agroalimentare

July 6, 2023
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Dopo Un Secolo ritorno ad interessarmi di agro alimentare

È certamente la filiera più complessa e più intrigante del sistema produttivo italiano, ma anche un enorme risorsa potenziale per le regioni mediterranee nazionali.

Purtroppo enormemente frammentata a Nord come a Sud; una condizione che impedisce agli operatori a Monte della filiera di avere un ritorno economico adeguato.

Da cosa dipende? Anche se l’ho attraversata tutta conducendo diversi gruppi aziendali dalla produzione al commerciale. Dagli ittici agli agroalimenti propriamente detti. Non ho trovato mai delle soluzioni utili per i comparti omogenei. E me ne rammarico. 

Potrei dire banalmente che c’è TROPPO; troppe aziende frammentate, troppe leggi, troppe associazioni di categorie, troppa politica. 

Troppi interessi diversi accentuatisi quando le Gdo in specia e tutto il sistema della distribuzione sono divenut protagonisti del comparto. 


Potrei dire banalmente che c’è TROPPO; troppe aziende frammentate, troppe leggi, troppe associazioni di categorie, troppa politica e pressoché zero innovazione; ma come dicevo è lungo la catena commerciale che si perdono i profitti un fenomeno accentuatisi quando le Gdo in specie e tutto il sistema della distribuzione sono divenuti protagonisti del comparto. 

Tutto nell’area produttiva sembra rimasto invariato.

Rivedendo i dati di produzione e commerciali dopo qualche decennio, non mi sembra infatti sia cambiato molto, anzi la sensazione è che le produzioni tutte hanno perduto laloro peculiarità, e che si siano appiattite ad un livello di qualità medio basso del mercato agroalimentare nazionale ed europeo .

Ismea ci dice che nel decennio 2012-2022 l’industria alimentare ha mostrato un trend di buona crescita reale, mentre l’agricoltura ha vissuto annate sfavorevoli in successione, soprattutto a causa dell’andamento climatico.

Anche se questo è certamente vero, non mi sembra che le cause della debolezza del sistema siano da addebitare solo al cambiamento climatico.

 

Nel prosieguo affronterò le problematiche che in specie riguardano la Filiera prettamente Agricola ed in particolare quella mediterranea, Dove sono censite; nelle sole Regioni: Sicilia, Calabria,  Puglia e Campania, circa  ii 50%  di   circa  1,6  milioni  di  aziende  agricole nazionali.

Il raffronto fra le produzioni regionali evidenzia poi la fortissima discrepanza fra l’export ed il valore aggiunto fra le aziende ubicate al nord e quelle mediterranee.

Analizzando solo le regioni riportate qui di seguito, ci si rende subito conto di queste ingiustificabili discrepanze sia in termini di export che di valore aggiunto rispetto alle dimensioni delle SAU e del numero delle aziende produttrici coinvolte.

I valori di cui sopra mostrano elle disomogeneità evidenti non solo economiche in assoluto ma anche rispetto alla disparità delle indicazioni geografiche e poi dal differenziale del valore aggiunto prodotto dal segmento Bio;

Percentualmente più elevate nelle regioni del sud, ma che non riescono a spingere sul valore aggiunto in maniera proporzionale.

In particolare se ci soffermiamo ad analizzare il comparto regionale di nostro interesse notiamo che: la   superficie   agricola   utilizzata (SAU)  della  Sicilia,   pari   a  1.438.685  mentre il valore aggiunto supera i 3 miliardi.

L’Emilia Romagna con due terzi della Sau siciliano raggiunge lo stesso valore aggiunto, mentre esporta circa 6 miliardi contro 1, 2 miliardi della Sicilia.

Il Veneto invece con la metà della Sau Siciliano consegue lo stesso valore aggiunto con un export di circa Sette miliardi

Lo stesso discorso vale per la Toscana che con un terzo della Sau consegue i due terzi del VA, ed il doppio dell’export circa.

A cosa possiamo attribuire queste differenze, chiediamo? dal momento che, come vedremo, le tipologie produttive sono pressoché simili, In specie riguardo le produzioni Viticole, Orticole, Frumenti, etc.

Lo stesso discorso vale per la Toscana che con un terzo della Sau consegue i due terzi del VA, ed il doppio dell’export circa.

A cosa possiamo attribuire queste differenze, ci chiediamo? dal momento che, come vedremo, le tipologie produttive sono pressoché simili, In specie riguardo le produzioni Viticole, Orticole, Frumenti, etc.

Tentiamo di evidenziare le differenze confrontando la nostra filiera regionale con altre 2 nazionali che certamente godono di migliore salute E. Romagna e Veneto;

Un valore evidente a prima vista è certamente il numero di Ettari medio lavorato per singola azienda.

La Sicilia mostra una estrema parcellizzazione che certamente incide in tutta la filiera regionale in termini di ricavi.

Altri dati che ci devono far riflettere riguardano la innovazione della filiera

Dove la Sicilia si rappresenta come la Regione a scarsissima innovazione. Un Nocumento che certamente incide notevolmente sui costi di gestione, sulla commercializzazione e sui ricavi del comparto.

Prevalenza di Aziende Familiari

Un altro elemento discriminatne è certamente quello che riguarda La forma giuridica delle imprese regionali. che vede in Sicilia quasi 137 mila aziende a conduzione individuale o familiare e circa 400  fra società di capitali e cooperative. Resta alta l’età media dei titolari d’azienda agricola: il 35 per cento ha tra i 60 e i 74 anni, il 28 per cento tra i 45 e i 59 anni, il 13 per cento tra i 30 e i 44 e solo il 2 per cento ha meno di 29 anni. Meno di 49 mila aziende, sulle 142 mila siciliane, hanno un patron di genere femminile e in questi casi l’età prevalente va dai 60 ai 74 anni (17.200 imprese. Meno di 900 le giovani donne, con meno di 29 anni, alla guida di aziende agricole siciliane.

Informatizzazione pressoché assente

Mentre negli ultimi anni, la informatizzazione si è estesa, quasi triplicata in tutte le regioni italiane In Sicilia il livello di informatizzazione resta marginale…Solo il 7% circa del totale regionale utilizza attrezzature informatiche o digitali. Un valore assai lontano media nazionale più che doppia.

Sono 10.702 le aziende siciliane che usano computer o altre attrezzature informatiche o digitali, il 7,5 per cento del totale. Un dato in linea con la media del Mezzogiorno (7,7 per cento) ma ben distante dalla media nazionale più che doppia, al 15,8 per cento.

Quasi tutte le aziende informatizzate siciliane (10.463) ha meno di 10 dipendenti. Per Istat, la digitalizzazione delle aziende agricole è strettamente legata al profilo del capo azienda, al genere (l’informatizzazione è più diffusa con i capi-azienda uomini) e migliora se al vertice si trovano giovani e specializzati in materie agrarie. Il 5,7 per cento delle aziende agricole siciliane, infine, è classificata come “innovatrice” (la media nazionale supera l’11 per cento), per aver fatto investimenti innovativi nell’agricoltura di precisione, ricerca e sviluppo, acquisizione di macchinari, attrezzature, hardware e software tecnologicamente avanzati o altre tecnologie.

Innovazione

Lo stesso possiamo dire riguardo all’innovazione Appena il 6% circa delle aziende agricole regionali, è classificata come “innovatrice” (la media nazionale supera l’11 per cento) Nel senso che ha operato investimenti rilevanti per innovare le colture, i metodi di produzione, le varietà. Ancora meno riguardo l’utilizzo di macchinari innovativi tecnologicamente alla pari con il resto delle produzion1 nazionali ed europee.

 

Nel prosieguo del prossimo Blog analizzeremo in progressione:

  1. Diversificazione
  2. Efficienza
  3. Formazione
  4. Mercato
  5. Canali commerciali innovativi

PIGIANDO SUI LINK SOTTO vi conduciamo alle singole Filiere

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