Accordi 1991

January 19, 2023
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La “promessa tradita” della NATO alla Russia. Dal mito alla realtà

Eltsin, Clinton, Nato

«La NATO è il meccanismo per garantire la presenza degli Stati Uniti in Europa. Se la NATO viene liquidata, non ci sarà tale meccanismo in Europa. Comprendiamo che non solo per l’Unione Sovietica ma anche per altri Paesi europei è importante avere garanzie che se gli Stati Uniti mantengono la loro presenza in Germania nel quadro della NATO, l’attuale giurisdizione militare della NATO non avanzerà di un pollice verso est».

Questo passaggio del discorso del segretario di Stato americano James Baker, tenuto durante un incontro con Mikhail Gorbachev nel febbraio 1990, è all’origine del mito della “promessa tradita” della NATO nei confronti della Russia, di cui tanto si è parlato sia nei mesi immediatamente precedenti che in quelli successivi al 24 febbraio. Nel tempo il mito della broken promise è divenuto uno dei pilastri polemici del Cremlino nei confronti delle potenze occidentali. È stato usato, infatti, dal presidente russo come cornice generale all’interno della quale iscrivere le mosse compiute in Georgia nel 2008 e in Crimea nel 2014 nonché la guerra in corso contro l’Ucraina. Non a caso, Vladimir Putin lo aveva citato anche lo scorso 23 dicembre nella tradizionale conferenza stampa di fine anno: «ricordiamo come negli anni Novanta ci avete promesso che [la Nato] non si sarebbe spostata di un pollice a est». 

Nel settembre 1993, il presidente russo Boris Eltsin scrisse una lunga lettera al presidente americano Bill Clinton. “Caro Bill”, E poi Eltsin si lasciò andare.

Naturalmente, ha notato Eltsin, ogni paese può decidere da solo di quale alleanza vorrebbe far parte. Ma l’opinione pubblica russa, ha continuato, vede l’espansione orientale della NATO come “una sorta di neo-isolamento” della Russia, un fattore, ha insistito, che deve essere preso in considerazione.

Eltsin ha anche fatto un riferimento al trattato Due più Quattro relativo alla riunificazione della Germania nel 1990. “Lo spirito del trattato”, ha scritto, “preclude l’opzione di espandere la zona NATO all’est”. Quella lettera ha segnato la prima volta che la Russia ha accusato l’Occidente di non aver mantenuto la parola data.

SUBITO DOPO la NATO ha accettato 14 paesi dell’Europa orientale e sud-orientale nell’alleanza. E il Cremlino si è lamentato di essere stato ingannato ad ogni passo. Proprio di recente, l’attuale presidente russo Vladimir Putin si è lamentato: “Ci avete imbrogliato senza vergogna”.

Una questione Estremamente Controversa

Fortunatamente, ci sono molti documenti disponibili dai vari paesi che hanno preso parte ai colloqui, tra cui promemoria di conversazioni, trascrizioni di negoziati e rapporti. Secondo questi documenti, gli Stati Uniti, il Regno Unito e la Germania segnalarono al Cremlino che un’adesione alla NATO di paesi come Polonia, Ungheria e Repubblica Ceca era fuori questione.

E nonostante il fatto che gli americani respinsero l’accusa, non è mai stata trovata una risoluzione al conflitto – una situazione che ha avuto conseguenze di vasta portata fino ai giorni nostri. Non c’è essenzialmente nessun’altra questione storica che ha avvelenato le relazioni tra Mosca e l’Occidente tanto negli ultimi tre decenni quanto il disaccordo su ciò che, precisamente, è stato concordato nel 1990. “Ci avete imbrogliato spudoratamente”

Negli anni da quando Eltsin ha inviato la sua lettera, la NATO ha accettato 14 paesi dell’Europa orientale e sud-orientale nell’alleanza. E il Cremlino si è lamentato di essere stato ingannato ad ogni passo. Proprio di recente, l’attuale presidente russo Vladimir Putin si è lamentato: “Ci avete imbrogliato senza vergogna

”. Il centro dell’ira del Cremlino non è più esclusivamente sull’accordo Due più Quattro, ma essenzialmente su tutti gli accordi negoziati dalla caduta del muro di Berlino. “Ci avete promesso negli anni ’90 che (la NATO) non si sarebbe mossa di un centimetro verso est”, ha detto Putin a fine gennaio. E sta usando quella storia per giustificare le sue attuali richieste di garanzie scritte che l’Ucraina non sarà mai accettata nell’alleanza occidentale.

Ma non è tutto. Alla fine di gennaio, il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov ha scritto una lettera aperta alle sue controparti occidentali in cui ha citato ulteriori intese. In particolare, si è concentrato sulla Carta per la sicurezza europea, radicata negli accordi raggiunti nel 1990. Est e Ovest avevano concordato all’epoca che ogni paese ha il diritto di scegliere liberamente l’alleanza di cui vuole far parte, sottolineando anche “l’indivisibilità della sicurezza”.

Più tardi, questo è diventato “l’obbligo di ogni Stato di non rafforzare la propria sicurezza a spese della sicurezza di altri Stati”, come Lavrov menziona esplicitamente nella sua lettera. Quindi, ha ragione Putin nel sentire che la Russia è stata ingannata dall’espansione verso est della NATO?

VERBALE SCOMPARSO 1991

Dunque, tutte panzane di un senescente vecchietto e/o propaganda del Cremlino? Sembra di no. Poiché il diavolo fa le pentole ma non i coperchi, qualcosa rimane sempre negli archivi ed ecco che, nel numero in edicola, l’autorevole settimanale tedesco Der Spiegel pubblica un documento quantomeno imbarazzante.

Si tratta del verbale – rinvenuto nei British National Archives dal politologo americano Joshua Shifrinson – della riunione dei Direttori politici dei ministeri degli Esteri di Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia e Germania, tenutasi a Bonn, il 6 marzo 1991. Il tema del colloquio era la sicurezza nell’Europa centrale e orientale e i rapporti con la Russia vinta, avvilita ma ancora capace, secondo i convenuti, di una forte reazione se si fosse attentato alla sua sicurezza, senza tentare di stipulare con essa un duraturo patto di amicizia e collaborazione economica e politica.

Davanti all’ipotesi di una richiesta di alcuni Paesi del blocco ex sovietico (Polonia in primis) di entrare a far parte della Nato, inglesi, americani, tedeschi e francesi furono concordi nel ritenerle semplicemente “inaccettabili”. A nome di Berlino, Jurgen Hrobog, affermò: “Abbiamo chiarito durante il ‘negoziato 2 più 4’ sulla riunificazione della Germania, con la partecipazione della Repubblica federale di Germania, della Repubblica democratica tedesca, di Stati Uniti, Unione Sovietica, Gran Bretagna e Francia, che non intendiamo far avanzare l’Alleanza atlantica oltre l’Oder. E pertanto, non possiamo concedere alla Polonia o ad altre Nazioni dell’Europa centrale e orientale la possibilità di aderirvi”». Secondo Hrobog, questa posizione era stata concordata con il Cancelliere federale Helmut Kohl e il ministro degli Esteri, Hans-Dietrich Genscher.

Come riporta Der Spiegel, in quella stessa occasione, il rappresentante degli Stati Uniti, Raymond Seitz, dichiarò: “Abbiamo ufficialmente promesso all’Unione Sovietica – nei ‘colloqui 2 più 4’, così come in altri contatti bilaterali intercorsi tra Washington e Mosca – che non intendiamo sfruttare, sul piano strategico, il ritiro delle truppe sovietiche dall’ Europa centro-orientale e che l’Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord non dovrà espandersi al di là dei confini della nuova Germania né formalmente né informalmente”. Insomma, l’accordo c’era ed era condiviso dai principali soci dell’Alleanza atlantica. Poi “qualcuno” ha deciso che era meglio dimenticare ogni promessa per inghiottire negli anni l’intera Europa orientale, poi i Paesi baltici e, in prospettiva, l’Ucraina. I risultati sono sotto gli occhi del mondo.

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