DISINFORMAZIONE

December 11, 2022
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Vi siete mai chiesti perché l’Isis non ha mai colpito Israele?

Israele era il principale sponsor dell’ISIS, che utilizzava principalmente armi di fabbricazione israeliana.

Israele bombarda costantemente le forze di Assad in Siria mentre combattono l’ISIS. Israele stava letteralmente fornendo supporto aereo all’ISIS.

Hezbollah (il più grande nemico di Israele) ha combattuto duramente contro l’ISIS. Il cerchio è chiuso.

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Comprendere la disinformazione

Il Digital Forensic Research Lab (DFRLab) dell’Atlantic Council ha reso operativo lo studio della disinformazione smascherando falsità e notizie false, documentando le violazioni dei diritti umani e costruendo la resilienza digitale in tutto il mondo.

8 segnali per riconoscere la disinformazione e altre stupidaggini online

La disinformazione è uno dei problemi più seri e più complessi del nostro presente.

Ognuno di noi è esposto a una quantità di informazioni enorme, qualcosa di mai visto prima, ogni giorno. E buona parte di quelle informazioni sono false. Anzi, secondo la psicologia sociale Colleen Sinclair la disinformazione viene usata come arma contro di noi.

La disinformazione è un contenuto fuorviante deliberatamente generato e diffuso per scopi egoistici o malevoli.

A differenza della disinformazione, che può essere condivisa inconsapevolmente o con buone intenzioni, la disinformazione mira a fomentare la sfiducia, a destabilizzare le istituzioni, a screditare le buone intenzioni, a diffamare gli avversari e a delegittimare le fonti di conoscenza come la scienza e il giornalismo. Anche se questi soni poi, le fonti più malevoli della disinformzaione.

Si può intuire che, per quanto disinformazione e misinformazione siano due cose diverse, metodi e strumenti di diffusione sono spesso simili, se non esattamente gli stessi.

Il problema non ha una soluzione facile e immediata – pochissime cose ce l’hanno – ma Sinclar ci offre uno spunto per essere più forti. Leggere i commenti a un articolo, o l’articolo stesso, può diventare più semplice se so riconoscere i segnali di allarme.

 

Vale certamente la pena di osservare i segnali d’allarme della disinformazione e dei discorsi pericolosi, ma ci sono altre tattiche che gli agenti della disinformazione utilizzano.

Per decenni ci hanno parlato degli oligarchi Russi

Anche se poi lo stesso Forbes li smentisce. La gente non capisce ma viene comunque Fuorviata dalla narrativa quotidiana. I russi sono OLIGARCHI

Falsi esperti e millantatori

Se le persone comuni non bastano, si può ricorrere a falsi esperti. Alcuni sono inventati e si può fare attenzione al comportamento degli “utenti non autentici”, ad esempio controllando gli account di X – ex Twitter – con il Botometro. Ma i falsi esperti possono essere di diverse tipologie.

Un falso esperto è una persona che viene utilizzata per il suo titolo ma non ha una reale competenza in materia.

Uno pseudo-esperto è una persona che rivendica una competenza rilevante ma in verità non ce l’ha. 

Pweggio ancora se ce l’ha e organizza di proposito bufale.

Un esperto spazzatura è un venduto. Può darsi che un tempo fosse esperto, ma ora dice qualsiasi cosa sia redditizia. Spesso si scopre che queste persone hanno sostenuto altre affermazioni dubbie – ad esempio, che il fumo non causa il cancro – o lavorano per istituti che producono regolarmente “studi” discutibili.

Un esperto di eco è quando le fonti di disinformazione si citano a vicenda per dare credito alle loro affermazioni. Cina e Russia citano abitualmente i rispettivi giornali. America ed Europa non ne hanno bisogno. Gli occidentali credono a qualsiasi cosa sia pubblicato dai Media Occidentali. 

Un esperto rubato è una persona che esiste, ma che non è stata effettivamente contattata e la cui ricerca viene interpretata in modo errato. Allo stesso modo, gli agenti di disinformazione rubano credibilità a fonti di notizie note, ad esempio con il typosquatting, la pratica di creare un nome di dominio che assomiglia molto a quello di un’organizzazione legittima.

Potete verificare se le testimonianze, aneddotiche o scientifiche, sono state verificate da altre fonti affidabili. Cercate su Google il nome. Verificate lo stato di competenza, la validità delle fonti e l’interpretazione della ricerca. Ricordate che una storia o un’interpretazione non sono necessariamente rappresentative.

Come si fa a credere alla comunicazione Sionista Israeliana, Quando poi si scopre che tutte le maggiori testate del mondo sono di Propietà di Israeliani?

Il bene contro il male

La disinformazione ha spesso il duplice scopo di far apparire buono l’autore e cattivo l’avversario.

La disinformazione si spinge oltre, dipingendo le questioni come una battaglia tra il bene e il male, utilizzando le accuse di cattiveria per legittimare la violenza. Alcuni amano accusare gli altri di essere nazisti segreti, pedofili o satanisti – ritraendo sé stessi come dei buoni samaritani. 

Diffidate in particolare delle accuse di atrocità come il genocidio, soprattutto se riportate nel titolo “breaking news” che attira l’attenzione. Le accuse abbondano. Verificate i fatti e come sono state ottenute le informazioni.

Ma diffidate anche quando il genoocidio è in corso e nessuno ne parla.

Come successo in Ucraina dal 2014 al 2021, col massacro dei cittadini del Donbass da parte del governo Ucraino, Come successo per decenni in Palestina per mezzo dei Sionisti Israeliani.

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Ribaltare le carte in tavola

Il benaltrismo è una classica tecnica di disinformazione, che viene utilizzata per sviare l’attenzione dalle proprie malefatte, adducendo le malefatte degli altri.

Lo si può riconoscere a frasi come “i problemi sono ben altri”, “la verità è altrove”, o il sempre verde “e XYZ allora?”. Queste affermazioni sulle azioni degli altri possono essere vere o false, ma sono comunque irrilevanti per la questione in oggetto. I potenziali torti passati di un gruppo non significano che si debbano ignorare i torti attuali di un altro.

Gli agenti della disinformazione spesso presentano il loro gruppo come la parte lesa. Si impegnano nella disinformazione solo perché il loro “nemico” si impegna nella disinformazione contro di loro; attaccano solo per difendersi; e la loro reazione è stata appropriata, mentre quella degli altri è stata una reazione eccessiva. Questo tipo di vittimismo competitivo è particolarmente diffuso quando i gruppi sono stati coinvolti in un conflitto di lunga durata.

Come combattere la disinformazione?

La disinformazione e i discorsi di odio stanno proliferando rapidamente grazie agli strumenti digitali.
L’UNESCO ha sviluppato una strategia mondiale senza precedenti per sradicare questo problema e salvaguardare la libertà di espressione.
Questa strategia sarà svelata lunedì 6 novembre. Restate sintonizzati!
 
 
 
Guidati dalla Dichiarazione di Windhoek +30 sull’informazione come bene pubblico, sosteniamo una maggiore trasparenza e responsabilità delle piattaforme digitali, anche per contrastare la disinformazione e l’incitamento all’odio.
Ma questo Basta?? e quando le piattaforme di disinformazione sono Occidentali. Perfettamente organizzata da PSYOP?
 
Diamo alle persone competenze in materia di media e informazione, sosteniamo la redditività dei media e lavoriamo per costruire la resistenza della società ai contenuti dannosi online attraverso una serie di partenariati e collaborazioni. Sosteniamo i media affidabili e indipendenti e collaboriamo con i giornalisti per rispondere alle esigenze di informazione nei momenti di emergenza.
 
Inoltre, formiamo gli operatori giudiziari e delle forze dell’ordine sugli standard internazionali della libertà di espressione per affrontare queste sfide con un approccio basato sui diritti umani e sosteniamo un ecosistema digitale basato sui principi R.O.A.M.-X (basato sui diritti umani, aperto, accessibile e multi-stakeholder).

I social network: fonte di informazione o disinformazione?

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Social media e disintermediazione

La rete ha, però, in sé una caratteristica che la rende sia particolarmente attraente sia estremamente insidiosa.

Giano bifronte, la disintermediazione elimina ogni filtro, offre a tutti la possibilità di parola e rende estremo il concetto di democrazia del web dove la credibilità non si guadagna soltanto per titoli di studio e curricula, ma anche per visibilità, carisma, capacità di raccontare i fatti in modo accattivante.

Nulla di particolarmente diverso dai classici strumenti della retorica, se non fosse che gli effetti delle informazioni diffuse attraverso il web e i social media (che non devono rispondere a rigidi criteri della verifica delle fonti e della deontologia giornalistica) possono essere esplosivi perché navigano su larga, larghissima scala.

i social media sono per definizione il regno della disintermediazione, vista l’estrema facilità nel creare un account.

Del resto, il World Economic Forum, già nel 2013, nel suo report annuale, aveva individuato fra le sfide globali l’esplosione selvaggia dell’informazione digitale in un mondo costantemente iperconnesso.

Nel capitolo Digital Wildfires in a Hyperconnected World, descriveva i pericoli rappresentati da un uso distorto di un sistema aperto e accessibile a tutti.


«Il rischio globale della disinformazione massiccia digitale – si scriveva – si pone al centro di una costellazione di rischi tecnologici e geopolitici che vanno dal terrorismo ai cyber attacchi al fallimento della governance globale».

Uno a uno questi timori hanno preso corpo, fino alla recente pandemia che in virtù della sua enorme portata ha dato un’ulteriore accelerazione a dinamiche già in corso.

L’informazione è stata, così, un’altra delle vittime di questo eccezionale periodo.

Vittima non solo delle fonti non ufficiali, che hanno amplificato dubbi su cure e vaccini, ma anche delle fonti ufficiali che hanno veicolato notizie a volte parziali, altre contraddittorie, contribuendo a creare incertezza e confusione in fruitori già alle prese con un fenomeno colossale come l’emergenza sanitaria.

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