AZOV NAZI

September 19, 2023
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La cancellazione della memoria,

Le accuse di nazismo, i simboli, la crescita di consenso : cosa è davvero il Battaglione Azov


Secondo The Nation, la differenza sostanziale sarebbe che l’Ucraina «è l’unica nazione al mondo che ha un gruppo nazista all’interno delle proprie forze armate» 

Il Battaglione Azov ha rappresentato una delle milizie che più ha fatto discutere, non solo nella guerra scoppiata nel 2022 ma anche in quella del 2014. È stato proprio in quell’occasione che nella zona di Mariupol un gruppo di volontari ha creato il battaglione, guidato inizialmente da Andriy Biletsky.

Sulla milizia però sono piombate gravi accuse. A partire dall’ideologia ultranazionalista e neonazista propagandata da molti dei suoi aderenti. Anche se è soltanto nel 2022 che la Russia ha riconosciuto ufficialmente Azov come un gruppo terroristico,

Mosca ha sempre presentato il gruppo come emblema del dilagare della russofobia e dell’estremismo in Ucraina. In occidente non sono mancate critiche al battaglione, Kiev tuttavia non lo ha mai disarmato: troppo utili i volontari per dar manforte a un mal equipaggiato esercito che nel 2014 a stento riusciva a contenere i ribelli separatisti di Donetsk.

I rapporti con l’estrema destra

Nel 2017 il vecchio Battaglione Azov è stato inquadrato all’interno dell’esercito ucraino, pur mantenendo una propria autonomia operativa. Un modo per controllare più da vicino i suoi membri, accusati anche da Kiev di posizioni estremiste. Così come sottolineato dal Washington Post, anche gli Usa hanno escluso qualsiasi fornitura di armi all’Azov. Ma dall’interno del costituendo reggimento, hanno assicurato che ora il discorso ideologico appare meno presente. Sarà Vero?

L’ampio consenso che i paramilitari di estrema destra stanno raccogliendo è l’ennesimo errore di lettura che porterà allo sdoganamento di forze reazionarie. In Italia ne sappiamo qualcosa.


Per questo è utile ricordare chi sono veramente i “ragazzi” di Azov.

“Questo è il fiore del partigiano, morto per la libertà” recita Bella Ciao, canzone della resistenza italiana conosciuta in tutto il mondo e tradotta in oltre 40 lingue, anche in ucraino. A inizio marzo la cantante Khrystyna Soloviy ha riadattato il testo contro l’invasore russo e l’ha fatta diventare una delle canzoni della resistenza ucraina. Il testo recita: “Uccideremo i boia maledetti senza pietà (…) nella Difesa territoriale ci sono dei ragazzi migliori, nelle nostre forze armate combattono veri eroi”.


Scorrendo la bacheca di Khrystyna Soloviy (Cantante Televisione Ucraina) esattamente sotto al post in cui lancia la rivisitazione di Bella Ciao, c’è una foto dei suoi anfibi in cui spicca la scritta “Батько нaш Банде́ра” che tradotto significa “Nostro padre Bandera”. Il riferimento è a Stepan Bandera, il capo dei nazionalisti ucraini durante la Seconda guerra mondiale che giurò fedeltà a Hitler e che oggi continua a essere ricordato in Ucraina nei settori di estrema destra e nazionalisti, che nel 2012 con la formazione Svoboda hanno raggiunto il 10% dell’elettorato e che hanno cavalcato il movimento di Piazza Maidan del 2014, entrando a far parte del governo provvisorio. Una parabola poi discendente: Poroschenko li caccia rapidamente dal governo e alle elezioni del 2019 ottengono poco più del 2% dei voti.

Dell’estrema destra ucraina fanno parte anche Pravy Sector e il Corpo Nazionale, gruppo politico legato al Battaglione Azov: entrambi si rifanno al nazismo e dopo aver partecipato alle manifestazioni del 2014, hanno perso parte del consenso elettorale ma si sono rafforzati su quello militare, combattendo in Donbass contro i separatisti filorussi acquistando prestigio militare, tanto che nel gennaio 2015 il Battaglione Azov viene integrato alla Guardia Nazionale Ucraina.

Chi era Stepan Bandera, l’”eroe nazionale” e “criminale di guerra”: l’icona neonazista ucraina

Eroe nazionale e collaborazionista dei nazisti, partigiano e sterminatore di polacchi ed ebrei, patriota della Seconda Guerra Mondiale e detenuto in un campo di concentramento. È la figura più controversa della storia recente dell’Ucraina, come si legge sull’Osservatorio Balcani Caucaso. Per l’evocazione della sua figura sia nelle rivolte di Euromaidan nel 2014, sia per l’apologia delle milizie estremiste e anti-russe, sia per gli intenti di “denazificazione” espressi da Vladimir Putin nel lanciare la sua “operazione speciale” sull’Ucraina.

Cresciuto in un clima di patriottismo, fu condannato a morte per aver organizzato l’omicidio del ministro dell’Interno polacco Bronislaw Pieracki. La pena fu commutata in ergastolo e nel 1939 venne liberato, non è chiaro da chi. Si spostò a Cracovia ed entrè in contatto con i leader dell’Organizzazione dei Nazionalisti Ucraini (OUN). Dopo gli attriti con Andriy Melnik formò la fazione rivoluzionaria OUN-B.

Fino a poco tempo fa invece il Battaglione Azov era collegato alle inchieste giornalistiche e giudiziarie sul suprematismo bianco e all’antisemitismo: nell’autunno 2019 in Campania sono stati arrestati alcuni membri di un’associazione spirituale che secondo gli inquirenti funzionava da base per il reclutamento e l’addestramento paramilitare di singoli militanti, spesso fuoriusciti dalle organizzazioni neofasciste italiane.

Secondo le indagini c’è un filo che collega questa attività al Battaglione Azov e alle altre organizzazioni neonaziste e suprematiste internazionali. Sempre nel 2019 negli Stati Uniti c’è stata la richiesta da parte di alcuni deputati del Congresso di Washington di inserire i Azov nella lista delle organizzazioni terroristiche, anche per i rapporti con i suprematisti d’oltreoceano che spesso si sono arruolati nelle sue fila.

Secondo il giornale “Politico” Kolomoyskyi avrebbe finanziato il battaglione Dnepr con 10 milioni di euro, costituendo di fatto un suo esercito privato che ha respinto le truppe separatiste, mantenendo la regione in pace. “Mentre il Donbass brucia, la nostra città è tranquilla come un cimitero.

Aldar, uno dei battaglioni che il magnate ucraino avrebbe sostenuto dal 2014, si è reso protagonista di una serie di violazioni dei diritti umani denunciati da un rapporto di Amnesty International. “Sono stati coinvolti in abusi diffusi, inclusi rapimenti, detenzioni illegali, maltrattamenti, furti, estorsioni e possibili esecuzioni” accusa l’organizzazione umanitaria mentre una donna di Donetsk ha raccontato a Newsweek di aver ricevuto la testa di suo figlio, combattente filo-russo, in una scatola di legno.

Cosa ci dicono quei tatuaggi nazisti del battaglione Azov

Abbiamo visto in televisione svastiche, rune, croci celtiche, ritratti di Hitler tatuati sui corpi degli uomini del battaglione Azov.

I tatuaggi nazisti

Svastiche e effige di Stepan Bandera

Tra le immagini che comparivano sulla pelle degli uomini di Azov c’era anche l’effigie di Stepan Bandera. Come abbiamo viso sopra l’ultranazionalista ucraino che schierò il suo esercito indipendentista a fianco dei tedeschi quando questi invasero l’Unione Sovietica. Voleva la libertà del suo popolo , ma lo asservì al Terzo Reich di Hitler e le SS ucraine furono spietate quanto quelle austriache e tedesche nel dare la morte agli ebrei.

Bandera è stato “riabilitato” nel 2010 dal presidente Viktor Yuščenko nonostante le dure proteste delle comunità ebraiche e di Israele, la sua immagine è ricomparsa sulle piazze durante la rivolta di Euromaidan e da allora è molto presente, con statue e strade intitolate, soprattutto nell’Ucraina occidentale.

Segna una continuità ideale che esiste anch’essa, come i tatuaggi degli uomini riemersi dalle tenebre del sottosuolo di Mariupol.

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