Palestina Storia

September 8, 2023
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Il Professore Barbero

Spiega Con Autorevolezza.

La Veria Storia di Israele

Palestina, Basilica Santo Sepolcro

Una tragedia Infinita

Le recenti vicende di Gaza hanno riacceso i riflettori sul conflitto israelo-palestinese. Il conflitto, iniziato da almeno un secolo, è raccontato in maniera molto diversa dalle due parti in causa. Proviamo a ricostruirne la storia in maniera imparziale.

Per spiegare in progressione l’avvicendarsi degli avvenimenti. E’ indispensabile avere contezza della progressione storica dei fatti che si succedono sul terreno,

Con la Caduta dell’impero Ottomano 1918-1922 Si avviano, i Mandati dati dall’Onu conseguente alla Prima Guerra mondiale.  Con la dominazione dei paesi Arabi da parte si Francia ed Inghilterra. Successivamente comincia   la strutturazione dei Mandati.  Disegnati Sulla Carta.

 In particolare l’Inghilterra diviene Mandataria in Palestina.

Mentre da una parte l’Inghilterra promette la creazione di uno stato arabo unito che comprendesse una vasta area del Medio Oriente arabo in cambio del sostegno arabo degli inglesi durante la guerra. Dall’altra , 

La Dichiarazione Balfour del 1917
incoraggiava le ambizioni ebraiche
per una casa nazionale.

«Il governo di Sua Maestà vede con benevolenza l'istituzione in Palestina di una National Home per il popolo ebraico e farà del suo meglio perché tale fine possa essere raggiunto, rimanendo chiaro che niente deve essere fatto che possa pregiudicare i diritti civili e religiosi delle comunità non ebraiche esistenti in Palestina.» (Lord Arthur J. Balfour, 1917)
Dopo Balfour Tutto Cambia, in particolare l’area Palestinese viene ridotta del 77%

Dal 1922 col Mandato Inglese si assiste ad un fortissimo incremento della immigrazione.

 Il risultato fu quello di portare la popolazione ebraica in Palestina dalle 83.000 unità del 1915, alle 84.000 unità del 1922 (a fronte dei 590.000 arabi musulmani e 71.000 arabi cristiani),

alle 175.138 del 1931 (contro i 761.922 arabi musulmani e i quasi 90.000 arabi cristiani), alle 360.000 unità della fine degli anni trenta, ai 905.000 del 1947, dopo la fine della seconda guerra mondiale.

La forte immigrazione, in una terra dalle risorse limitate, unita ad un incremento della disoccupazione tra la popolazione araba (dovuto – secondo fonti arabe ) 

principalmente alle politiche di assegnazione di numerose terre fertili ai coloni ebrei, spesso effettuata con vincoli che non permettevano l’ulteriore affitto o anche la semplice lavorazione da parte di non-ebrei),

portarono a numerosi scontri tra la maggioranza araba e i coloni, scontri che colpirono anche insediamenti ebraici preesistenti rispetto all’ondata migratoria di quegli anni.

Ma è fra il 1942 ed il 1947 che tutto cambia in Palestina. In Specie

La situazione precipitò nuovamente a metà degli anni 1930, con una rivolta di sei mesi indetto dai Palestinesi che chiedeva la fine  dell’immigrazione ebraica, con la conseguenza di  tre anni di guerra civile, conosciuta col nome di grande rivolta araba.

 

Alla fine della rivolta, nel marzo del 1939, i caduti arabi assommavano a 5.000, quelli ebraici a 400 e quelli britannici a 200; più di 120 arabi furono condannati a morte e circa 40 impiccati e i principali capi arabi furono arrestati o espulsi.

 

Arrivano i primi SIONISTI. Il primo gruppo era nato negli anni venti (per proteggere gli insediamenti dei coloni), che col tempo si erano organizzati in strutture militari, come l’Haganah e il Palmach, e paramilitari, quali l’Irgun e la “Banda Stern

alcuni dei quali agli scopi originali avevano affiancato il sostegno dell’immigrazione clandestina e anche gli attacchi diretti contro la popolazione araba e i diplomatici britannici; in particolare, l’Irgun sferrò una serie di attacchi causando diverse centinaia di morti tra la popolazione.

Con la Seconda Guerra Mondiale la situazione precipita per i Palestinesi Nativi.

L’Olocausto diede la Spinta determinante.

Le dispute vengono sottoposte dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, che il 13 maggio 1947 costituisce un “Comitato speciale per la Palestina” (UNSCOP, United Nations Special Committee on Palestine) dedicato  Il 30 Novembre 1947  Votano, la spartizione della Palestina in due stati, uno arabo e uno ebraico, il controllo dell’ONU su Gerusalemme.

Mentre Quasi tutti gli israeliani accettarono la spartizione il Gruppo Sionista terrorista STERN, rifiutò.

Contrari alla presenza di uno Stato arabo in quella che era considerata “la Grande Israele” e al controllo internazionale di Gerusalemme

Le Tavole che seguono Mostra lo stato dei luoghi, e Le proprietà rispettive Palestinesi e Israeliane

Il 15 maggio 1948, alla vigilia della fine del mandato, il Consiglio Nazionale Sionista, riunito a Tel Aviv, dichiarò costituito nella terra storica di Israele lo Stato ebraico, col nome di Medinat Yisrael.[8] Gli arabi palestinesi non proclamarono il proprio Stato e gli Stati arabi iniziarono ufficialmente le ostilità contro Israele.[9]

La Shoah, la fondazione di Israele e l’esodo palestinese

Durante la Seconda guerra mondiale, i nazisti e i loro alleati massacrarono sei milioni di ebrei europei.

Tra i sopravvissuti il sionismo guadagnò molti consensi, perché si diffuse in misura sempre maggiore la convinzione che l’unico posto dove gli ebrei potevano vivere serenamente era uno Stato ebraico.
In Palestina il conflitto divenne più aspro, con continui scontri tra le milizie arabe ed ebraiche, e gli arabi rifiutarono un piano di spartizione del Paese proposto dalla Nazioni Unite.
Nel maggio del 1948 il Regno Unito ritirò le sue truppe, non essendo più in grado di controllare il territorio, e il leader della comunità ebraica, David Ben Gurion, proclamò la nascita dello Stato di Israele.

Il conflitto tra le forze israeliane e le milizie arabe si trasformò in una vera e propria guerra,

perché i Paesi arabi circostanti (Egitto, Siria, Giordania e Iraq) inviarono dei contingenti militari ad attaccare lo Stato ebraico.

Le forze israeliane respinsero l’attacco e conquistarono un ampio territorio, ma non occuparono l’intera città di Gerusalemme, che era particolarmente ambita per il suo valore storico-religioso. La parte orientale della città restò sotto il controllo della Giordania.
Per la popolazione araba, l’esito della guerra fu disastroso: circa 700.000 persone furono costrette a lasciare la loro terra e a trasferirsi in campi profughi allestiti nei Paesi vicini, dove tuttora vivono i loro discendenti.

L’evento è noto tra i palestinesi come Nakba (catastrofe).

Come potete vedere giù Nel Link Dedicato

Da questo Momento ai Nostri giorni, in progressione,

Lo stato di Sion – Israele si impossessa di tutto quanto è utile in Palestina per i suoi interessi.

E da questo momento che La Palestina si chiamerà

STATO DI ISRAELE

Le guerre arabo-israeliane e la rinascita palestinese

 

Dopo il conflitto del 1948 scoppiarono nuove guerre tra Israele e gli Stati arabi.

 La più importante, conosciuta come Guerra dei sei giorni, ebbe luogo nel 1967. Israele sconfisse l’Egitto, la Siria e la Giordania, occupando una parte dei loro territori: Gerusalemme Est e la Cisgiordania (cioè il territorio a ovest del fiume Giordano, noto anche come West Bank), appartenenti ala Giordania;

la Striscia di Gaza e la Penisola del Sinai, facenti parte dell’Egitto; il Golan, appartenente al Libano. 

Pochi anni dopo, nei territori occupati iniziò la costruzione di insediamenti israeliani, che nel corso degli anni sono diventati sempre più numerosi

Dopo la Guerra dei sei giorni il conflitto israelo-palestinese assunse una nuova forma. La popolazione palestinese perse fiducia negli Stati arabi e si propose di condurre in prima persona la lotta contro gli israeliani, sotto la guida dell’Organizzazione per la liberazione della Palestina e del suo leader Yasser Arafat. Inoltre, tra la fine degli anni ’70 e gli anni ‘80 cambiò nuo vamente lo scenario internazionale. L’Egitto firmò un accordo di pace con Israele, riottenendo il Sinai, e rinunciò definitivamente alla Striscia di Gaza. Nel 1988, il governo giordano rinunciò alla Cisgiordania, auspicando che potesse diventare sede di uno Stato palestinese se Israele si fosse ritirato. Da allora, Cisgiordania e Gaza sono considerati territori palestinesi.

Il fallimento del processo di pace

Grazie a questi cambiamenti, negli anni ’90 iniziò un promettente processo di pace. Nel 1993 Arafat e il premier israeliano Yitzhak Rabin sottoscrissero un accordo con il quale Israele e l’Olp si riconoscevano reciprocamente.
Lo Stato Israeliano , inoltre, cedette alla sua controparte il controllo di alcuni settori della Cisgiordania e della Striscia di Gaza,
con l’obiettivo di giungere alla creazione di uno Stato palestinese.

Accordo Cominciato bene, Ma Fallito

L’accordo, però, non affrontava le questioni più spinose, tra le quali lo status di Gerusalemme, che entrambi rivendicano come capitale;

gli insediamenti israeliani in Cisgiordania, dei quali i palestinesi chiedono la rimozione; il ritorno in Israele dei profughi palestinesi espulsi nel 1948.

Non a caso, il processo di pace è fallito e lo Stato palestinese non è stato costituito, sebbene sia stata fondata un’Autorità Nazionale Palestinese per amministrare i territori ceduti da Israele.

Il conflitto ha assunto la forma di una guerra asimmetrica, combattuta tra un esercito regolare da una parte e milizie armate dall’altra.

 

La pace appare quanto mai lontana.

Evoluzione Delle Trattative Mai finite

Considerazioni

Se la penisola del Sinai fu restituita da Israele all’Egitto nel 1981, dopo una serie di accordi che costarono la vita all’allora presidente egiziano Anwar el-Sadat, il problema dei rifugiati palestinesi continuò a essere una delle principali questioni in sospeso.

Milioni di essi si trovavano in campi profughi in diverse nazioni limitrofe, aspettando una soluzione immersi nella miseria.

 

Per vent’anni Israele considerò la popolazione palestinese sotto il suo controllo come in larga parte addomesticata, al punto da continuare con le espansioni coloniali e le espropriazioni in Cisgiordania.

I palestinesi furono a lungo usati anche come forza lavoro economica all’interno di Israele. Quest’illusione andò in frantumi nel dicembre 1987, quando i giovani palestinesi scesero in strada per ribellarsi contro l’esercito israeliano.

La rivolta, che prese il nome di intifada, fu caratterizzata da arresti di massa, una punizione durissima da parte di Israele e centinaia di palestinesi processati e uccisi come spie dall’Olp.

 Nel 1993, iniziarono colloqui segreti tra Israele e l’Olp, portando agli Accordi di Oslo, che istituirono l’Autorità nazionale palestinese e l’autogoverno in alcune parti della Cisgiordania e della Striscia di Gaza.

Alcuni palestinesi di spicco li considerarono come una forma di resa, mentre gli israeliani di estrema destra si opposero alla cessione di insediamenti o territori.

Tra gli israeliani, l’opposizione politica a Oslo fu guidata dai futuri primi ministri 

Ariel Sharon e Benjamin Netanyahu,

che presero parte a comizi in cui l’allora presidente israeliano

  Yitzhak Rabin

che veniva ritratto come un nazista.

La vedova di Rabin incolpò i due uomini per l’assassinio di suo marito, perpetrato da un estremista nazionalista israeliano nel 1995.

Verso l’abisso

Le trattative di pace vacillarono e il fallimento dei colloqui di Camp David, un vertice Medio Oriente tra il presidente degli Stati Uniti Bill Clinton, il primo ministro israeliano Ehub Barak e Arafat nel 2000 contribuì alla seconda intifada caratterizzata, a differenza della prima, da diversi attentati suicidi da parte dei palestinesi. 

Quando nel 2005 il premier Sharon acconsentì di smantellare numerosi insediamenti ebraici in Palestina,

Arafat era ormai morto (dopo due anni trascorso in un bunker) insieme a oltre 3mila palestinesi e circa mille israeliani. 

L’odio tra le due parti si era fatto insanabile, e la costruzione di un intricato sistema di muri nella West Bank non aiutò.

E Gaza?

Nel 2006 il partito islamista radicale Hamas, dopo una lunga guerra civile con l’Olp vinse le elezioni, e per i palestinesi della Striscia la situazione si complicò.

Israele decretò un embargo totale dell’enclave – con controllo continuo dello spazio aereo e delle acque territoriali – e l’economia palestinese sprofondò.

Se Netanyahu avesse agito secondo i test di gestione che si era prefissato in passato, avrebbe affrontato la giustizia, si sarebbe dimesso e sarebbe tornato a casa, scrive Gidi Weitz.
 
 
Redattore capo del Giornale Israeliano HAARETZ
 

Netanyahu IL SIONISTA

Netanyahu, il primo ministro israeliano più longevo, si è detto più volte contrario a uno Stato palestinese e vari membri del suo governo sostengono apertamente l’annessione di tutta o parte della Cisgiordania.

Gruppi per i diritti umani israeliani e stranieri hanno parlato di una situazione, nei territori occupati, assimilabile all’apartheid nei territori occupati.

Tutto il resto è cronaca.

¿Perché Hamas ha attaccato Israele?

IPOTESI DIVERSE

Questa è la più grande offensiva contro Israele in decenni in cui un popolo nel suo insieme è stato incolpato senza differenziare del gruppo armato.

Per capire, La Palestina è divisa in due. Cisgiordania e Gaza. Cisgiordania è governato dal Autorità nazionale palestinese, un’organizzazione politica palestinese mentre Gaza è governato da Hamas, un’organizzazione palestinese che si dichiara nazionalista, jihadista e islamista.

Questo ha un ramo politico e militare e alcuni paesi lo considerano un terrorista.

Il peso dell’attacco palestinese a Israele è stato portato dalle brigate di Ezzeldin Al-Qassam, che sono il braccio armato di Hamas

1) Un patto deliberato

Dietro i motivi storici vi è anche l’annuncio di un accordo tra Israele e Arabia Saudita secondo cui entrambi i paesi si sono impegnati normalizzare le loro relazioni e in cui altri paesi arabi sono stati incoraggiati a fare lo stesso.

 L’offensiva non era  improvvisata. Un  attacco di queste caratteristiche, non è qualcosa che è pianificato dall’oggi al domani, ma ha dovuto portare mesi di preparazione. Così, Hamas vuole silurare questo accordo causando una situazione al limite. Se fosse così la data dell’attacco non è stata scelta a caso. L’attacco è coinciso con il Sabbat e la fine del Festa ebraica di Sukkot. Anche il giorno dell’attacco ha coinciso con il 50 ° anniversario della guerra di Yom Kippur. 

L’attacco a terra è stato preceduto da migliaia di razzi  in quasi tutte le principali città di Israele. Dopo l’attentato,  sono entrati in diverse città israeliane, attaccando obiettivi militari come civili.

Oltre a una serie di vittime da determinare, i palestinesi hanno controllato, almeno temporaneamente, diverse località ed hanno preso diverse decine civili e militari come ostaggi.

Per ora, il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha parlato alla nazione allerta ai cittadini quello Israele è in guerra. Hanno messo in atto il « Operazione Iron Swords » costituito da una serie di bombardamenti dall’aviazione israeliana nella Striscia di Gaza.

Questa operazione sarà preceduto di a offensivo di terra contro le posizioni di Hamas all’interno della stessa Striscia di Gaza.

In situazioni come questa, Israele ha progettato un sistema in cui può mobilitare la maggior parte dei suoi riservisti nel giro di pochi giorni, ma molti si chiedono come è passato inosservato da uno dei principali servizi di intelligence del mondo questo evento.

Ricordiamo che nel marzo dello stesso anno, Netanyahu, 61 voti a favore e 47 contro una regola che impedisce alla Corte Suprema costringere un primo ministro a prendere una iniziativa « » o costringerlo a dimettersi a causa di un conflitto di interessi. Ecco perché molti giornali sottolineano  che non ha dovuto dimettersi mentre lo giudicavano corruzione. Il parlamento israeliano approvato di incolpare il ministro di questo «disastro».

 

Le 20 Domande a cui non sa rispondere il capo del Governo Israeliano 𝐍𝐞𝐭𝐚𝐧𝐲𝐚𝐡𝐮. Al GIORNALE ISRAELIANO HAARETZ

𝟐𝟎𝟎𝟏 𝐀𝐬𝐜𝐨𝐥𝐭𝐚𝐭𝐞 𝐥𝐞 𝐫𝐢𝐟𝐥𝐞𝐬𝐬𝐢𝐨𝐧𝐢 𝐝𝐢 𝐁𝐞𝐧𝐣𝐚𝐦𝐢𝐧 𝐍𝐞𝐭𝐚𝐧𝐲𝐚𝐡𝐮. Capo Governo di 𝐈𝐒𝐑𝐀𝐄𝐋𝐄. 𝐁𝐞𝐧𝐣𝐚𝐦𝐢𝐧 𝐍𝐞𝐭𝐚𝐧𝐲𝐚𝐡𝐮 𝐧𝐞𝐥 𝟐𝟎𝟎𝟏 𝐈𝐍𝐓𝐄𝐑𝐕𝐈𝐒𝐓𝐀 "La cosa principale è, prima di tutto, colpirli non una, ma più volte, così dolorosamente che il prezzo che pagheranno sarà insopportabile. Finora, il prezzo da pagare non è insopportabile. Voglio dire, un attacco su larga scala nell'Autorità Palestinese fa temere loro che tutto stia per crollare. La paura è ciò che li porterà ad arrendersi " "Aspetta, ma poi ancora" il mondo "dirà che siamo aggressori". "Possono dire quello che vogliono". "Non hai paura di quello che diranno, Bibi?" "No, soprattutto oggi con gli Stati Uniti. So come sono gli Stati Uniti. L'America è qualcosa che puoi facilmente manovrare e muovere nella giusta direzione. E anche se dicono qualcosa e allora? L'80% degli americani ci sostiene! È assurdo. Abbiamo tale supporto lì e qui stiamo pensando a cosa dovremmo fare "se". Dobbiamo lavorare in questa direzione

Perche da sempre io DISTINGUO EBRAISMO da SIONISMO ascoltate ci sono i sottotitoli. Poi riflettete

Due possibili fronti aperti Ma i problemi di Israele non finiscono nella Striscia di Gaza. A nord di Israele, è Hezbollah. Una milizia che nonostante lo sia sciita e molto vicino all'Iran, è un alleato di Hamas, ma « il nemico del mio nemico potrebbe essere mio amico ».
Hezbollah minaccia anche di intraprendere azioni militari contro Israele, il che significherebbe che Israele dovrebbe difendere o attaccare due fronti contemporaneamente. Una delle chiavi sarà vedere se Hezbollah si coinvolge nel conflitto o se, al contrario, è contento di essere una semplice minaccia..

Il mondo è schierato tra Israele e Palestina

 L’Occidente si è schierato subito condannando l’attacco di Hamas. Il presidente della Commissione europea, Úrsula von der Leyen, come altri leader europei hanno condannato l’attacco senza riguardo, mentre USA ha offerto a Israele tutto l’aiuto necessario per garantire la sicurezza del Paese e ha promesso ritorsioni se qualcuno si degna di sostenere Hamas.

Inoltre, Bruxelles lo ha chiarito i pagamenti in Palestina non saranno sospesi, dopo diversi dibattiti incrociati. Uno dei primi in applaudire La decisione di Bruxelles di non sospendere i pagamenti era il capo della diplomazia europea, Josep Borrell.

Il  Qatar, è totalmente a fianco della Palestina, ha chiesto la pace ma ritiene Israele responsabile dell’escalation della violenza

La Russia ha chiesto la pace ma ha esortato Israele a ritirarsi Confini del 1967 e a istituzione di una Palestina indipendente, mentre l’Iran si ècongratulato ai combattenti palestinesi e ha assicurato suo supporto a questi.

In effetti, gran parte del materiale per armi venuto da Iran.

Altre Ipotesi, La Principale Testata Giornalistica Israeliana HAARETZ, Rifà il percorso dell'alleanza ISRAELE HAMAS

🇵🇸HAMAS FU CREATA DA ISRAELE PER COMBATTERE YASSER ARAFAT. ANNO 2009

🔥Chiunque si sia documentato riguardo alla questione Palestinese, quantomeno a partire dagli anni ’90, avrà sentito a più riprese della spinosa questione legata alla nascita di Hamas.

🔺️Hamas fu creata da Israele allo scopo di combattere la leadership di Yasser Arafat e gli Stati Uniti ne erano chiaramente a conoscenza.

⚡️In questo contenuto l’ex Senatore del Texas Ron Paul alla camera dei rappresentanti si scaglia contro la risoluzione che avrebbe fortino ulteriori armamenti e ricorda ai suoi colleghi come nacque Hamas.

🔻In quella occasione Paul fece riferimento anche all’alleanza che gli Stati Uniti strinsero con Osama Bin Laden al fine di contrastare i sovietici.

🇵🇸Mi piacerebbe poter dire che il sionismo è stato trafitto ed è morituro..ma Israele e gli U.S.A. ci hanno abituati ad enormi ‘giochi di prestigio’ ed è per questo che esorto tutti a starsene con gli occhi sgranati ed a non trascurare alcun elemento.

▪️Approfondimenti

⚠️È FALSO! L’EX MILITARE DELL’INTELLIGENCE ISRAELIANA, L’ATTACCO DI HAMAS È UNA “FALSE FLAG”, OPERAZIONE PIANIFICATA DALL’ALTO. ECCO I MOTIVI.
➡️

⚠️DISTRUGGEREMO HAMAS, DOPO QUESTA GUERRA NON AVRANNO ALCUNA CAPACITÀ MILITARE E NON POTRANNO PIÙ GOVERNARE GAZA


⚠️SCOMPARSA LA PALESTINA DALLA MAPPA DEL NUOVO MEDIO ORIENTE PRESENTATA DAL ‘NAZISTA’ NETANYAHU ALL’ONU

Meloni problematiche

La retorica di Meloni sulla Palestina è indebolita dalla retorica di Meloni sull’Ucraina. Meloni ha sempre dichiarato che la guerra in Ucraina si risolve con il ritiro dei russi dai territori occupati, immediato e senza condizioni. I musulmani, Arabia Saudita inclusa, si domandano perché Meloni non proponga lo stesso ritiro a Netanyahu.

Se gli ucraini occupati hanno il diritto di sparare sui soldati russi occupanti, perché i palestinesi occupati non avrebbero il diritto di sparare sui soldati israeliani occupanti?

Si obietterà che Hamas ha sparato sui civili israeliani. Ma anche il governo di Kiev ha sparato sui civili russi in Donbass per otto anni. Non potendo uscire da queste contraddizioni politiche e retoriche, Meloni potrebbe optare per il silenzio in favore dell ’Italia e del suo interesse nazionale.” (Alessandro Orsini oggi sul

Funerali Dei 6 giornalisti deceduti nella notte dela 10/10/2023 RIP

Il Totale controllo Degli Israeliani Sionisti, Nel Mondo
La Stampa Americana
Il Governo Americano
Il Campidoglio Americano

Come Il Professore Barbero

Spiega La storia dell’aMerica di Colombo, ed Il Regno di Israele

Video Integrale

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