia di scala dobbiamo costruire consorzi “autentici” a cascata nella filiera, progetti di filiera, e nuovi modelli basati su tecniche di coltivazione diverse.

La tecnologia e la ricerca applicata devono essere la guida per la costruzione di questi nuovi modelli. Dobbiamo farci trovare pronti per il piano olivicolo, che deve diventare strumento dirimente della qualità sui mercati di interesse.

 

Come è ben noto, la qualità dell’olio prodotto è influenzata da  fattori agronomici  (es. tipologia di impianto, pratiche colturali),  genetici  (cultivar),  pedoclimatici  (es. suoli e clima),  ecologici  (es. altimetria, luce, esposizione ),  tecnologico  (es. modalità di raccolta delle olive, estrazione dell’olio).

Diverse sono le problematiche della filiera olivicolo-olearia che la ricerca scientifica deve fronteggiare per aumentare la competitività e la compatibilità ambientale.

Ma queste variabili assolutamete strutturali devono sempre adeguarsi non solo a modelli agronomici, ma soprattutto ai segmenti della domanda nazionale ed internazionale.

Diversamente al trend di calo strutturale si andrà a sommare in maniera il trend di calo della domanda. E interessando soprattutto il sud e la nostra regione, è facile comprendere cosa significa la crisi olivicola per i singoli produttori e per la regione nel suo insieme.

La campagna olearia 2022/23 (ancora in corso in alcuni paesi), è stata caratterizzata da sfide significative per l’industria dell’olio d’oliva in diversi Paesi produttori chiave; la siccità persistente ha influenzato in modo significativo le rese e la qualità del raccolto.

I valori che emergono da Italia, Spagna, Grecia, Portogallo, Tunisia, Marocco e Turchia ci permettono di analizzare i dati di produzione, i prezzi, le sfide climatiche e le strategie adottate durante la stagione produttiva.

Sono anni che se ne parla ma ancora manca un progetto strategico. Dobbiamo recuperare competitività, tornare più forti sui mercati. Ma soprattutto nei NUOVI MERCATI. Tre quarti del mondo non consumano l’Olio d’Oliva.

Produzione 2022/ 2023

La produzione della campagna 2023 (non disponiamo ancora di tutti i dati per l’Italia) è  stimata in calo, malgrado le previsioni ottimistiche. Con i dati attuali, si evince che mentre Puglia e Basilicata riescono a recuperare + 100%, le altre regioni sono ancora in calo e la Sicilia rimane praticamente sui valori precedenti.

Riguardo i prezzi di vendita dell’EVO; come già visto, in tutta Europa gli incrementi sono stati più che proporzionali, ma non tanto per un incremento nei parametri qualitativi, ma a causa della  carenza produttiva in tutta l’area Europea. L’impennata si registra dal 2022 e continua fino ai nostri giorni.

E’ un peccato che la variabilità dei prezzi sia legata essenzialmente alla scarsità del prodotto piuttosto che ad attributi di qualità percepiti dal consumatore.

 

Per quanto riguarda le importazioni di olio d’oliva, l’Italia ha importato in soli due mesi 454.000 tonnellate di olio d’oliva rispetto alle 548.000 tonnellate dell’intera campagna 2021/22.

In questo contesto, il nostro Paese in quel periodo ha aumentato la sua dipendenza da altri Paesi produttori che hanno registrato raccolti maggiori, soprattutto Grecia e Tunisia.

In Italia tre bottiglie di olio d’oliva su quattro sono straniere

Come sottolinea preoccupata la Coldiretti:

Mentre il Nord Italia ha registrato un calo del 30% nella produzione, una luce in fondo al tunnel è stata rappresentata dalla ripresa produttiva della Puglia. Ma sarà sufficiente a contrastare le crescenti importazioni?

E infine guardando i dati dell’export, tentando di essere onesti non possiamo fare a meno di fare una considerazione. Se la Produzione nazionale TUTTA non è sufficiente a presidiare i consumi nazionali. Quale Olio esportiamo ????

E infine con la stessa onestà ci chiediamo se invece agli espertissimi consumatori italiani destinassimo l’olio di importazione? E ancora peggio se come ci parrebbe logico destiniamo agli italiani la migliore qualità nazionale, all’estero forse mandiamo una seconda qualità di olio importato e trasformato dall nostre aziende??

O come ultima considerazione blasfema; se l’olio di importazione fosse uguale o magari migliore di quello che produciamo noi sul territorio nazionale?

E se fossero vere queste ultime considerazioni , su quali logiche impostiamo le nostre roboanti campagne promozionali in tutte le manifestazioni del mondo? Sulle qualità dell’olio Spagnolo?, Greco?, Turco?, Marocchino?

Il ministero dell’agricoltura Spagnola ci spiega in maniera trasparente cosa ESPORTA. E noi lo facciamo con la stessa trasparenza.?

ritengo allora  che solo analizzando e studiando bene e con onestà la progressione di queste logiche sarà possibile trovare delle soluzioni vantaggiose per il comparto mediterraneo.

 Un’alternativa strategica per rilanciare la competitività della filiera olivicolo – olearia è certamente la riscoperta di modelli territoriali di sviluppo integrale (tecnico, economico, sociale, culturale e ambientale), basandosi sulla condivisione delle conoscenze e sulla restaurazione delle sinergie di filiera, che mettono a disposizione delle comunità locali strumenti di comunicazione, di formazione e di informazione capaci di generare “valore aggiunto territoriale”.

Questo è certamente indispensabile quando si ha ben chiaro quale è, e quale dovrà essere nel futuro la DOMANDA OBIETTIVO DA PRESIDIARE. 

Mi pare insomma che noi tentiamo di ampliare i mercati dove esiste già una domanda, e assolutamente non tentiamo di creare Nuovi Mercati. Nè certamente nuovi prodotti a base Olio visto che la coltivazione olivicola è “banale”  e che può essere ripetuta agevolmente. (Vedi nella tavola sotto l’espansione produttiva in Cina)

 

L’olivo è stato introdotto in Cina più di 40 anni fa, ma solamente all’inizio del millennio si è verificata una vera espansione, che ha interessato le provincie di Gansu, Shaanxi e Sichuan, considerate le aree con il maggior potenziale di sviluppo di questa coltura. 

Allo stato attuale, il gigante asiatico ha una olivicoltura pari a 86.000 ettari, dei quali il 43% è irrigato.

Inoltre, oltre il 27% della superficie attuale è in produzione, mentre l’espansione della coltura è in frenetica ascesa, visto che vi è la messa a dimora progressiva (media annuale) di circa 14.000 ettari.

Secondo il COI, lo sviluppo del settore dell’olio da olive in Cina sta giocando un ruolo importante nel paese, in quanto ha consentito a oltre 3.200 famiglie e 15.000 persone di aumentare il loro tenore di vita. 

Lo stesso  sta succedendo in altri paesi asiatici e sudamericani, senza contare Senegal. Mozambico, Ghana. Guinea etc.

Mentre a guardare i mercati di vendita attuali e potenziali (carina sopra), c’è da rimanere sconcertati.  come mostra la cartina sopra.

Praticamente il MONDO  malgrado le roboanti campagne di comunicazione, non conosce l’olio d’oliva. E noi piuttosto ci scanniamo in concorrenza a commercializzare in segmenti infinitesimi. Quelli si sempre

Ci si deve chiedere insomma costantemente, A MONTE, della produzione ma quale è il mio GOAL

A chi mi voglio rivolgere?  Chi consumerà il mio prodotto, a parte la domanda  contigua territoriale, all’estero, in Europa, in Asia, nei paesi emergenti Africani, nelle Americhe tutte. Ma chi è il mio cliente? Chi consumerà il mio prodotto?, e come ? 

Destrutturando tutti i segmenti della domanda internazionale nel suo insieme e predisponendo il prodotto finito per QUEL MERCATO SPECIFICO, non per il mercato nella sua interezza.

Solo così sarà possibile creare degli indicatori poer la filiera fare “cultura” a Monte e  a Valle sulle caratteristiche di qualità “intrinseche che deve possedere, prima di affidarlo al mercato, il MIO PRODOTTO.

Uno strumento DETERMINANTE per un prodotto alimentare, come lo chiamiamo noi di Pregio, su cui ritorneremo nel prosieguo di questo blog  

OLIO EVO un alimento principe della cucina Italiana ed internazionale

L’olio extravergine d’oliva è universalmente considerato un prodotto dalle molteplici proprietà benefiche. Sono infatti numerosi gli studi e le ricerche europee ed internazionali che attribuiscono all’olio extravergine d’oliva un ruolo fondamentale nel contrasto di malattie cardiovascolari e dell’obesità

Nonostante ciò, negli ultimi anni a mettere in discussione i benefici dell’olio extravergine di oliva è stato proprio il sistema di valutazione internazionale Nutri-score. Nutri-score è un sistema che affida valutazioni ai prodotti alimentari in base ai loro valori nutrizionali, utilizzando una scala di valutazione da stampare sulle confezioni. Ad oggi il sistema è adottato nei Paesi di Germania, Francia, Belgio, Paesi Bassi, Lussemburgo, Spagna e Svizzera. 

Fin dalla sua creazione, l’algoritmo Nutri-score è stato criticato da diversi governi, tra cui quello italiano, per aver semplificato eccessivamente le informazioni nutrizionali di alimenti complessi. A risentire di questo sistema è stato soprattutto l’olio extravergine d’oliva che per anni ha ricevuto una valutazione Nutri-score scarsa, a causa dell’alto contenuto di grassi dell’alimento.

La valutazione ha acceso un dibattito sulla penalizzazione dei prodotti di alta qualità per andare a premiare invece prodotti industriali a scarso valore dietetico.

A luglio 2022, i sette Paesi che stanno adottando il sistema hanno pubblicato un documento che prevede la revisione dei parametri adottati. La recente modifica farebbe salire di livello l’olio extravergine d’oliva facendolo passare dalla valutazione C alla valutazione B. Il miglioramento nella valutazione è dovuto alla distinzione di grassi saturi ed insaturi, un parametro che premia il prodotto re della cucina mediterranea, benché non tenga in considerazione molte altre sue proprietà benefiche.

Ma nonostante le modifiche apportate, il progetto non ha convinto. La presentazione della proposta di regolamento sull’etichetta nutrizionale fronte-pacco che la Commissione europea avrebbe dovuto preparare entro fine 2022, è infatti slittata al secondo trimestre del 2023.

La Coldiretti a tal proposito ha affermato in una nota: “Il rinvio al secondo trimestre del 2023 della presentazione della proposta di regolamento conferma le perplessità sull’etichetta a colori manifestate dall’Italia e da altri Paesi. Il Nutri-score è un sistema di etichettatura fuorviante, discriminatorio ed incompleto che finisce paradossalmente per escludere dalla dieta alimenti sani e naturali, eccellenze della dieta mediterranea come l’olio extravergine d’oliva o il Parmigiano Reggiano”.

Attenti alle truffe dice Nutri score, ma i nostri non sono d’accordo

“Il Nutriscore è un sistema di classificazione degli alimenti che penalizza i nostri prodotti, le nostre eccellenze, il cibo di qualità, a favore della grande distribuzione e dei prodotti sintetici”.
NO NUTRISCORE – A ribadirlo è il ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali Stefano Patuanelli
 
“Un semaforo che semplifica in maniera errata la definizione di qualità dei cibi, a discapito delle filiere certificate e a favore delle multinazionali del food globali e delle grandi catene distributive”.
 
“Mi batterò anche a Bruxelles  – h proseguito il ministro – affinché si adotti un sistema che metta al centro la dieta mediterranea, a tutela dei consumatori, ma anche delle eccellenze del nostro territorio e dei produttori”.
 
Ma non è successo niente

Il sistema Nutri-score è tornato a far parlare anche nei giorni scorsi a Vinitaly. Antonio Tajani, Ministro degli Affari Esteri e Vicepresidente del Consiglio, è stato ospite presso il Consorzio Valpolicella al convegno “I benefici del vino”. Durante l’evento il Ministro si è espresso contrario al sistema.

“Il Nutri-Score è un colpo mortale al principio della concorrenza, una delle regole fondamentali dell’Unione Europea si chiama concorrenza, perché se un prodotto viene azzoppato in partenza non riesce a competere con gli altri.” E poi continua: “L’attacco di una certa Europa non è solo contro il vino, è contro tutta la dieta mediterranea, che è la nostra identità, il nostro modo di vivere da millenni”.

Ciò che è certo è che il comitato scientifico dietro Nutri-score punta ad una revisione periodica, che verrà effettuata ogni 3 anni così da essere costantemente aggiornati sulle conoscenze scientifiche. Ci si aspettano quindi degli aggiornamenti in tempi brevi, forse in grado di andare incontro alle richieste degli Stati che oggi si dimostrano contrari.

Anche se l’analisi Nutri-score potrebbe apparire un poco severa, riteniamo che proprio analizzando tale variabili sarà possibile individuare Le cultivar ed i prodotti olivicoli FINALI da destinare a singoli segmenti della domanda, al momento assolutamente “superficialmente” presidiata.

I nostri spesso confondono la qualità intrinseca con la qualità “percepita”. Lo fanno da sempre.

Migliori OLi Italiani

Secondo Universofood le classifiche, i giudizi e i responsi delle guide e dei concorsi dedicati al mondo dell’olio extravergine di oliva, e per quanto concerne le nuove edizioni 2023 abbiamo già visto le classifiche del Concorso Sol d’Oro, della guida Flos Olei e del Concorso Ercole Olivario. Un altro punto di riferimento importantissimo per il settore è rappresentato dalla guida Oli d’Italia del Gambero Rosso, di cui abbiamo già visto tutti i Premi Speciali 2023tutti i migliori oli 2023 della Pugliatutti i migliori oli 2023 della Toscana , tutti i migliori oli calabresi del 2023tutti i migliori oli del Lazio 2023 e tutti i migliori della Sardegna 2023.

Malgrado l’enfasi che traiamo dalle nostre manifestazioni tuttavia a scorrere le classifiche e le valutazioni dei migliori oli OEVO del MONDO è sconcertante constatare che nei primi 10 non ci sia un solo olio Italiano .

  • TOTAL DI CONCORSOS INTERNATIONAL E CONCORSI NAZIONALE NEL 2022: 46
  • Totale campioni presentati nel 2022(s.e.ú.o.): 18.312
  • Totale competizioni nel 2022 analizzati dalla EVOO World Ranking: 32
  • Campione totale considerato dalla EVOOWR: 8.165
  • Totale di paesi che hanno presentato i campioni (almeno 1 campione su 1 Concorso): 38

Ed i risultati sono pressochè simili se li segmentiamo per qualità

Nota Personale, abbiamo usato per le statistiche di qualità le valutazioni di EVOOWR, sia per la serietà mostrata per decenni in questo tipo di valutazione, completamente scevra da qualsiasi “pressione” sia per la panoramica vastissima dei prodotti valutati .

Bisogna aggiungere poi che nel panorama mondiale si svolgono altre decine di concorsi ogni anno, pressochè in ogni nazione del mondo, compreso Cina, Giappone, Israele etc.

Molti, oserei dire TROPPI, che usualmente non prendo in considerazione perchè buona parte appaiono molto AMICALI perchè mettono in confusione la Domanda, specialmente internazionale.

Tuttavia da questo panorama si evince, analizzando una dozzina di SUPER concorsi, che solo qualche sparuto prodotto italiano rientra nei primi DIECI al mondo, mentre la fanno da padrone gli EVO Spagnoli.

Ma la cosa che più ci interessa è che pressochè NESSUN prodotto MEDITERRANEO NOSTRANO rientra in queste classifiche. Tenuto conto che le zone di produzioni spagnole dell’olio d’oliva sono proprio simile alle mediterranee, questo mi appare incomprensibile.

Da cosa dipenderà? Dalle Cultivar?; Dalla dimensione aziendale?, Dalla commercializzazione?, Dalle legislazioni locali?.

l’Italian Sounding. Questo termine si riferisce all’utilizzo di denominazioni, riferimenti geografici, immagini, combinazioni cromatiche e marchi che richiamano l’Italia su prodotti agroalimentari che in realtà non hanno nulla a che fare con la tradizione enogastronomica italiana. 

Il fenomeno “Italian Sounding”

Questo fenomeno, sebbene possa sembrare innocuo, può avere un impatto significativo sulla competitività dei prodotti italiani sui mercati internazionali.

L’indagine condotta da ISMEA nel suo rapporto 2023 ha rivelato che il fenomeno dell’Italian Sounding vale 11,7 miliardi di euro, purtroppo alcuni consumatori a livello internazionale preferiscono il falso “Made in Italy” al prodotto autentico, a causa di una percezione errata o di un prezzo più conveniente.

Come ribadiamo allora LA PERCEZIONE DI QUALITA’, per i prodotti, di qualità rimane il parametro dirimente per la scelta del consumatore internazionale. E non mi sembra che gli attori della filiera stiano facendo nulla, come abbiamo detto sopra, per avvicinare il prodotto nazionale alle singole percezioni di qualità della domanda  internazionale distinta per area, per età, per ceto, per cultura, per abitudini al consumo.

A parte campagne asfissianti ripetute e ripetitive che non presidiano le motivazioni che formano la effettiva scelta del consumatore internazionale.

Ho sempre pensato che la filiera agroalimentare Siciliana così come quella delle altre limitrofe (Puglia Calabria) fossero, in primis, state penalizzate dalla mancanza di GUIDE specifiche RIVOLTE ALLA QUALITA’ “RICHIESTA DALLA “DOMANDA” ma che invece  presidiano solo la qualità generica intrinseca Regionale, Nazionale e quindi Europea. Rivolta insomma ai consumatori STANZIALI, competenti.

Mi immagino quale successo avrebbero avuto la Coca Cola, o tutti i prodotti  “emergenti” in un mercato sclerotizzato. In un mercato cioè che conosceva solo la “Gassosa” dove nessuno li informava della possibilità di gustare, di provare, di sperimentare altri prodotti “innovativi”

Dove sta l’errore? Certamente sulla scarsa conoscenza del nostro “commerciale” delle tecniche di marketing rivolte alla segmentazione dei mercati. Una ignoranza che si ribalta sulla produzione.  Nel senso che non formando bene i  produttori nostrani, questi hanno preferito chiedere ai politici Leggi “amiche”, Surretizie, piuttosto che progetti di lungo periodo strategici, per conseguire obbiettivi produttivi e commerciali adeguati ai singoli contesti.

QUANTE DOP? QUANTE IGP? ma come fa il consumatore distratto, o al primo approccio con il nostro prodotto a regolarsi.?

Come fa il consumatore di Auckland o dell’Uzbekistan o di Zhejiang a scegliere? Come facciamo a farlo decidere al primo approccio? E’ sufficiente che sbandieriamo IGP, DOP, EVO. ? Se quel consumatore nemmeno conosce la forma dell’albero di ulivo.

E allora dobbiamo rivolgerci ai consumatori tradizionali? Solo a quelli.? 

E mi chiedo infine paradossalmente quanti miliardi di consumatori non presidiamo con queste logiche di mercato?

Purtroppo ed infelicemente i produttori nostrani, si sono accontentati di piccole “mancette” annuali: vedi infinite “peronosfere”, ed altri similari interventi che, se hanno aiutato “al momento” la filiera come tappabuchi;

non hanno mai disegnato specifici percorsi produttivi e commerciali dove fare crescere la filiera mediterranea per molti versi “differente ” che quella del resto del paese o quella Europea.

Non si è mai lavorato sulle specificità di questa filiera, differente per cultura, per tipologia produttiva, per clima e per dimensioni delle singole aziende agricole.

Non addosserei quindi tutte le colpe alla politica. I politici locali hanno accontentato i produttori per quello che di volta in volta veniva richiesto. 

Purtroppo ed infelicemente i produttori nostrani, si sono accontentati di piccole “mancette” annuali: vedi infinite “peronosfere”, ed altri similari interventi che, se hanno aiutato “al momento” la filiera come tappabuchi; non hanno mai disegnato specifici percorsi produttivi e commerciali dove fare crescere la filiera mediterranea per molti versi “differente ” che quella del resto del paese o quella Europea.

Non si è mai lavorato sulle specificità di questa filiera, differente per cultura, per tipologia produttiva, per clima e per dimensioni delle singole aziende agricole. Non addosserei quindi tute le colpe alla politica . I politici locali hanno accontentato i produttori per quello che di volta in volta veniva richiesto dai produttori.

Dalla scheda sopra è facile vedere che le maggiori concentrazioni produttive sono allocate proprio nel Sud dell’Italia, con la Puglia che si rappresenta come in assoluto la regione più produttiva.

Tuttavia quando andiamo in analisi dei prezzi dei vendita dei DOP si riscontra subito una notevole differenze di prezzo al ribasso dei prodotti tipicamente mediterranei con i prodotti delle aree settentrionali del paese. (Dati Ismea)

Dipende solamente dalla qualità Intrinseca del prodotto?

riteniamo proprio di no, anche perchè essendo la domanda costituita da una enorme variegata pletora di consumatori nazionali ed internazionali, le variabili di prezzo conseguenti alla ” qualità percepita” dal consumatore per esempio: Australiano, Neozelandese, Giapponese etc. non possono giistificare tali differenze.

E dimostreremo nel prosieguo di questo studi che tale differenze dipende da altri fattori strutturali e di mercato. Infine per completare la panoramica della filiera

CHE FARE ??’

Mi sono trovato altre volte a fronte di FILIERE STORICHE dell’agroalimentare che precipitano nella mediocrità. Riguardo l’olio d’oliva è evidente che c’è stata nei decenni una complicità fra i governi che si sono succeduti e le associazioni dei coltivatori per massimizzare i profitti a danno della identità specifica delle produzioni.

L’olivicoltura è una produzione oserei dire (facendo offendere molti produttori) BANALE. Nel senso che non è una specificità Italiana così come i nostri comunicatori hanno sbandierato per anni; “già esisteva in Palestina nell’Orto degli Ulivi come ci racconta il Vangelo a “Getsemani “

presente da sempre in ‘Asia Minore e precipuamente in Siria” e diffusosi in quell’area Turchia, Grecia pressochè spontaneamente. Sono stati i romani ad importarlo in Italia pressoche nel 500 a.c.

Un prodotto che è divenuto velocemente Mediterraneo perchè ne incontra il gusto e l’uso. Tuttavia l’olivicultura ha un problema intrinseco. E’ una produzione FACILE, oserei dire banale. Per cui facilmente riproducibile e coltivabile così come è successo in questo secolo in tutte le aree pover e no del Pianeta. Dalla Tunisia, al Sudafrica, al Sudamerica.

Non è stato sufficiente quindi alle nostre istituzioni tentare di sbandierare la peculiraità del nostro prodotto in maniera indistinta. A Parte la definizione di alcuni standard di qualità (molto approssimati), 

Nulla si è fatto dal punto di vista del marketing per avvicinarlo a settori specifici di consumo; Per avvicinarlo a a specifiche “abitudini al consumo”.

Attualmente quindi non vedo cosa differenzia buona parte del nostro prodotto da quello Brasiliano, Sudafricano, Turco o Marocchino (quello attuale). Dal momento che si usano le stesse Cultivar su microambienti identici. La differenza sta invece che la coltivazione operata nei paesi poveri, pur essendo simile, ha un costo di produzione inferiore.

Un fattore dirimente nella economia globalizzata, ma soprattutto i nuovi impianti fatti nei nuovi paesi sono una copia migliorata dei vecchi impianti olivicoli mediterranei. 

Sia per la scelta delle cultivar che rendono un prodotto finale che si avvicina di più al gusto del consumatore internazionale, sia per la dimensione degli impianti /super intensivi) che consentono di abbattere notevolmente i costi di produzione.

Nella foto che segue impianto moderno di olive in Marocco a Meknes; 400 Ha circa

 

Anche al sud del Brasile (S. Catarina) con clima temperato stanno crescendo spendide aziende di olivicoltura

Così come per esempio è possibile vedere nella Fazenda Prosperato Brasiliana che segue

Aziende similari stanno sorgendo in Uruguay, Cile, Argentina, Colombia Perù solo per fermarci nel sud america

 

Con una dimensione di di 440 Ettari di cui 200 a Oliveto, questa recentissima Fazenda insediata a Caçapava do Sul, rappresenta un esempio di cosa sarà il futuro della olivicultura curata perfettamente dal punto di visto agricolo Prosperato h una ottimo posizionamento nel EVOO World Ranking, con vini di pregio

Ritornando a noi, di nuovo ci chiediamo Che fare? Banalmente mio nonno mi raccomandava di ” non produrre nulla che possono ripetere i Cinesi”; è questa è insomma l’area della contesa. In maniera drastica quindi il mio parere è :

o Individuare nicchie di mercato specifiche dove veicolare produzioni innovative di pregio che si sposano con una domanda specifica di altissima gamma .

o, abbandonare progressivamente tali produzioni secolari e sostituirle con altre più redditizie.

o, come sempre accontentarsi di qualche MANCIA GOVERNATIVA, a supporto dell’incapacità dei roduttori.

APPROFONDIREMO ANCORA NEL futuro questa filiera, anche se i margini di manovra sono ristrettissimi. Però mi piacerebbe, proprio per questo, individuare e strutturare un progetto specifico di medio periodo per il comparto. Di difficilissima attuazione visto la qualità del management e delle politiche che vi girano attorno

https://salvobulgarella.com/filiera-vino-sicilia/

CONTINUIAMO NEL PROSSIMO LINK PER PARLARE Della Filiera VITICOLA

Secondo gli ultimi dati della Commissione europea, nei primi due mesi della campagna 2022/23, gli Stati membri dell’Unione Europea hanno esportato un totale di 126.256 tonnellate di olio d’oliva verso i Paesi terzi extracomunitari, un calo del 5,4% rispetto alla stagione precedente.

Per l’esportazione gli Stati Uniti rimangono la principale destinazione delle esposizioni di olio d’oliva dell’UE, anche se in calo del 3,7%, seguiti dal Brasile, con +14,4%, e dalla Cina, con -7 ,4%.

Altre destinazioni prioritarie sono il Regno Unito (7.680 tonnellate, -34,85), il Giappone (7.592 tonnellate, -15,9%), il Canada (5.607 tonnellate, +31,3%) e l’Australia (4.581 tonnellate, +5,2%).

Per quanto riguarda le importazioni, i dati della Commissione europea precisano che l’UE ha importato un totale di 18.870 tonnellate da Paesi terzi, l’1,7% in meno rispetto a ottobre e novembre della stagione precedente.

Si registra il +10,3% dalla Tunisia, il +255,5% dalla Turchia, il -65,7% dall’Argentina, il meno dell’1% dal Marocco, il +42,3% dalla Siria, dal Regno Unito -15,8% e il -99,6% dal Cile.

Per quanto riguarda le importazioni di olio d’oliva, l’Italia ha importato in soli due mesi 454.000 tonnellate di olio d’oliva rispetto alle 548.000 tonnellate dell’intera campagna 2021/22.

In questo contesto, il nostro Paese quest’anno ha aumentato la sua dipendenza da altri Paesi produttori che hanno registrato raccolte maggiori, soprattutto Grecia e Tunisia.

Se il mercato continuerà a funzionare come previsto, con un ritmo di circa 50/70.000 tonnellate al mese, le scorte di olio d’oliva sul mercato comunitario da collegare al prossimo raccolto potrebbero essere pari a 375.000 tonnellate, rispetto alle 670.000 tonnellate con cui è è stata affrontata l’attuale campagna.

Secondo gli ultimi dati della Commissione europea, nei primi due mesi della campagna 2022/23, gli Stati membri dell’Unione Europea hanno esportato un totale di 126.256 tonnellate di olio d’oliva verso i Paesi terzi extracomunitari, un  calo del 5,4% rispetto alla stagione precedente.

 


Esporta UE

Gli Stati Uniti rimangono la principale destinazione  delle esportazioni di olio d’oliva dell’UE, con 42.269 tonnellate, in calo del 3,7%, seguiti dal Brasile, con 16.059 tonnellate (+14,4%), e dalla Cina, con 8.138 tonnellate (-7,4%).

Altre destinazioni prioritarie sono il Regno Unito (7.680 tonnellate, -34,85), il Giappone (7.592 tonnellate, -15,9%), il Canada (5.607 tonnellate, +31,3%) e l’Australia (4.581 tonnellate, +5,2%).

Importa UE

Per quanto riguarda le importazioni, i dati della Commissione europea precisano che l’UE ha importato un totale di 18.870 tonnellate da Paesi terzi,  l’1,7% in meno rispetto a ottobre e novembre della stagione precedente , di cui 14.855 tonnellate provenienti dalla Tunisia (+10,3%); 1.215 tonnellate dalla Turchia (+255,5%); 987 tonnellate dall’Argentina (-65,7%); 732 tonnellate dal Marocco (-0,9%); 337 tonnellate dalla Siria (+42,3%); 147 tonnellate dal Regno Unito (-15,8%) e 3 tonnellate dal Cile (-99,6%).

Per quanto riguarda le importazioni di olio d’oliva,  l’Italia ha importato in soli due mesi 454.000 tonnellate di olio d’oliva rispetto alle 548.000 tonnellate dell’intera campagna 2021/22.

In questo contesto, il nostro Paese quest’anno ha aumentato la sua  dipendenza da altri Paesi produttori che hanno registrato raccolte maggiori, soprattutto Grecia e Tunisia.

La Spagna, nel periodo ottobre-dicembre 2022, ha importato lo stesso volume dell’intera campagna 2021/22 (206.000 tonnellate) il che fa già pensare che questo volume di olio d’oliva potrebbe raddoppiare nei prossimi mesi.

Produzione di olio d’oliva UE

Inoltre con l’approssimarsi della fine della raccolta delle olive nei principali Paesi del bacino del Mediterraneo, i tecnici della Commissione europea hanno aggiornato i dati sulla produzione di olio d’oliva, a partire dal 27 gennaio 2023 e corrispondente al periodo ottobre-dicembre 2022 .

Le cifre per la Spagna mostrano una produzione stimata di 780.000 tonnellate , che potrebbe variare del 10/12% a causa dell’insicurezza di alcuni Paesi nella presentazione dei loro dati.

Bisognerà quindi aspettare la metà di febbraio per aggiustare queste tempi, anche se fonti del settore ritengono già che su queste cifre saranno possibili leggerissime variazioni, se si tiene conto del ritmo di raccolta e di macinazione di questa stagione.

Giacenze UE

Se il mercato continuerà a funzionare come previsto, con un ritmo di circa 50/70.000 tonnellate al mese, le scorte di olio d’oliva sul mercato comunitario da collegare al prossimo raccolto potrebbero essere pari a 375.000 tonnellate, rispetto alle 670.000 tonnellate con cui è è stata affrontata l’attuale campagna.

Italia: scorte di olio Evo in esaurimento, mercato in allarme

L’Italia rischia di non avere abbastanza olio extravergine di oliva per rifornire il mercato nei prossimi mesi.

Il settore olivicolo-oleario italiano teme di  non essere in grado di garantire la fornitura del prodotto ai consumatori  nei prossimi mesi a causa dell’esaurimento delle scorte disponibili prima del previsto. 

Assitol (Associazione Italiana Industria Olearia) ha denunciato i problemi che il settore sta attraversando e la congiuntura negativa attuale causata in primis dalla  siccità, dagli episodi di caldo estremo e dall’aumento dei prezzi delle materie prime .

Secondo Andrea Carrassi, direttore generale dell’Associazione, “quello che temevamo all’inizio della stagione si sta verificando.  A causa della scarsa produzione il nostro settore rischia di non avere abbastanza olio extravergine di oliva per rifornire il mercato nei prossimi mesi”.

L’Italia ha registrato un caloro del 30% nella produzione di olio d’oliva. Tuttavia, Assitol sottolinea che ” a pesare sui mercati è stata soprattutto la situazione della Spagna , primo produttore mondiale di olio d’oliva, la cui produzione, a causa della prolungata siccità, è scesa a circa 700.000 tonnellate”.

Di conseguenza, la disponibilità di olio d’oliva, sia in Italia che all’estero, è minima. 

Inoltre, secondo le prime previsioni per la prossima stagione,  la situazione è destinata a peggiorare , a causa del perdurare della siccità in Spagna e in gran parte del Mediterraneo”.

Il futuro appare caratterizzato anche dalla  scarsità di materie prime e dall’aumento dei costi di produzione , con evidenti ripercussioni sui consumi.

Nonostante la ridotta disponibilità di olio e il conseguente aumento dei prezzi  le vendite promozionali non sono rallentate , mettendo a rischio le già scarse quantità di olio extravergine di oliva disponibile.

“Negli ultimi mesi l’olio d’oliva è diventato un bene prezioso e l’utilizzo di  promozioni sottocosto potrebbe anticipare l’esaurimento dei nostri prodotti . Per questo ribadiamo il nostro appello al senso di responsabilità di tutta la filiera, dalla produzione agricola all ‘industria che rappresentiamo, fino alla grande distribuzione, affinché l’olio d’oliva extravergine possa essere garantito sulle tavole degli italiani”, conclude Carrassi.

Al momento nessuno vuole giacenze a lungo termine in un ambiente dominato da incertezze ed aumento elevata.

Secondo i dati pubblicati dall’Ismea (Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare),  il prezzo medio all’origine dell’olio di oliva extravergine è aumentato del 43,9% a marzo 2023 rispetto allo stesso mese del 2022, raggiungendo 6, 07 €/Kg  con un leggero calo dello 0,6% rispetto a febbraio 2023 (6,11€/Kg).

In realtà  l’incremento ha preso piede già tra settembre e ottobre 2022 , quando il prezzo medio all’origine dell’olio Evo è passato da 4,75€/Kg a 5,32€/Kg per raggiungere il picco massimo di 6, 11€/Kg a febbraio 2023.

Per quanto riguarda l’olio vergine di oliva, l’incremento  rispetto a marzo 2022  è stato addirittura maggiore  (64,7%) ed ha raggiunto i 5,01 €/Kg.

Numeri impressionanti che si riflettono naturalmente sugli scaffali e nelle scelte dei consumatori italiani.

L’olio extravergine d’oliva è universalmente considerato un prodotto dalle molteplici proprietà benefiche. Sono infatti numerosi gli studi e le ricerche europee ed internazionali che attribuiscono all’olio extravergine d’oliva un  ruolo fondamentale nel contrasto di malattie cardiovascolari e dell’obesità

Nonostante ciò, negli ultimi anni a mettere in discussione i benefici dell’olio extravergine di oliva è stato proprio il sistema di valutazione internazionale Nutri-score. Nutri-score è un sistema che affida valutazioni ai prodotti alimentari in base ai loro valori nutrizionali, utilizzando una scala di valutazione da stampare sulle confezioni. Ad oggi il sistema è adottato nei Paesi di Germania, Francia, Belgio, Paesi Bassi, Lussemburgo, Spagna e Svizzera. 

Fin dalla sua creazione, l’algoritmo Nutri-score è stato critico da diversi governi, tra cui quello italiano, per aver  semplificato eccessivamente le informazioni nutrizionali di alimenti complessi . A risentire di questo sistema è stato soprattutto l’olio extravergine d’oliva che per anni ha ricevuto una valutazione Nutri-score scarsa, a causa dell’alto contenuto di grassi dell’alimento. La valutazione ha acceso un dibattito sulla penalizzazione dei prodotti di alta qualità per andare a premiare invece prodotti industriali a scarso valore dietetico.

A luglio 2022, i sette Paesi che stanno adottando il sistema hanno pubblicato un documento che prevede la revisione dei parametri adottati. La recente modifica farebbe  salire di livello l’olio extravergine d’oliva facendolo passare dalla valutazione C alla valutazione B . Il miglioramento nella valutazione è dovuto alla distinzione di grassi saturi ed insaturi, un parametro che premia il prodotto re della cucina mediterranea, benché non tenga in considerazione molte altre sue proprietà benefiche.

Ma nonostante le modifiche apportate, il progetto non è convinto. La presentazione della proposta di regolamento sull’etichetta nutrizionale fronte-pacco che la Commissione europea avrebbe dovuto preparare entro fine 2022, è infatti slittata al  secondo trimestre del 2023 .

La  Coldiretti  a tal proposito ha affermato in una nota: “Il rinvio al secondo trimestre del 2023 della presentazione della proposta di regolamento conferma le perplessità sull’etichetta a colori manifestate dall’Italia e da altri Paesi. Il Nutri-score è un sistema di etichettatura fuorviante, discriminatorio ed incompleto che finisce paradossalmente per escludere dalla dieta alimenti sani e naturali, eccellenze della dieta mediterranea come l’olio extravergine d’oliva o il Parmigiano Reggiano”.

Il sistema Nutri-score è tornato a far parlare anche nei giorni scorsi a Vinitaly.  Antonio Tajani, Ministro degli Affari Esteri e Vicepresidente del Consiglio , è stato ospite presso il Consorzio Valpolicella al convegno “I benefici del vino”. Durante l’evento il Ministro si è espresso contrario al sistema. “Il Nutri-Score è un colpo mortale al principio della concorrenza, una delle regole fondamentali dell’Unione Europea si chiama concorrenza, perché se un prodotto viene azzoppato in partenza non riesce a competere con gli altri.” E poi continua: “L’attacco di una certa Europa non è solo contro il vino, è contro tutta la dieta mediterranea, che è la nostra identità, il nostro modo di vivere da millenni”.

Ciò che è certo è che il comitato scientifico dietro Nutri-score punta ad una  revisione periodica , che verrà effettuata  ogni 3 anni  così da essere costantemente aggiornati sulle conoscenze scientifiche. Ci si aspettano quindi degli aggiornamenti in tempi brevi, forse in grado di andare incontro alle richieste degli Stati che oggi si dimostrano contrari.

Migliori oli abruzzesi 2023: sono quattordici i grandi oli extravergine dell’Abruzzo che raggiungono il massimo riconoscimento (le “Tre Foglie”) nella nuova edizione della guida “Oli d’Italia” del  Gambero Rosso .

Seguiamo sempre qui Universofood le classifiche, i giudizi ei responsi delle guide e dei concorsi dedicati al mondo dell’olio extravergine di oliva, e per quanto riguarda le nuove edizioni 2023 abbiamo già visto le classifiche del  Concorso Sol d’Oro , della  guida Flos Olei  e del  Concorso Ercole Olivario . Un altro punto di riferimento importante per il settore è rappresentato dalla guida Oli d’Italia del Gambero Rosso, di cui abbiamo già visto  tutti i Premi Speciali 2023tutti i migliori oli 2023 della Pugliatutti i migliori oli 2023 della Toscana  ,  tutti i migliori oli calabresi del 2023tutti i migliori oli del Lazio 2023  e  tutti i migliori della Sardegna 2023 . Vediamo ora quali sono i grandi oli dell’Abruzzo che ottengono il riconoscimento più importante – le “Tre Foglie” – nella guida “Oli d’Italia” 2023.

 


Nonostante la sfavorevole congiuntura internazionale, l’export italiano di vini, spirits e aceti è in costante crescita. Per mantenere questo trend positivo nei prossimi anni sarà necessario guardare con sempre più attenzione ai nuovi mercati “emergenti”.

Vini, liquori e aceti  rappresentano settori fondamentali del made in Italy: congiuntamente assommano 2.600 imprese, quasi 21 miliardi di euro di fatturato, 10,5 miliardi di export e 30 mila occupati.

Negli ultimi anni, il successo raggiunto dall’export di  questi prodotti è innegabile. Con 8 milardi di export per i vini, 1,7 miliardi per gli spirits e una crescita delle esportazioni del 15% per gli aceti nel 2022, i tre settori costituiscono un’importante risorsa per l’Italia. Sul fronte dell’export, infatti, questi esprimono una  rilevanza strategica , sia in merito all’incidenza sulle vendite oltre frontiera del food&beverage (21%) ma soprattutto in merito al contributo positivo per la bilancia commerciale agroalimentare: 8,6 miliardi di euro di saldo commerciale aggregato netto, il valore più alto tra i prodotti italiani del F&B.

 

 

Questo importante contributo discende dall’ottima reputazione e dal posizionamento di leadership conquistati nel tempo a livello globale:  l’Italia rappresenta il primo esportatore mondiale (a valore) di aceti e vermut, il secondo di vini imbottigliati (fermi e spumanti) e liquori.

Secondo un’analisi di  Federvini , i fattori che hanno contribuito alla crescita delle esportazioni sono tre:

  • l’andamento del cambio euro-dollaro che ha permesso di compensare l’aumento dei costi di produzione e recuperare competitività sui mercati legati al dollaro come Usa e Canada;
  • la ripresa del turismo a livello globale, che ha dato impulso ai consumi nel canale Horeca fortemente penalizzato durante la pandemia;
  • la diversificazione dei mercati, come adottata adottata da molte aziende che guardano ai Paesi emergenti come Tailandia e Vietnam, dove nei primi 8 mesi del 2022 il valore dell’export del vino è cresciuto rispettivamente del 158% e 82%.

Tuttavia, se i numeri “generali” dell’export parlano di una crescita sostanziale nei mercati, soprattutto in termini di valore, è indubbio che guardando con maggiore attenzione emergono alcune discontinuità dettate in parte dagli stravolgimenti del panorama geopolitico. L’impatto delle tensioni legate alla guerra russo-ucraina, ed in particolare della  crisi energetica  con i relativi  rincari dei prezzi  e le  carenze delle materie  prime fondamentali, quali il vetro ed il cartone da imballaggio, ha condizionato fortemente le performance delle imprese del settore che si trovano ad operare in uno scenario ancora contraddistinto da un  elevato tasso di aumento dei prezzi al consumo , derivante dalla tensione nei costi produttivi che, seppur in riduzione, risulta ancora alti per alcune componenti.

Ciò spiega il calo intervenuto nelle vendite di vini, spirits e aceti in GDO (sia nel 2022 ma anche nel primo trimestre 2023), una riduzione in parte mitigata dalla ripresa dei consumi fuori-casa, trainati anche da un ritorno dei turisti stranieri in Italia .

Guardare ai mercati emergenti

Per quanto riguarda le mete dell’export made in Italy, il primo trimestre 2023 evidenzia una situazione in “chiaro-scuro” con alcuni  mercati in sofferenza (come Germania, Uk e Cina)  che portano la performance dei vini italiani a livelli inferiori alla media mondiale, mentre  sul fronte degli spiriti la variazione appare positiva e superiore alla media.

Negli ultimi tre anni, i settori dei vini, spiriti e aceti dovuti hanno  rivisto le proprie strategie commerciali  alla luce dei cambiamenti intervenuti dopo la pandemia ei diversi equilibri geopolitici che sono diventati sempre più incerti ed imprevedibili. Le aziende hanno dovuto escogitare diversi percorsi ed individuare nuovi spazi per puntare a diversificare gli scambi commerciali al fine di mantenere da un lato la stabilità necessaria e dall’altro incentivare lo sviluppo economico dei settori.

Secondo una visione prospettica di più ampio raggio l’analisi sui mercati di esportazione di vini, liquori ed aceti italiani evidenzia infatti rilevanti  opportunità in paesi “emergenti” dove oggi la nostra quota di mercato è ancora ridotta ma il potenziale di crescita elevato.  Dieci anni fa, i mercati dell’UE pesavano per circa il 57% sul valore dell’export, ma dopo la Brexit nel 2021, si è arrivato al 39%. Questa variazione ha determinato un diverso approccio ai mercati di destinazione e ha sollecitato un allargamento degli spazi commerciali da presidiare verso nuove realtà.

Confrontando il tasso medio annuo di crescita nell’import dall’Italia tra il 2017 e il 2022 con le prospettive di aumento del PIL per i prossimi tre anni nei singoli mercati mondiali, emergono – per i vini imbottigliati – significative potenzialità di sviluppo nei paesi del  Sud-Est asiatico  e  del centro-sud America  (come la Colombia); nell’ Est Europa  e in  America Latina  per gli spirits, in  Corea del Sud, India ed Arabia Saudita  per gli aceti.

Migliori vini del mondo 2023. Classifica Concours Mondial de Bruxelles

Migliori vini del mondo 2023: nella nuova edizione del Concours Mondial de Bruxelles sono stati premiati tutti i grandi vini a livello mondiale. Qui su Universofood segnaliamo le Gran Medaglie d’Oro assegnate.

Nato in Belgio nel 1994 e arrivato con il 2023 all’edizione numero trenta, il  Concours Mondial de Bruxelles  è oggi tra i massimi concorsi enologici internazionali ed è un punto di riferimento importante per i professionisti di settore e per tutti i winelovers. I risultati della nuova edizione 2023 del concorso – con tutte le medaglie Gran Oro, Oro e Argento assegnate, scegliendo tra oltre 7.500 grandi vini prodotti in 50 nazioni – sono stati pubblicati il ​​23 maggio. Qui su Universofood segnaliamo il vertice della produzione vinicola mondiale, ovvero le Gran Medaglie d’Oro.

MIGLIORI VINI DEL MONDO 2023

Herdade de Ceuta Reserva Rosé 2021 –  Elite Vinhos Produção e Comercialização de Vinhos, Lda  – Portogallo

Moros 2019 Salice Salentino DOC –  Claudio Quarta Vignaiolo SRL  – Italia (Puglia)

Réserve Saint Marc 2022 Linguadoca-Rossiglione –  UC Les Vignobles Foncalieu Domaine de Corneille  – Francia

Délice d’Eté 2022 Cabernet d’Anjou –  EARL Leblanc Jean-Claude et Fils  – Francia

Terremoto Zinfandel 2018 Central Valley –  Vino Y Se Fue  – Stati Uniti

Shacheng Yima Master Marseran 2020 –  Zhangjiakou Great Wall Brewing (gruppo) Co.,ltd.  –Cina

Réjouissance 2022 Pouilly Fumé –  Bouchié Chatellier  – Francia

Monteabellon Finca La Blanquera 2017 Ribera del Duero –  Bodegas y Viñedos Monteabellon, SL  – Spagna

Cenzontle Blanco 2019 Valle de guadalupe –  Finca El Empecinado  – Messico

Pinot Nero Clos de Pachje Lux Vina 2020 Vallese AOC –  Domaines Chevaliers SA  – Svizzera

Santa Tierra Reserva Cabernet Sauvignon 2022 –  Viña Casa Silva  – Cile

Bernon 2022 Rias Baixas –  Bodegas Aquitania, SL  – Spagna

Collezione Avantis Estate 2020 Euvoia –  Avantis Estate  – Grecia

Vinha das Romãs Rosso 2020 Alentejo –  Ravasqueira Vinhos SA  – Portogallo

L’Ambroisie 2020 Lalande-de-Pomerol –  Vignobles JL Trocard  – Francia

Amour de Gris di Domaine Grand Chemin 2022 Pays d’Oc IGP rosé –  Sas Jean Marc Floutier  – Francia

Cinque Generazioni Cabernet Sauvignon 2020 Cederberg –  Cantine Cederberg  – Sud Africa

Volarík – Ryzlink Vlašský – Orechová Hora 2021 Mikulovska –  Vinarstvi Volarik  – Repubblica Ceca

B&G Tourmaline 2022 Côtes de Provence rosé –  Barton & Guestier  – Francia

Sinfo Fermentado en Barrica Rosado 2021 Cigales –  Daniela Gómez Lora – Bodegas Sinforiano  – Spagna

Palmeri Navalta 2018 Campo de Borja –  Palmeri Sicilia  – Italia (Sicilia)

Hyperion Exclusive Chairman’s Reserve Cuvee Roumaine 2013 Dealu Mare –  Domeniile Alexandrion Rhein 1892  – Romania

Champagne de Barfontarc Brut Rosé –  Champagne de Barfontarc  – Francia

Y by 11 Minutes Rosé 2020 Trevenezie IGT –  Pasqua Vigneti e Cantine SpA  – Italia (Veneto)

Selezione Vigneti Tenevo Merlot – Cabernet Franc – Petit Verdot 2017 IGP Thracian Valley –  Villa Yambol JSC  – Bulgaria

Satrico 2022 Lazio IGT –  Casale del Giglio Soc. Agr SRL  – Italia (Lazio)

Meneghetti Val Gambalera 2015 Hrvatska Istra ZOI –  Meneghetti Doo  – Croazia

Grain d’Oc Grenache – Syrah Bio 2022 Pays d’Oc IGP rosé –  Castel Frères Beziers  – Francia

Francese Blu Rosso 2004 –  Liaoning Sunvalley Vineyard Wine Corp.  – Cina

Il Botolo Riserva 2018 Nizza Docg –  Il Botolo Azienda Agricola  – Italia (Piemonte)

Francese Blu Rosso 2003 –  Liaoning Sunvalley Vineyard Wine Corp.  – Cina

Yinong Hesong Maserland Dry Red 2021 –  Chateau Ningxia Yinong società a responsabilità limitata  – Cina

Agathoto Single Vineyard 2021 Naousa –  Kir Yianni Sa  – Grecia

Can Bas La Capella 2016 Penedès –  Pere Ventura I Família SL  – Spagna

Carnivor Zinfandel 2021 –  Cantina E&J Gallo  – Stati Uniti

Quinta da Pedra Cavada Reserva 2020 Douro –  Colinas do Douro Soc. Agricola  -Portogallo

Murviedro Colección Crianza 2019 Valencia –  Bodegas Murviedro SA  – Spagna

Pedro Martínez Alesanco Selezionato 2016 Rioja –  Bodegas Martínez Alesanco  – Spagna

Viña Monty Graciano 2016 Rioja –  Osborne Distribuidora SA  – Spagna

Ni Oui, Ni Non – Château Montdoyen 2018 Côtes de Bergerac –  SARL Vignobles JP Hembise  – Francia

Damo 2015 Vino Nobile di Montepulciano DOCG –  Montemercurio  – Italia (Toscana)

Lotto esclusivo Cabernet Sauvignon 2017 –  Zlaten Rozhen Ltd  – Bulgaria

Tiansai Vineyards T95 Marselan 2020 –  Xinjiang Tianhong Ziyu Manor Wine Co., Ltd  – Cina

Château Tuyttens 2021 Sauternes –  SCEA du Clos de la Vicairie  – Francia

Aquilon 2017 Campo de Borja –  Bodegas Alto Moncayo  – Spagna

Carpino Merlot 2017 Garda DOC –  Soc. Agr. Ricchi  – Italia (Lombardia)

BV Vinarstvi As Ryzlink Rynsky (1907) 2019 Slovacka –  BV vinarstvi as  – Repubblica Ceca

Collezione Master Reserve Huahao Marselan 2020 –  Ningxia Huahao Winery Co. LTD  – Cina

Bordón Gran Reserva 2010 Rioja –  Bodegas Franco-Españolas SAU  – Spagna

Huaigu Marselan Reserve 2017 –  Huaigu Winery Co ltd  – Cina

I Quattro Mori 2016 Lazio IGT –  Castel de Paolis  – Italia (Lazio)

Vinos Santo Domingo 2017 –  Viñedos Santo Domingo SC de RL de CV  – Messico

Baron de B Tinto 2020 –  BCH Comercio de Vinhos  – Portogallo

Lleiroso Crianza 2019 Ribera del Duero –  Bodega de Sarría SA  – Spagna

HFP Reserva 2020 Vinho Regional Alentejo –  Herdade Fonte Paredes  – Portogallo

Antonio Navajas 2015 Rioja –  Bodegas Navajas Sl  – Spagna

Tres Raíces Pinot Nero 2021 –  Vinícola Tres Raíces  – Messico

Sommos Colección Garnacha Blanca 2021 –  Bodega Sommos  – Spagna

Anniversario Aglianico 2019 –  Societa’ Agricola Nativ SRL  – Italia (Campania)

Enira Reserva 2017 IGP Thracian Valley –  Bessa Valley Winery ltd  – Bulgaria

Château Leroy-Beauval 2020 Bordeaux Superiore –  Château Leroy Beauval  – Francia

Protos Crianza 2019 Ribera del Duero –  Protos Bodega Ribera Duero de Peñafiel SL  – Spagna

Rectoral do Umia 2022 Rias Baixas –  Rectoral do Umia SA  – Spagna

Já Te Disse Tinto 2020 Alentejo –  Bmcc Rural Unip., Lda  – Portogallo

Silk Road Vineyards Selection Cabernet Gernischt 2015 –  XinJiang Silk Road Vineyards Co.,LTD  – Cina

Cuslanus Classico Riserva 2016 Amarone della Valpolicella DOCG –  Cantina Vini Armani A. srl  -Italia (Veneto)

Monte dos Amigos Premium Tinto 2021 Alentejo –  Casa Relvas Lda  – Portogallo

Regione Occidentale 97 Cabernet Sauvignon 2016 –  Citic Guoan Wine  – Cina

Scheurebe Trocken – Prachtmädchen 2022 –  Weingut Wagner  – Germania

Lusco Fusco 2021 Vinho Regional Algarve –  Casa Santos Lima – Companhia Das Vinhas Sa  – Portogallo

Alter 2022 Ribeiro –  Priorato de Razamonde, SL  – Spagna

61 Dorado en Rama Rueda –  Bodega Cuatro Rayas S. Coop. Agroalimentare  – Spagna

61 Dorado Rueda –  Bodega Cuatro Rayas S. Coop. Agroalimentare  – Spagna

Born Rosé Brut Barcelona 2021 Vino de la Tierra –  Born Brands Bcn  – Spagna

Monsaraz Cabernet Sauvignon 2020 Reguengos –  Carmim  – Portogallo

Particolare Garnacha Viñas Centenarias 2018 Cariñena –  Bodegas San Valero S.Coop.  – Spagna

Château Modra Rizling Rynsky 2022 –  Cantina Shebo  – Slovacchia

Znovin Znojmo Rulandske modre Rose pi 3,14, ps nb. 0341 2020 Velkopavlovicka –  Znovín Znojmo, as  – Repubblica Ceca

Adega de Borba Premium 2020 Borba –  Adega de Borba  – Portogallo

Donna Lisa Negroamaro Riserva 2019 Salice Salentino DOC –  Leone de Castris Srl  – Italia (Puglia)

Timbre Reserva 2020 Douro –  Barão de Vilar, Vinhos SA  – Portogallo

Cueva del Chamán Rosado Syrah 2022 DO Almansa –  Santa Cruz de Alpera Soc. Coop. de CLM  – Spagna

Viña Arnaiz Rioja Reserva 2017 Rioja –  J. García Carrión  – Spagna

La Bergerie de Lastours 2022 Languedoc rosé –  Famille P. et J. Allard  – Francia

Kleine Zalze Vineyard Selection Cabernet Sauvignon 2020 Stellenbosch –  Kleine Zalze Wines  – Sud Africa

Y Solo Cuando el Rio Calla 2019 Vino de la Tierra de Castilla –  Agrícola Carrascas  – Spagna

Zhenshan Lanyue Marselan 2020 –  Vigneto Ningxia Haixiangyuan. Co. Ltd  – Cina

La Rivista Wine Spectator

Wine Spectator è una prestigiosa rivista statunitense che viene seguita ogni anno da migliaia di persone in tutto il mondo. Per questo l’esito dei sui giudizi sui vini è molto atteso e, al tempo stesso,  molto influente nel mercato internazionale del vino . Si tratta di una rivista storica che fin dal 1976 si occupa di valutare e premiare i migliori vini del mondo, e che, in tutti questi anni, ha raggiunto un alto livello di autorevolezza e rispetto importatnte tra gli addetti del settore enologico. Inoltre, nelle 15 copie che escono ogni anno, la rivista Wine Spectator tratta sia di recensioni di vini ma anche di molti altri argomenti legati al mondo enologico e culturale, estendendo per esempio il suo giudizio anche ai migliori ristoranti.

La Classifica di Wine Spectator

Innanzitutto va specificato che per decretare quali sono i 100 migliori vini al mondo, la rivista wine spectator adotta delle regole le permesso di avere un giudizio più corretto possibile. Innanzitutto i vini  vengono degustati alla cieca , ovvero ogni redattore esperto degusta il vino ed esprime un voto senza sapere di quale vino si tratti, così da esprimere un parere il più possibile obiettivo.

I collaboratori selezionati sono persone esperte, spesso di caratura mondiale, che danno un punteggio ad ogni singolo vino che va da un minimo di 0 a 100. La classifica finale che decreta i  100 migliori vini al mondo  però tiene conto anche di altri fattori come la disponibilità di trovare quel vino negli Stati Uniti ed al valore del vino in base al prezzo.

I redattori della Wine spectator hanno recensito più di 8800 vini nell’ultimo anno; dal 60% di questi, che ha ottenuto 90 o più punti

I 10 migliori vini al mondo

Ma ora veniamo al concreto, cioè alla classifica dei primi 10 migliori vini al mondo secondo Wine Spectator, partendo subito dal podio:

Ad aggiudicarsi la vetta è stato il  Cabernet Sauvignon  in purezza “ Oakville Double Diamond 2019 ” di  Schrader Cellars , della Napa Valley, California, con punteggio 94 punti, 10.000 casse prodotte, in vendita a un ottimo rapporto qualità prezzo di 80$ a bottiglia.

Al secondo posto, con orgoglio, c’è l’Italia con il  Brunello di Montalcino Riserva 2016  di  Fattoria dei Barbi , con 95 punti, 130$ come prezzo indicativo negli USA e 2,094 casse importate. Un premio decisamente importante per questa azienda storica, appartenente alla famiglia Cinelli Colombini, che è tra le 25 fondatrici del consorzio del vino Brunello di Montalcino.

Per gradino più basso del podio si ritorna in America, e se lo aggiudica un vino bianco: lo  Chardonnay Hyde de Villaine 2019  di  Hyde Vineyard  prodotto nella Napa Valley arriva la terzo posto con 96 punti, il costo di $78 a bottiglia e la 2,323 casse prodotto.

Ecco di seguito l’elenco completo della Top 10 di Wine Spectator:

  1. Cantine Schrader  – Cabernet Sauvignon Oakville Double Diamond 2019, California – 94/100
  2. Fattoria dei Barbi  – Brunello di Montalcino Riserva 2016, Toscana – 95/100
  3. HdV  – Chardonnay Napa Valley Hyde Vineyard 2019, California – 96/100
  4. Château Talbot  – Saint-Julien 2019, Bordeaux – 95/100
  5. Antinori  – Toscana Tignanello 2019. Toscana – 96/100
  6. Robert Mondavi  – Cabernet Sauvignon Oakville The Estates 2019, California – 94/100
  7. Château de Beaucastel  – Châteauneuf-du-Pape 2019 Valle del Rodano, Francia – 96/100
  8. Fattoria Le Pupille  – Toscana Saffredi 2019. Toscana – 96/100
  9. Quilceda Creek  – Cabernet Sauvignon Columbia Valley 2018 Columbia Valley, Washington – 95/100
  10. Louis Roederer  – Brut Champagne Cristal 2014, Francia – 98/100

La Classificazione dei Vini Italiani

Si può facilmente notare come quest’anno i vini italiani abbiano avuto un ottimo successo classificandosi in ben 3 posti tra i 10 migliori vini al mondo di Wine Spectator. Oltre al già citato Brunello di Montalcino Riserva 2016 della Fattoria dei Barbi, si sono posizionati nella Top 10:

  • il Tignanello 2019 di  Antinori  al quinto posto con un punteggio di 96/100, un prezzo negli USA di circa 145$, casse importate 5,000.  
  • Il Saffredi 2019 della  Fattoria Le Pupille  con un punteggio di 96/100, un prezzo di 100$, casse importate 1,400.  

A dimostrare poi l’eccellenza dei nostri vini italiani vi riporto la classifica delle nostre eccellenze tricolori tra i 100 migliori vini al mondo:

  • 12 – Bolgheri Superiore 2019 di  Grattamacco , cantina storica.
  • 22 – Chianti Classico Riserva 2018 di  Capraia  del gruppo Rocca di Castagnoli – Tenute Calì
  • 24 – Chianti Classico  San Felice  2020.
  • 31 – Vino  Nobile di Montepulciano  Riserva 2016 della storica  Boscarelli
  • 40 – Barbaresco Muncagota Riserva 2017 dei  Produttori del Barbaresco
  • 44 – Pinot Grigio Collio 2022  Livio Felluga
  • 49 – Aglianico del Vulture 2019 della cantina  D’Angelo
  • 55 – Brunello di Montalcino 2017 della cantina  Tenuta Col d’Orcia
  • 58 – Soave Classico 2020 di  Suavia
  • 61 – Barbera d’Asti 2020 di  Damilano
  • 63 – Susumaniello Salento Askos 2020 della  Masseria Li Veli
  • 73 – Nebbiolo Langhe Botti 2021 della cantina  Pecchenino
  • 76 – Sicilia Noto Rosso Zisola 2020 di  Mazzei
  • 78 – Barolo Serralunga d’Alba 2018 di  Fontanafredda
  • 80 – Falanghina 2021 di  San Salvatore 
  • 84 –  Taurasi  Radici 2017 di  Mastroberardino 
  • 96 – Barolo Ravera Vigna Elena Riserva 2016 di  Elvio Cogno

Il 20% dei vini che si sono classificati nella Top 100 di Wine Spectator sono italiani. Un grande risultato non solo per i produttori, ma nache per noi consumatori e appassionati che siamo sempre più consapevoli delle eccellenze del nostro bellissimo paese, da nord a sud.


Sicilia

La Sicilia è la più estesa regione italiana e la maggiore isola del Mediterraneo. Il clima è di tipo mediterraneo, con estati calde ed inverni miti sulla fascia costiera, mentre nella parte interna è di tipo continentale. La grande eterogeneità climatica si riflette anche su una certa diversità di terreni. Nella zona nord-orientale dell’isola, dove il paesaggio è inevitabilmente influenzato dalla presenza dell’Etna, il suolo è vulcanico e sabbioso, mentre sul versante opposto, possono incontrarsi terreni di matrice calcarea e tufacea. Nelle isole Eolie e Pantelleria, invece, si trova il tufo grigio di matrice vulcanica. La Sicilia, dal punto di vista ampelografico, è ricca di vitigni autoctoni e produce grandi quantità di vino. Tra i vitigni a bacca nera, il più rappresentativo è il Nero d’Avola, noto anche come Calabrese, coltivato in tutta l’isola, ma che probabilmente rende i migliori risultati nella parte sud-orientale. Il Nero d’Avola, insieme al Frappato, altro vitigno autoctono siciliano, è utilizzato nella produzione dell’unica DOCG della Regione, il Cerasuolo di Vittoria DOCG. Tra gli altri vitigni a bacca rossa, merita senza dubbio una menzione il Nerello Mascalese, diffuso specialmente nei dintorni dell’Etna.
La Sicilia, nonostante l’unica DOCG sia riferita ad un vino rosso, è terra di prevalente coltura di vitigni a bacca bianca, tra i quali lavora una posizione preminente i Catarratti. Catarratto bianco comune, lucido ed extralucido sono molto coltivati, soprattutto nelle provincia di Palermo ed Agrigento. Altri vitigni a bacca bianca di rilievo sono il Grillo, l’Inzolia ed il Grecanico. Tra i vitigni internazionali, molto diffuso in Sicilia è lo Chardonnay. Particolarmente importante la produzione di vini dolci, specialmente nelle isole. come il Passito di Pantelleria, prodotto nell’omonima isola. Anche la Malvasia delle Lipari, diffusa specialmente nelle varianti ‘passito’ e ‘dolce naturale’, è molto rappresentativa dell’isola e del suo arcipelago. O, ancora, il Marsala, vino liquoroso di grande notorietà.

L’elenco dei 100 migliori vini al mondo scelti da James Suckling

I PRIMI 100

  1. Chacra Pinot Nero Patagonia Treinta Y Dos 2018
  2. Schloss Johannisberg Riesling Rheingau Grünlack Spätlese 2019
  3. Livio Sassetti Brunello di Montalcino 2016
  4. The Standish Wine Company Barossa Valley Il Teorema di Schubert 2018
  5. Emmerich Knoll Riesling Wachau Ried Schütt Smaragd 2019
  6. Wittmann Riesling Rheinhessen Morstein Gg 2019
  7. Dönnhoff Riesling Nahe Dellchen Gg 2019
  8. Tassi Brunello di Montalcino Franci Riserva 2015
  9. Cheval Des Andes Mendoza 2017
  10. Clos Apalta Valle De Apalta 2017
  11. Catena Zapata Chardonnay Mendoza Adrianna Vineyard White Bones 2018
  12. Viña Don Melchor Cabernet Sauvignon Puente Alto 2018
  13. Seña Valle De Aconcagua 2018
  14. Ciacci Piccolomini d’Aragona Brunello di Montalcino Vigna Di Pianrosso Santa Caterina D’oro Riserva 2015
  15. Giodo Brunello di Montalcino 2016
  16. Wendouree Shiraz Clare Valley 2018
  17. Siro Pacenti Brunello di Montalcino Ps Riserva 2015
  18. Valdicava Brunello di Montalcino Madonna Del Piano Riserva 2015
  19. Keller Riesling Rheinhessen Brünnenhäuschen Abts E Gg 2019
  20. Casanova di Neri Brunello di Montalcino Cerretalto 2015
  21. Bruno Giacosa Barbaresco Asili Riserva 2016
  22. Roberto VoerzioBarolo Cerequio 2016
  23. Peter Lehmann Riesling Eden Valley Wigan 2015
  24. Domaine Weinbach Riesling Alsazia Grand Cru Schlossberg Cuvée Ste. Caterina 2018
  25. Cullen Margaret River Diana Madeline 2018
  26. Quintetto di Mount Mary Yarra Valley 2018
  27. Sami-Odi Shiraz Barossa Valley Hoffmann Dallwitz 2018
  28. Viña Cobos Malbec Mendoza Cobos 2017
  29. Jim Barry Shiraz Clare Valley Armagh 2018
  30. Henschke Shiraz Eden Valley Vigneto Hill Of Grace 2015
  31. Abreu Napa Valley Las Posadas 2017
  32. Yangarra Grenache Mclaren Vale High Sands 2019
  33. FX Pichler Riesling Wachau Ried Unendlich 2019
  34. Thörle Spätburgunder Rheinhessen Hölle 2018
  35. Azienda vinicola Peter Michael Chardonnay Sonoma County Knights Valley Belle-Cote 2017
  36. Parusso Barolo Bussia Riserva 2011
  37. El Enemigo Cabernet Franc Mendoza Gran Enemigo Chacayes Single Vineyard 2016
  38. Georg Breuer Riesling Rheingau Berg Schlossberg 2019
  39. Fürst Spätburgunder Franken Hunsrück Gg 2018
  40. Brunello di Montalcino Castiglion del Bosco 2016
  41. Aubert Chardonnay Napa Valley Sugar Shack Estate Vigneto 2017
  42. San Filippo Brunello di Montalcino Le Lucere Riserva 2015
  43. Künstler Riesling Rheingau Kirchenstück Gg 2019
  44. Christmann Riesling Palatinato Idig Gg 2019
  45. Domenico ClericoBarolo Percristina 2010
  46. Terrazas De Los Andes Malbec Para Je Altamira Valle De Uco Los Castaños Parcel N 2w 2017
  47. Pieve Santa Restituta Brunello di Montalcino Rennina 2015
  48. Ökonomierat Rebholz Riesling Pfalz Kastanienbusch Gg 2019
  49. Granja De Nuestra Señora De Remelluri Rioja Blanco 2017
  50. Eredi Fuligni Brunello di Montalcino Riserva 2015
  51. Susana Balbo Vini Malbec Valle De Uco Los Chacayes Nosotros Single Vineyard Nómade 2016
  52. Gaja Barbaresco Sori San Lorenzo 2017
  53. Bibi Graetz Toscana Colore 2018
  54. Dana Estates Napa Valley Rutherford Helms Vigneto 2017
  55. Tolpuddle Chardonnay Tasmania 2019
  56. Henri Giraud Champagne Argonne Brut 2012
  57. Château d’Yquem Sauternes 2017
  58. Jo. Jos. Prum Riesling Mosel Wehlener Sonnenuhr Auslese Tappo Oro 2018
  59. Prinz Riesling Rheingau Jungfer Gg 2019
  60. A Kolan Vineyard Co. Napa Valley Oakville Highest Beauty 2016
  61. Château Trotanoy Pomerol 2017
  62. Niepoort Douro Charme 2018
  63. Cabernet Sauvignon Napa Valley del vigneto della famiglia Bryant 2017
  64. Raen Pinot Nero Sonoma County Sonoma Coast Freestone Occidental Bodega Vineyard 2018
  65. López De Heredia Rioja Gran Reserva Viña Tondonia Bianco 2001
  66. Willi Schaefer Riesling Mosel Graacher Domprobst Spätlese 2019
  67. Ochota Barrels Grenache Mclaren Vale A Sense Of Compression 2019
  68. Bindi Pinot Nero Macedon Ranges Original Vineyard 2019
  69. Trapiche Chardonnay Gualtallary Valle De Uco Terroir Series Finca El Tomillo 2019
  70. Antica Terra Pinot Nero Eola-Amity Hills Antikythera 2017
  71. Emiliana Valle De Colchagua Gê 2017
  72. Deep Woods Estate Cabernet Sauvignon Margaret River Reserve 2017
  73. Domaine de Chevalier Pessac-Léognan Blanc 2017
  74. Errázuriz Chardonnay Aconcagua Costa Las Pizarras 2019
  75. K Vintners Syrah Wahluke Slope The Hidden 2017
  76. Château Rieussec Sauternes 2017
  77. Château Cos D’estournel St.-ESTÈPHE 2017
  78. Yalumba Cabernet Sauvignon Shiraz Coonawarra Barossa The Caley 2016
  79. Château Margaux Margaux 2017
  80. Hyde De Villaine Chardonnay Napa Valley Carneros Hyde Vineyard Comandante 2018
  81. Clarendon Hills Syrah Mclaren Vale Astralis 2016
  82. Montes Carmenere Petit Verdot Valle De Colchagua Purple Angel 2017
  83. Tenuta delle Terre Nere Etna Rosso Prefillossera La Vigna di Don Peppino 2018
  84. Moric Blaufränkisch Burgenland Lutzmannsburg Alte Reben 2017
  85. Petrolo Valdarno di Sopra Galatrona 2018
  86. Bernhard Huber Spätburgunder Baden Schlossberg Gg 2018
  87. Alta Vista Mendoza Alto 2015
  88. Giaconda Chardonnay Beechworth Estate Vigneto 2018
  89. Vieux Château Certan Pomerol 2017
  90. Torbreck Shiraz Barossa Valley Il Laird 2015
  91. Dr. Wehrheim Weissburgunder Palatinato Mandelberg Gg 2019
  92. Spinifex Shiraz Eden Valley Rostein 2018
  93. Müller-Catoir Muskateller Pfalz Bürgergarten El 2019
  94. Primo Goccia Shiraz Barossa Valley La Crema 2018
  95. Tua Rita Toscana Redigaffi 2018
  96. Friedrich Becker Spätburgunder Palatinato Heydenreich Gg 2017
  97. Château Léoville Las Cases St.-JULIEN 2017
  98. Sterling Vineyards Cabernet Sauvignon Napa Valley Yountville Sleeping Lady Vineyard 2016
  99. Château Ducru-Beaucaillou St.-JULIEN 2017
  100. Champagne Dom Perignon 2010


Decanter Awards 2023, i 50 migliori vini al mondo Best in Show



Decanter, il prestigioso magazine online, ha pubblicato i risultati del  Decanter World Wine Awards 2023 , il concorso, che quest’anno celebra il suo 20° anniversario, è universalmente riconosciuto come il concorso enologico più grande e influente del mondo. Quest’anno ha visto presentati  18.250 vini provenienti da 57 paesi,  giudicati da 236 esperti di vino, tra cui 53 Masters of Wine e 16 Master Sommelier, provenienti da 30 nazioni. I risultati finali:  50 Best in Show , 125 medaglie di platino, 705 d’oro, 5.604 d’argento e 8.165 di bronzo.

 

Best in Show: i 7 migliori vini italiani del DWWA 2023

Quali sono i  migliori vini italiani 2023 ? Ce lo dicono i  Decanter Awards 2023 – Best in Show , un ambito riconoscimento, assegnato ogni anno a pochissimi vini In questo articolo trovi le  7 etichette  che sono entrate nella classifica dei  50 Best in Show  ei migliori vini mondiali divisi per nazione. Inoltre, se ti interessa approfondire questo argomento puoi cliccare sul  Tag  classifiche  oppure leggere il nostro articolo  I più importanti concorsi al mondo  dove troverai i link alle classifiche di vini che hanno ottenuto i migliori punteggi in ambito internazionale.

  • Mastrojanni,  Vigna Loreto, Brunello di Montalcino, Toscana 2018
  • Fattoria Villa Saletta,  980 dC, Toscana, Toscana 2018
  • Paolo Manzone,  Meriame, Barolo, Piemonte 2019
  • Ruffino,  Romitorio Di Santedame, Chianti Classico Gran Selezione, Toscana 2019
  • Damilano,  Lecinquevigne, Barolo, Piemonte 2019
  • Vigneti Villabella,  Fracastoro, Amarone della Valpolicella Classico Riserva, Veneto 2012


Best in Show: i 50 migliori vini del DWWA 2023

Solo 50 etichette hanno ricevuto la prestigiosa medaglia Best in Show, oltre migliaia di medaglie dal platino al bronzo. Un risultato preceduto da vari round di degustazioni per la durata di 15 giorni. Infine, dopo l’assaggio finale, solo le migliori bottiglie sono state inserite nella lista Best in Show: il massimo riconoscimento del contest.

Per la prima volta, l’Australia guida la classifica con 10 medaglie Best in Show

  • Vini Brokenwood,  ILR Riserva Semillon, Hunter Valley, Nuovo Galles del Sud 2017
  • Domaine Naturaliste,  Rebus Cabernet Sauvignon, Margaret River, Australia occidentale 2020
  • Evans & Tate,  Redbrook Reserve Cabernet Sauvignon, Margaret River, Australia Occidentale 2018
  • Vini Gatt,  Riesling, High Eden (Eden Valley), South Australia 2017
  • Vigneti antichi,  Alcalá Grenache, McLaren Vale, Australia Meridionale 2022
  • Castello di carte,  Asso di picche Chardonnay, Margaret River, Australia occidentale 2022
  • Jacob’s Creek,  Johann Shiraz-Cabernet, Barossa Valley, Australia Meridionale 2013
  • Morris,  Cantina Riserva Grand Muscat, Rutherglen, Victoria NV
  • Penfolds,  Riserva Bin 21 A Chardonnay, Adelaide Hills, South Australia 2021
  • Wirra Wirra,  Chook Block, McLaren Vale, Australia Meridionale 2019

A seguire la Francia con gli 8 vini Best in Show

  • Château D’Esclans  , Côtes de Provence, Provenza 2021
  • Château De Meursault,  Clos Des Epenots, Pommard 1er Cru, Borgogna 2021
  • Château De Rochemorin  , Pessac-Léognan, Bordeaux 2020
  • Château Fayat  , Pomerol, Bordeaux 2020
  • Collery,  Blanc De Blancs Brut Grand Cru, Champagne, Champagne NV
  • Domaine Clavel,  Des Clous, Linguadoca Pic Saint Loup, Linguadoca-Rossiglione 2020
  • Gustave Lorentz,  Vieilles Vignes Riesling, Grand Cru Altenberg-de-Bergheim, Alsazia 2019
  • Moët & Chandon,  Collezione Grand Vintage Extra-Brut, Champagne, Champagne 1999

E la Spagna con i migliori 8 vini del 2023

  • Albet I Noya,  El Corral Cremat Brut, Penedès, Penedès 2012
  • Bodegas Y Viñedos Merayo,  Las Tres Filas Mencía, Bierzo 2020
  • Bodegas Ysios,  Finca Lagunazuri, Rioja 2018
  • Harveys,  30 anni, Amontillado, Sherry NV
  • Lustau,  30 anni, Oloroso, Sherry NV
  • Mar de Frades,  Finca Monteveiga Albariño, Rías Baixas 2018
  • Ramón Bilbao,  Lalomba Finca Ladero, Rioja 2018
  • Ramón Do Casar,  Treixadura, Ribeiro 2022

E poi…Argentina

  • Durigutti, Gualtallary,  Pie De Monte Malbec, Tupungato, Mendoza, Argentina 2020
  • Terrazas De Los Andes  , Origen Los Chacayes Malbec, Valle dell’Uco, Mendoza, Argentina 2021

Austria

  • Tschida Angerhof,  Muskat Ottonel, Neusiedlersee, Burgenland 2021

Chile

  • Casa Silva,  Gran Terroir Carménère, Los Lingues, Colchagua 2022

Germania

  • Weingut August Eser,  Hattenheimer Wisselbrunnen Riesling, Grosses Gewächs, Rheingau 2021
  • Weingut Korrell,  Kreuznach Paradies Riesling, Nahe 2021

Grecia

  • Estate Argyros,  Vinsanto Prima Uscita, Santorini, Isole Egee 2015
  • Vini Kyanos,  Orycton, Santorini, Isole Egee 2021

Nuova Zelanda

  • Palliser Estate,  Hua Nui Single Vineyard Pinot Nero, Martinborough, Wairarapa 2021

Portogallo

  • Blandy’s,  Terrantez, Madera 1978
  • Cálem  , Tawny di 40 anni, Port NV
  • Quinta Da Pedra Escrita  , Douro 2020

Serbia

  • Vinarija Vinčić,  Grašac, Fruška Gora, Srem 2020

Sud Africa

  • Iona,  Chardonnay delle Highlands, Elgin 2021
  • Vini Le Riche,  Riserva Cabernet Sauvignon, Stellenbosch 2020

Regno Unito

  • Gusbourne  , Blanc De Blancs, Kent 2018

Stati Uniti

  • Azienda vinicola Archery Summit,  Pinot Nero, Dundee Hills, Oregon 2021


Migliori vini italiani al mondo del 2023 – classifica Mundus Vini

Con l’arrivo della primavera, arriva anche il tempo dei primi attesissimi risultati delle classifiche internazionali, qui parlerò in particolare di quella dedicata ai  migliori vini italiani al mondo 2023 . I giudici del  concorso Mundus Vini , infatti, hanno appena rilasciato i risultati della  classifica ufficiale . Ed è interessante notare come si possa  bere bene senza spendere una fortuna . Inoltre, puoi approfondire l’argomento cliccando sul  Tag concorsi enologici e classifiche  oppure sul link  I più importanti concorsi al mondo .

I 9 migliori vini italiani al mondo 2023

In questo articolo ti propongo i 9 migliori vini italiani che hanno ottenuto il riconoscimento più importante: la medaglia Grand Gold con un punteggio di almeno 95/100. Inoltre, qui trovi gli abbinamenti ideali, il prezzo di ogni etichetta e l’infografica del profilo aromatico.

meditazione.  Prezzo : 43euro.

Il  miglior Brunello di Montalcino  fa parte delle Collezioni Da Vinci I Capolavori e il nome dell’etichetta è San Giovanni Battista annata 2013 prodotto dalle  cantine Leonardo Da VinciAbbinamenti : ottimo se gustato con carni rosse, selvaggina, formaggi stagionati.  Prezzo : 40euro.


Il  miglior vino rosso siciliano  è Syrah Terre di Giumara Terre Siciliane IGP annata 2020 prodotto dalla  cantina Caruso & Minini  (Marsala – Trapani).  Abbinamenti : questo tipo di vino è particolarmente versatile. Si abbina alla perfezione con carne rossa alla brace, in umido o stufata. Ottimo con formaggi stagionati al pepe verde e pecorini. Adatto per antipasti all’italiana con salumi saporiti come il prosciutto stagionato di cinta senese, la soppressata, la coppa o il capocollo.  Prezzo : 10,50 euro.

Migliori vini rossi 2023

Il miglior Amarone della Valpolicella è il Classico Riserva 2015 della cantina Scriani (Fumane – Verona). Abbinamenti: sa esaltare piatti robusti come selvaggina o arrosti, formaggi molto stagionati. Ma è anche un ottimo vino da

Settore agroalimentare italiano: il food & drink Made in Italy vale oggi 208 miliardi di euro, per un totale di 1,2 milioni di imprese, ma con export che incide soltanto per l’11% sul totale delle vendite.

I dati – relativi all’anno 2020 – sono stati pubblicati a giugno 2021 in occasione del Forum Food & Beverage, coordinato da The European House – Ambrosetti, che si è tenuto il 5 e 6 giugno a Bormio. Nel 2020 il settore agroalimentare italiano ha fatturato nel complesso 208 miliardi di euro, generando 64 miliardi di euro di valore aggiunto, con un calo rispetto al 2019 – date le difficoltà legate all’emergenza Covid – del 10,8% nei fatturati e dell’1,8% nel valore aggiunto. Si tratta comunque di un calo relativamente contenuto, se consideriamo – per esempio – che il tessile-fashion (altro settore strategico del Made in Italy) nel 2020 ha perso in valore aggiunto il 23,1%.

Tra i diversi comparti dell’agroalimentare il più penalizzato dal Covid è stato ovviamente l’Horeca (alberghi, bar, ristoranti, pub, ecc.), con una contrazione dei fatturati del 36,5%, mentre la Gdo (supermercati, ipermercati, ecc.) ha segnato una crescita del 2,2%, e i negozi di alimentari hanno tenuto botta e mantengono una quota di mercato ancora oggi significativa, pari al 18,9%. Per quanto riguarda invece l’e-commerce di cibi e bevande, la crescita nel 2020, rispetto al 2019, è del 56%, anche se in Italia si tratta di un canale che per il momento – nonostante le grandi potenzialità – rappresenta soltanto l’1,7% del totale delle vendite di food & beverage.

 

Delle potenzialità enormi, e ancora ampiamente inespresse, ci sono poi – per l’agroalimentare italiano – sul fronte dell’export , che non decolla sia per il forte impatto dell’italian sounding e del falso Made in Italy ( contrasti dalle istituzioni italiane  ma difficile da arginare, con danni per almeno 100 miliardi di euro alle imprese italiane), sia per la ridotta dimensione media delle aziende del settore (nel settore agroalimentare italiano ci sono infatti circa 1,2 milioni di imprese e 1,4 milioni di occupati). 

Nonostante l’Italia sia la patria della buona cucina e dei grandi vini, l’export nel food & drink pesa soltanto per l’11% sul totale delle vendite del settore, percentuale decisamente più bassa rispetto ai nostri principali concorrenti, ovvero la Spagna ( 20%) e la Francia (15%).

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