Flussi Migratori

September 13, 2023
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Come, Perchè, Quando, da Dove……

Analisi della Migrazione verso il Mediterraneo Centrale

Nel link che segue troverete la dinamica in analisi della logistica VERA dei flussi MIGRATORI del Continente Africa

https://salvatorebulgarella.com/2023/09/13/agadez/

La “crisi migratoria” domina le cronache degli ultimi Decenni, senza che le informazioni presentate dai media consentano di comprenderne le cause e le dinamiche, né di giudicare se le risposte fornite dai governi europei siano in grado di risolverla.

IL Sahel è una area geografica che si caratterizza, da secoli, per una intensa circolazione umana. I movimenti migratori sono molteplici e proteiformied in costante evoluzione.

Lo scopo di questa nota è quello di evidenziare i punti salienti
che consentono di capire in dettaglio l’evoluzione del fenomeno, essenzialmente basato su alcuni fattori caratteristici, determinanti perchè l’Europa possa definire le strategie della Migrazione:

Bisogna sottolineare prima di ogni altra cosa che:

I FLUSSI MIGRATORI RAPPRESENTATI DAI CITTADINI
DAI PAESI SAHELIANI SONO MISTI E PREVALENTEMENTE
INTRA-CONTINENTALE. Cioè all’interno del continente Africano.

Lo ribadiamo. Solo una minima parte delle migrazioni Saheliane hanno interessato nei decenni passati il continente Europeo

I saheliani, ad eccezione dei maliani, non sono molto propensi a trasferirsi nell’Unione Europea.

La migrazione è stata pertanto principalmente regionale o verso i Paesi del Nord Africa (Algeria, Libia), spesso con un andamento ciclico e stagionale.

Per quanto riguarda i trasferimenti dei saheliani in Europa, i viaggi avvengono spesso a tappe progressive e durano anche diversi anni, a causa delle difficoltà della logistica e delle risorse finanziarie disponibili degli interessati.

Le ragioni attuali per cui i migranti saheliani migrano, sono essenzialmente sociali ed economiche. Precipuamente per le condizioni di vita conseguenti alla dominazione coloniale, fino ai nostri giorni; ma anche conseguenza delle politiche occidentali di dominio del territorio per lo sfruttamento delle risorse. Non c’è un territorio del continente Africano che non sia ancora ad oggi vittima di questo massacrante stillicidio. Quindi è su questo che si devono concentrare le politiche che voglio mitigare il sistema delle migrazioni.

In Progress

  • Per molte nazionalità dell’Africa occidentale e centrale, il Sahel rimane una punto di passaggio tradizionale determinante.
  • La migrazione è un fattore derimente degli stati. L’alta intensità dei flussi tra il Sahel e il Nord Africa è parte di un profondo processo di compenetrazione regionale, al di là della portata delle potenze centrali.
  • Questa riconfigurazione dello spazio regionale e l’alta concentrazione di africani sub-sahariani nel Nord Africa stanno cambiando profondamente le società e gli Stati del Maghreb.
  • I cittadini saheliani viaggiano soprattutto in Africa occidentale. I flussi migratori rappresentati dai saheliani nella loro area regionale sono molteplici, dinamici e hanno una lunga tradizione. La migrazione è infatti storicamente, culturalmente e sociologicamente radicata nella mente delle persone.
  • Secondo l’agenzia UNDESA, nel 2019, l’86% di tutti i migranti saheliani nel mondo si trovava in Africa occidentale.
  • La migrazione umana a livello regionale comprende sia modelli migratori stagionali che circolari (transumanza, commercio, ricerca dell’oro, spostamento temporaneo verso centri di sviluppo). Più recentemente la migrazione si è spostata verso le potenziali opportunità Europee.
  • Dal 2012, la crescente e sistematica instabilità nella regione del Sahel ha anche portato a spostamenti forzati di persone su larga scala verso nuove mete; l’Europa, il Nord Europa è divenuta negli ultimi anni una meta appetibile. Restando sempre l’Africa occidentale la meta primaria.
  • Queste popolazioni vulnerabili sono state prese in carico da Paesi regionali (Mauritania, Niger). A dicembre 2012, i Paesi del G5 Sahel ospitavano un totale di 780.000 rifugiati e richiedenti asilo saheliani. principalmente dal Mali.
  • E’ in questo periodo storico che ha avuto il suo apice (nel periodo 2013-2016,) il forte aumento del numero dei richiedenti asilo in Europa: 625.000 migranti nel 2014 e 1.2 milioni nel 2015.
  • La notte del 3 ottobre 2013, un’imbarcazione si rovesciò al largo dell’Isola dei Conigli, a Lampedusa. A bordo c’erano circa 600 persone, quasi tutte di origine eritrea. Solo 155 di loro si salvarono: i cadaveri recuperati furono 368, i dispersi 20.
  • Il numero delle vittime, la risonanza internazionale dell’accaduto e l’impegno del Comitato 3 ottobre hanno fatto sì che tale data diventasse il simbolo della tragedia dei migranti, tanto da spingere il Parlamento italiano, nel 2015, a istituire per il 3 ottobre una Giornata nazionale in memoria delle vittime dell’immigrazione.
  • Ma nessuna politica efficace è stata messa in atto da Occidente per sanare questa immensa voragine sociale che è la MIGRAZIONE.
  • Si sono invece sperimentati artefizi banali e superficiali, come dire Pannicelli Caldi” momentanee e mai strategicamente efficaci nel lungo periodo. Incapaci di frenare una esigenza strutturale delle popolazioni africane.
  • Nel 2020, le misure sanitarie messe in atto dai governi del Sahel e del Nord Africa hanno ridotto significativamente i flussi migratori, dimostrando che un controllo rigoroso e temporaneo della circolazione delle persone nel Sahel può essere efficace ma non definitivo.
  •  

I flussi saheliani verso il Nordafrica sono intensi e destano notevoli preoccupazioni nella maggior parte dei Paesi nordafricani.

Le cause recenti che hanno incrementato i flussi migratori dal Sahel sono per buona parte dovuti, come detto, alle conseguenze delle restrizioni sanitarie, delle crisi conseguenti alla dismissione delle restrizioni (2021) che ha rapidamente portato a una chiara ripresa dei movimenti migratori nel Sahel e a un’intensificazione del traffico di migranti verso l’Europa.

Più recentemente, con l’avvio della migrazione verso Europa, I cittadini (ivoriani, guineani, nigeriani, camerunensi) costituiscono una quota significativa dei migranti che desiderano raggiungere l’Europa dalle coste nordafricane. nella trasmigrazione , privi di documenti di viaggio, un gran numero di viaggiatori ricorre ai servizi di reti criminali per raggiungere la destinazione finale.

Oltre al fatto che alcuni individui hanno scelto di rimandare il loro viaggio nel 2020, il marcato deterioramento delle condizioni di vita durante la crisi sanitaria li ha spinti a emigrare in cerca di nuove opportunità economiche.
Conseguentemente, le aree di maggiore ridistribuzione dei flussi migratori saheliani si ampliano ed al momento sono:

Il Mali che rimane un importante punto di transito
scalo per diverse nazionalità provenienti dai Paesi costieri dell’Africa occidentale (guineani, ivoriani) che desiderano raggiungere l’Algeria o la Questi migranti tendono a transitare attraverso le miniere del nord del Mali e a ottenere documenti d’identità falsi (spesso maliani).
per facilitare la loro migrazione verso il Nord Africa (e poi verso la Libia).
e potenzialmente verso l’Europa.

Inoltre nel 2022, tuttavia, le rotte migratorie sono state
sono state influenzate dal deterioramento della situazione della sicurezza e dalla stagione delle piogge.

La regione di Timbuktu, meno colpita dall’insicurezza rispetto a Gao, è rimasta il principale hub di transito per i migranti.
La regione di Timbuktu, meno colpita dall’insicurezza rispetto a Gao, è rimasta il principale snodo di transito per i migranti.

Il Niger come già sottolineato negli altri studi, rimane uno dei più importante paese di transito per molti cittadini sub-sahariani (nigeriani, ghanesi, camerunensi, centroafricani) che desiderano raggiungere l’Europa attraverso la costa libica.

L’aumento dei controlli da parte delle forze dell’ordine nigeriane fa sì che gli immigrati clandestini si rivolgono sempre più spesso ai contrabbandieri, che utilizzano rotte sempre più rischiose, spesso evitando le grandi città (come il percorso attraverso il mercato di Kouri Kantana).

L’aumento degli episodi di banditismo nel nord del Paese
(rapimenti, rapine) si pensa che stia incoraggiando i migranti a spostarsi gradualmente verso verso l’Algeria, attraverso la città di Tahoua.

Il Ciad come Paese di transito verso la Libia ha incrementato notevolmente i flussi, tra il 2017 e il 2020, a causa del crescente coinvolgimento dei Paesi vicini (Niger, Sudan) nella lotta al terrorismo.

Progress

L’arrivo massiccio di rifugiati e migranti sulle coste greche e italiane raggiunge il primo picco nel 2008, SANATO da Gaddafi con il trattato di amicizia ITALO LIBICO a partire dal 2013 si registra una rottura rispetto al periodo precedente. Tuttavia, le risposte fornite dall’Europa non solo sono insufficienti, ma soprattutto inadeguate. L’italia all’indomani dei naufragi del 3 e dell’11 ottobre 2013 decise di muoversi autonomamente rispetto all’Unione Europea. Nel corso del 2014 le imbarcazioni della Marina militare italiana rimasero dispiegate al largo della costa libica per effettuare operazioni di soccorso ai barconi di migranti in difficoltà, nel quadro dell’operazione Mare Nostrum.

l Sahara èritorna ad essere il punto d’ingresso in Libia per la maggior parte dei migranti che puntano all’Europa. I migranti del Corno d’Africa passano per il Sudan e da lì, attraverso il deserto, si dirigono verso la prima città libica sul loro versante, Kufra, mentre i migranti provenienti dall’Africa subsahariana e occidentale passano dal Niger puntando verso Sabhā. 

Da Sabhā le rotte che puntano verso Tripoli passano per Banī Walīd, 180 chilometri a sud-est di Tripoli, o per Ġaryān, poco più di 100 chilometri a sud-ovest di Tripoli. Entrambe le rotte vengono battute a bordo di pick-up sovraffollati guidati da trafficanti affiliati alle milizie locali. 

Un dispiegamento imponente che le autorità libiche percepivano come segno di contraddizione, se non di schizofrenia, da parte degli europei. 

Solo quando gli italiani uscirono di scena sospendendo Mare Nostrum e Bruxelles assunse nuovamente l’iniziativa per il controllo della frontiera mediterranea, le autorità libiche – a ovest e a est – iniziarono a parlare di ingerenza.

Lo stato di anarchia in cui è definitivamente sprofondato il paese all’indomani dello scoppio della guerra civile tra Est e Ovest ha lasciato campo libero alle milizie libiche locali, che hanno continuato a finanziare la propria campagna di armamento attraverso i traffici illeciti alla base dell’odierna economia libica. 

Nel nuovo assetto definito da criminali puri, non si registra solo un aumento significativo della violenza da parte dei carcerieri nelle connection houses, ma anche un drastico calo degli standard di sicurezza nel trasporto dei migranti. Anche in mare le vittime aumentano esponenzialmente: tra il 12 e il 18 aprile 2015, in due naufragi muoiono oltre 1.066 persone, facendo registrare la settimana più drammatica nella storia del flusso migratorio attraverso il Mediterraneo.

il 2016 si chiuderà con un nuovo record di morti nel Mediterraneo, nonostante il calo del numero degli attraversamenti, appare essenziale che l’Europa risponda all’emergenza umanitaria e cominci a riflettere sulla riforma del sistema di asilo comune politica, le cui disfunzioni strutturali contribuiscono al peggioramento di questa crisi.

Il fallimento della lotta all’immigrazione irregolare

La Mancanza di Canali Regolari mette in crisi il sistema dell’accoglienza nel mediterraneo. La mancanza di canali per la migrazione legale in Europa contribuisce direttamente, in un contesto di crescita economica, all’aumento dell’immigrazione irregolare,

l’Unione Europea e i suoi Stati membri fanno del controllo delle frontiere la chiave di volta della loro politica migratoria. Questa decisione è strettamente legata al processo di integrazione europea. Nella mente dei leader europei, l’apertura delle frontiere interne con la creazione dello spazio Schengen deve essere accompagnata da un rafforzamento delle frontiere esterne . Ma con quale logica?

La lotta all’immigrazione irregolare si basa sul rafforzamento di alcuni valichi di frontiera, come le enclavi di Ceuta e Melilla in Marocco e il muro di Evros in Grecia, sulla creazione di campi di detenzione per gli stranieri in attesa di espulsione o per coloro la cui domanda di ammissione è attualmente in corso all’esame e l’esternalizzazione del controllo di frontiera. 

Ciò si basa su una maggiore cooperazione con i paesi situati a sud e a est del Mediterraneo, percepiti come paesi di origine e “transito” di migranti irregolari. In base al principio di condizionalità, i loro governi sono tenuti a impedire la partenza di migranti irregolari verso l’Europa.

La Mia Domanda,

MA E’ QUESTA LA STRATEGIA EFFICACE PER DIMINUIRE I FLUSSI MIGRATORI?

Sembra proprio di no. La militarizzazione delle frontiere esterne dell’UE e l’esternalizzazione del controllo migratorio non consentono di ridurre significativamente il numero di ingressi irregolari via mare che, tra l’inizio degli anni ’90 e il 2013, rimane relativamente stabile, nell’ordine di pochi decine di migliaia all’anno.

E nel 2014 si ha una svolta epocale , con l’arrivo di oltre 200.000 migranti sulle coste greche e italiane. La “crisi dei migranti” raggiunse il suo apice l’anno successivo, con l’arrivo di oltre un milione di migranti, principalmente attraverso la Grecia. Nel 2016, nonostante un calo significativo rispetto al 2015, il numero degli arrivi rimane elevato, con 300.000 ingressi nei primi tre trimestri, quasi equamente distribuiti tra Grecia e Italia 

Riflessione

Infine, l’Unione Europea deve avviare una riflessione volta a riformare la sua politica comune di asilo, al fine di risolvere le disfunzioni strutturali di questa politica e garantire un’equa distribuzione delle richieste di asilo tra i suoi Stati membri, nel rispetto delle aspirazioni dei rifugiati.

Ma non Basta. L’europa e l’occidente nel suo insieme devono essenzialmente cominciare a restituire il maltolto alle popolazioni africane. Liberarle, dalla colonizzazione militare ed economica strisciante. Liberarli da tutte le pressioni politiche spesso fatte con corruzioni di milioni di Dollari

L’Occidente deve avviare una politica di RESTITUZIONE. Di Ricostruzione delle aree agricole distruttre; massacrate da inquinamenti di residui petroliferi o di scarti di prodotti altamente inquinanti quali il coltan, gas tossici etc.

L’Occidente deve Restituire, alle popolazioni africane. Le terre, il Mare, Ie aree minerarie. E la dignità rubata con decenni di soprusi.

L’Occidente deve smettere di parlre di democratizzazione tutte le volte che va ad occupare le nazioni Africane. L’africa non ha bisogno di essere democratizzata da noi. Ma ha bisogno di essere LIBERATA DA NOI.

Non ci sono altri modi di fermare la MIGRAZIONE CREATA DA NOI

Che si stima in almeno 2 milioni di migranti pronti a varcare il mediterraneo e sono visti come un “esercito di riserva” pronto a fluire verso l’Europa.

Tentativi andati a male

Il problema è stato affrontato nei primi anni duemila dalla comunità europea in maniera costruttiva. Al vertice europeo di Siviglia del giugno 2002 i capi di Stato proclameranno “la loro determinazione a lottare contro l’immigrazione clandestina, favorendo la cooperazione con i paesi d’origine”, entro il 2004-2005. Così al vertice europeo di Bruxelles del 4 e 5 novembre 2004, chiediamo “la completa integrazione della questione dell’immigrazione nelle relazioni attuali e future dell’UE con i paesi terzi” e promettiamo aiuti ai “paesi che dimostrano un reale desiderio di adempiere agli obblighi che incombono su di loro” .

Ma cosa è stato realizzato nei fatti rispetto a queste dichiarazioni costruttive di prammatica ?? Nulla; le buone intenzioni si sono fermate alla enunciazione ufficiale. Nessno ha lavorato per la strutturazione di un progetto Sahel. Neg li stati Europei, nè tantomeno l’Onu con le sue Branches.

Tornando “controcorrente”, le richieste dell’Europa riguardano ormai solo azioni di FOPRZA; operate con il controllo dei territori (pressioni su Algeria e Marocco per rimuovere i campi di migranti, spettacolarmente rasi al suolo con i loro occupanti rastrellati nei due paesi, nel primo trimestre del 2005) e con il controllo dei confini tra i paesi del Maghreb (in particolare il confine algerino-marocchino) e soprattutto i confini meridionali. 

Obbligati da accordi di associazione a riammettere i migranti che hanno attraversato il loro territorio, organizzano il loro respingimento mentre la polizia europea li assiste direttamente nel monitoraggio dei flussi migratori. Così il Sahara si ritrova trasformato in una sorta di pietra calcarea dal reclutamento forzato dei paesi del Maghreb ai quali è stata subappaltata la repressione dei “deportati”,

E’ questa la soluzione?? a vedere l’aumento costante dei flussi migratori, certamente no

Gli stati Magrebini in conseguenza degli accordi habbo messo in atto una repressione locale FEROCE:

Da due anni, le ondate di repressione operate dai paesi africani, non solo sono ininterrotte, significative e violente, ma soprattutto drammatizzate, anche se le condizioni del loro svolgersi continuano ad essere in gran parte ignorate perché rivelano gravi attacchi ai diritti delle persone. 

Per quanto riguarda i migranti africani, le varie forze di sicurezza (polizia e gendarmeria) non fanno altro che amplificare i reati e le violazioni che già commettono contro i loro cittadini. La repressione dei migranti diventa addirittura una nuova risorsa per i funzionari corrotti, incoraggiati dal declino degli Stati e aggravando le già drammatiche condizioni di attraversamento. 

La conseguenza più preoccupante di questa repressione, le espulsioni di massa, consistono essenzialmente nello sbarazzarsi dei migranti, rinchiudendole nelle terre di nessuno desertiche. Un Inferno infinito. Producendo un nuovo tipo di spazio nel Sahara, spazi di relegazione. 

Tuttavia, i migranti relegati, per sopravvivere in questi confini desertici, organizzano il proprio “confinamento”, creando poi “campi di auto-reclusione”. Sono così rinchiusi nel Sahara, fuori dallo spazio Schengen, senza che vi sia alcuna chiusura repressiva. Fuori dall’Europa e fuori dal Maghreb, in confini situati praticamente al di fuori di ogni quadro territoriale statale, i migranti sono consegnati a una natura la cui mera opacità è sinonimo di confinamento. Questi spazi sono distribuiti lungo una linea discontinua che corre lungo i confini Niger-Libia e Algeria-Malia. Una linea opaca facilmente aggredibile dalla malavita, dagli estremismi. Da chiunque palesa una SPERANZA

La tentazione degli europei di esportare le proprie disfunzioni nel Maghreb, quindi può creare lì situazioni esplosive. Delle quali poi non ce ne dobbiamo lamentare. Perchè sono generate essenzialmente da NOI OCCIDENTE

La traversata del Mediterraneo diviene sempre più letale dal 2018

Un Migrante su 18 muore dice l’Onu. Soprattuto per i vincoli imposti alle Navi Umanitarie, definite spesso dagli Urlatori come trafficanti. Quando invece si prodigano in tutto il mondo a Spese proprie 24/24 a supplire alle deficenze delle organizzazioni internazionali

Come possiamo spiegare questo aumento del tasso di mortalità? “Le capacità di salvataggio delle ONG sono più limitate rispetto agli anni precedenti , soprattutto al largo delle coste libiche”, osserva Céline Schmitt, portavoce dell’UNHCR in Francia. L’anno scorso in questo periodo, otto ONG operavano vicino alla Libia. Oggi, solo la nave Aquarius, noleggiata da Medici senza frontiere e SOS Méditerranée, continua a pattugliare la zona. La settimana scorsa la ONG Open Arms ha deciso di ritirarsi in Spagna, denunciando in un comunicato stampa una “criminalizzazione delle ONG”.

Altra difficoltà per le ONG: trovare un porto sicuro dove attraccare. Diversi governi, e l’Italia in primis, sono restii ad aprire i propri porti. Con le odissee dell’Acquario o Lifeline a giugno, “abbiamo visto che l’autorizzazione allo sbarco a volte è molto complicata da ottenere”, continua il portavoce. 

D’altra parte, “questo può complicare il lavoro delle altre navi, soprattutto quelle commerciali. C’è il rischio che abbiano più paura di salvare le persone, non avendo garanzie sullo sbarco”. 

Anche le missioni europee, come Sophia o Frontex, sono state interrotte. Finora chiunque fosse stato salvato nell’ambito dell’operazione Sophia poteva sbarcare in Italia. Adesso invece sbarcano alla DISPERATA senza alcun controllo

Ma alla fine di luglio, il governo italiano ha chiesto una rotazione dei porti di accoglienza. “Ci troviamo in una situazione in cui le stesse marine nazionali non possono più sbarcare”, lamenta Hassiba Hadj-Sahraoui, consulente per gli affari umanitari di Medici senza frontiere.

Perché i trafficanti costringono i migranti a correre maggiori rischi

Viene sottolineato anche il ruolo della guardia costiera libica. Sostenuta dagli stati europei. La Libia ha rafforzato la sorveglianza e aumentato gli interventi di soccorso. Ma non ha operato alcuna azione nel bloccare le partenze. Mi chiedo quanti sono i porti di partenza dei migranti in Libia. ?

Pochissimi. se cifosse una vera azione congiunta e COMPETENTE DA PARTE dei governi nazionali Europei si potrebbero bloccare in Una settimana per sempre.

Nel giugno 2018 le autorità sovranazioali con la Libia hanno istituito una zona di ricerca e salvataggio. Ma quest’area è “enorme rispetto alle loro capacità di salvataggio”, stima Hassiba Hadj Sahraoui. Tripoli chiede inoltre alle ONG e alle missioni europee di non avvicinarsi a questo perimetro, nonostante si trovi in ​​acque internazionali. PERCHE?

Le ONG e Frontex (Ai tempi) operano quindi più lontano dalla costa. Per gli esuli ciò significa un viaggio in mare più lungo e quindi un rischio maggiore di naufragio. 

Di fronte a queste restrizioni, e per paura di essere rimandati in Libia dove rischiano la tortura, i migranti corrono sempre più rischi. O meglio, “i trafficanti costringono i migranti a correre maggiori rischi”, afferma Hassiba Hadj-Sahraoui. Per sfuggire alla guardia costiera, gli esuli si ammassano su imbarcazioni più affollate e fragili e prendono rotte più pericolose.

Perché gli stati europei stanno inasprendo i toni

I colpevoli, conclude il rapporto Unhcr, sono gli Stati europei: “Le recenti misure contro l’immigrazione irregolare nel Mediterraneo centrale […] hanno portato a meno arrivi in ​​Italia [-81% nei primi sette mesi, ndr], ma molto tasso di mortalità più alto.” Hassiba Hadj-Sahraoui abbonda. “Attualmente, una nave è sequestrata in Italia e altre due a Malta”, ha detto. Spesso accusate di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina o di contatto con i trafficanti, le ONG sono, secondo lei, vittime di “molestie giudiziarie” combinate con “molestie amministrative”. L’Aquarius, ad esempio, è stata recentemente ispezionata per la gestione dei rifiuti da parte delle autorità italiane.

L’obiettivo nascosto sarebbe quello di complicare e ritardare il compito delle navi umanitarie. Lo scorso luglio, SOS Méditerranée e Medici senza frontiere avevano lanciato l’allarme in un comunicato stampa: “Gli annegamenti aumentano mentre i governi europei bloccano gli aiuti umanitari nel Mediterraneo”.

Cosa sta facendo l’UE per porre rimedio alla situazione sulla rotta del Mediterraneo centrale

Nel febbraio 2017 i leader dell’UE hanno concordato nuove misure per ridurre gli arrivi irregolari lungo questa rotta. Si sono impegnati a rafforzare la cooperazione con la Libia e a combattere il traffico di migranti.

Dichiarazione di Malta dei membri del Consiglio europeo sugli aspetti esterni della migrazione: affrontare la situazione lungo la rotta del Mediterraneo centrale (3 febbraio 2017)

In collaborazione con l’Unione africana e le Nazioni Unite , nel novembre 2017 l’UE ha istituito un gruppo di lavoro congiunto sulla migrazione . Questo gruppo mirava a unire gli sforzi e rafforzare la cooperazione per affrontare le sfide migratorie in Africa, in particolare in Libia.

Ciò ha consentito di avviare vasti programmi di ritorno umanitario volontario assistito e importanti operazioni di evacuazione. Il gruppo di lavoro sta attualmente valutando nuove misure e un mandato aggiornato per migliorare la sua efficacia, compresa l’espansione del suo mandato e della copertura geografica.

Nel giugno 2018 i leader dell’UE hanno chiesto ulteriori misure per ridurre la migrazione irregolare lungo la rotta del Mediterraneo centrale. Hanno concordato in particolare:

  • intensificare gli sforzi per combattere i trafficanti che operano dalla Libia o altrove
  • continuare a sostenere l’Italia e gli altri Paesi dell’UE in prima linea
  • rafforzare il sostegno alla guardia costiera libica e promuovere condizioni di accoglienza umane nonché il ritorno volontario dei migranti bloccati in Libia nel loro paese di origine
  • aumentare la cooperazione con altri paesi di origine e di transito, nonché sul reinsediamento
  • Consiglio europeo (28 e 29 giugno 2018)

Nel luglio 2019 l’UE ha approvato cinque nuovi programmi relativi alla migrazione in Nord Africa per un importo complessivo di 61,5 milioni di euro . Questi progetti mirano in particolare a proteggere e assistere i rifugiati e i migranti vulnerabili, a migliorare le condizioni di vita e la resilienza dei libici e a promuovere la migrazione e la mobilità del lavoro.

Questi programmi sono stati adottati nell’ambito del Fondo fiduciario di emergenza dell’UE per l’Africa. Il Fondo fiduciario di emergenza dell’UE per l’Africa è stato istituito nel novembre 2015 per affrontare le cause profonde degli sfollamenti forzati e della migrazione irregolare e per contribuire a una migliore gestione della migrazione. Il bilancio generale del fondo fiduciario ammonta a oltre 5 miliardi di euro.

Nel novembre 2022, a causa del forte aumento della pressione migratoria lungo la rotta, la Commissione europea ha presentato un piano d’azione dell’UE per il Mediterraneo centrale per affrontare le numerose sfide lungo la rotta. Il piano d’azione propone 20 misure volte a ridurre la migrazione irregolare e rischiosa, fornendo soluzioni alle sfide emergenti nel campo della ricerca e salvataggio e rafforzando la solidarietà, insieme alla responsabilità, tra gli Stati membri.

Piano d’azione dell’UE per il Mediterraneo centrale (Commissione europea)

Nel dicembre 2022, l’UE e i suoi partner africani hanno lanciato le iniziative Team Europe, anche sulla rotta del Mediterraneo centrale, per garantire che gli Stati membri e l’UE compiano sforzi congiunti per affrontare le sfide rappresentate dalla migrazione. Tra queste iniziative c’è un’iniziativa specifica che mobilita 1,13 miliardi di euro per cooperare con importanti partner africani.

Come l’UE aiuta migranti e rifugiati in Libia

Le azioni dell’UE in Libia mirano principalmente a:

1. formare le guardie costiere
2. proteggere e assistere migranti e rifugiati
3. sostenere le comunità locali
4. migliorare la gestione delle frontiere

Azioni attivate solamente nelle dichiarazioni di prammatica- Ma mai messe efficacemente in pratica e soprattutto CONTROLLATE

2) Protezione e assistenza ai migranti e ai richiedenti asilo

Migranti e richiedenti asilo intraprendono viaggi lunghi e pericolosi per cercare di raggiungere l’Europa. L’UE opera in stretta collaborazione con le organizzazioni internazionali in Libia per:

  • fornire aiuti umanitari e migliorare le condizioni di vita
  • consentire ai migranti di tornare a casa volontariamente
  • reinsediare le persone bisognose di protezione internazionale

Migliori condizioni di vita

Nel febbraio 2017 il Consiglio europeo ha convenuto che è prioritario creare strutture e condizioni di accoglienza adeguate per i migranti in Libia. Nell’aprile 2017 l’UE ha adottato una serie di misure, del valore di 48 milioni di euro, per migliorare le condizioni di vita dei migranti, in particolare nei centri di accoglienza. Da allora, fondi aggiuntivi hanno continuato a essere stanziati per mantenere gli aiuti.

Le misure adottate mirano in particolare a fornire assistenza nei punti di sbarco e nei centri di detenzione . Ad esempio, i migranti ricevono assistenza sanitaria di base e assistenza psicologica iniziale e hanno accesso a prodotti alimentari e non alimentari.

Inoltre, nell’ambito della risposta globale alla pandemia di Covid-19, l’Ue, attraverso il Fondo fiduciario di emergenza per l’Africa, ha adottato un nuovo pacchetto di aiuti destinato a proteggere i migranti, stabilizzare le comunità locali e combattere la Covid-19 in Nord Africa. Questo pacchetto di misure prevede l’erogazione di nuovi fondi per un importo di 80 milioni di euro e la riassegnazione di 30 milioni di euro al fondo fiduciario di emergenza per l’Africa.

Niente più ritorni volontari

L’UE sostiene il programma di rimpatri volontari assistiti gestito dall’Organizzazione internazionale per le migrazioni (OIM).
Questo programma aiuta i migranti bloccati in Libia che desiderano tornare volontariamente nei loro paesi di origine. Più di 65.000 migranti arrivati ​​in Libia hanno beneficiato di questo programma tra il 2017 e il 2022.

Evacuazione e reinsediamento dei rifugiati

Alcuni rifugiati bloccati in Libia non possono tornare a casa volontariamente perché la loro sicurezza sarebbe minacciata nei paesi di origine. Nel 2017 è stato quindi istituito un sistema di evacuazione e reinsediamento per risolvere questo problema: il meccanismo di transito di emergenza.

Questo meccanismo è finanziato dall’UE e gestito dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR), che seleziona i candidati ammissibili. Tra il 2017 e novembre 2022, più di 5.340 persone bisognose di protezione hanno lasciato la Libia per raggiungere centri in Niger e Ruanda nell’ambito del meccanismo di transito di emergenza.

3) Sostegno alle comunità locali in Libia

Nel marzo 2018, l’UE ha adottato un programma, dotato di un budget di 50 milioni di euro, per migliorare le condizioni di vita dei migranti in Libia e nelle comunità ospitanti. Il programma mira a:

  • garantire alle persone vulnerabili l’accesso ai servizi di base e sociali
  • sostenere le comunità locali, in particolare quelle esposte ai flussi migratori

Il programma si concentra sui luoghi in cui vi è un’elevata concentrazione di migranti e sulle comunità gravemente colpite dal conflitto libico. È realizzato in collaborazione con:

  • I servizi italiani per la cooperazione allo sviluppo
  • il Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo (UNDP)
  • il Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia (UNICEF)

Nel luglio 2018, l’UE ha annunciato un nuovo programma da 29 milioni di euro per rafforzare la protezione dei rifugiati e dei migranti in Libia nei punti di sbarco, nei centri di detenzione, nelle remote regioni desertiche del sud e nelle aree urbane.

Nell’ambito del nuovo pacchetto di aiuti a sostegno dei gruppi vulnerabili e al contrasto al Covid-19 in Nord Africa, nel 2020 l’UE ha adottato un Programma comunitario di stabilizzazione del valore di 25 milioni di euro con l’obiettivo di continuare a migliorare le condizioni di vita delle autorità locali libiche, in particolare nel sud della Libia. del Paese, rafforzando l’accesso ai servizi di base e ai servizi sociali.

4) Miglioramento della gestione delle frontiere in Libia

Nel luglio 2017, l’UE ha adottato un programma con un budget di 42 milioni di euro per aiutare le guardie di frontiera e costiere della Libia a gestire meglio i confini del paese. Questo programma riguarda in particolare:

  • migliorare i controlli e la sorveglianza delle frontiere
  • la lotta al traffico di migranti e alla tratta di esseri umani
  • rafforzare la ricerca e il salvataggio in mare e nel deserto

Il programma, attuato dal Ministero dell’Interno italiano, si concentra sulle regioni meridionali del Paese.

Nel dicembre 2018 l’UE ha rafforzato il proprio sostegno alla gestione delle frontiere e della migrazione con un programma da 45 milioni di euro volto a:

  • sostenere il rafforzamento delle capacità e delle istituzioni della Guardia costiera libica
  • contribuire alla creazione del centro di coordinamento del salvataggio marittimo
  • incoraggiare lo sviluppo della gestione integrata delle frontiere nel sud della Libia

Nel giugno 2021, il Consiglio ha prorogato di altri due anni, fino al 30 giugno 2023, il mandato della Missione dell’UE di assistenza alla gestione delle frontiere in Libia (EUBAM), approvando un bilancio di 84,85 milioni di euro per il periodo dal 1° luglio 2021 al 30 giugno  . 2023. EUBAM Libia aiuta le autorità libiche a migliorare la gestione delle frontiere terrestri, marittime e aeree del Paese e a rafforzarne la sicurezza.

Il pensiero trategico e le Soluzioni

Per operare efficacemente con l’intento di limitare il numero dei migranti nel mediterraneo, bisogna comprendere quali sono le vere cause della migrazione

La Migrazione è conseguenza dei seguenti fattori

Una moltiplicazione dei fattori di partenza contribuisce a trasformare la maggior parte dei paesi del Mediterraneo meridionale in zone di transito.

  •  le crisi sociali, economiche e sanitarie in diversi paesi sub-sahariani che stanno generando nuovi profili di migranti (salute, minori non accompagnati, donne sole, laureati). La regione sub-sahariana ha gli indici di sviluppo umano più bassi al mondo, secondo i criteri utilizzati dall’UNDP (Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo) in termini di aspettativa di vita, istruzione e tenore di vita. L’accumulo di rischi è il più alto al mondo e la migrazione è una strategia di adattamento per farvi fronte   [3][3]Catherine Wihtol de Wenden, Atlante mondiale delle migrazioni.… ;
  •  le crisi politiche e le guerre civili, o la desertificazione del Sahel, causano flussi di migrazione forzata: richiedenti asilo, sfollati interni e ambientali. Possono anche porre fine a una mobilità secolare quando un paese decide di chiudere le sue frontiere a un paese vicino che gli forniva manodopera o vi svolgeva scambi commerciali (Costa d’Avorio/Burkina, Mauritania/Senegal); la migrazione si sposta poi verso il Maghreb e l’Europa;
  •  l’assenza di speranza e la sfiducia nei paesi di partenza che appaiono congelati, corrotti, incapaci di offrire un’altra vita a una popolazione giovane, sempre più istruita, urbanizzata e disoccupata.
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  • Si aggiunge infine un’ultima causa di mobilità: la moltiplicazione delle frontiere, seguita dalla chiusura delle frontiere tra l’Africa sub-sahariana e i paesi del Nord Africa, penalizzando il nomadismo e la fluidità dei movimenti migratori tradizionali, anche tra paesi sub-sahariani, a causa alle crisi di identità politica che hanno portato al rifiuto degli stranieri nel sud (come in Costa d’Avorio e in Mauritania) che poi rifluiscono verso il nord. La generalizzazione del rilascio dei passaporti da parte dei paesi di partenza che prima ne limitava la distribuzione, ha inscritto nella mente dei più avventurosi l’esistenza di un “diritto di uscita” tanto pericoloso quanto portatore di speranza.

Modalità migratorie e risposte politiche

Alcuni lavori sul campo permettono di descrivere le modalità della migrazione. La tesi di Anaïk Pian  [8][8]Anaïk Pian, senegalese in transito in Marocco. Formazione… sulle migrazioni sub-sahariane in Marocco analizza questa logica di presenza “bloccata” in Marocco quando la vita lungo il cammino si trasforma alla fine del viaggio e cerca una nuova legittimità. 

Una regolazione sociale del mondo dell’avventura da parte dei coetanei viene attuata dai contrabbandieri professionisti, dalle donne commercianti, da coloro che sono riusciti a passare nonché un controllo dell’andamento seguito dalla ridefinizione dei ruoli sociali, dall’inserimento nella marginalità duratura, dal pendolarismo con i paesi vicini quando lo status lo consente (commercianti).

Queste migrazioni di transito nel contesto globalizzato della migrazione senegalese, qui limitata alla migrazione tra Senegal e Marocco verso l’Europa, si nutrono del mondo del transito, della frontiera, dell’immaginazione dell’odissea migratoria. I senegalesi emigrati in Marocco rimangono intrappolati nella “trappola” di questo paese, senza poter andare oltre o ritornare nel paese. Le diverse fasi della migrazione di transito e la diversità delle categorie di migranti preoccupati dalla migrazione di transito portano a una serie di tentativi sul tema dei senzatetto e del ritorno, a un’operazione di migrazione di transito nei luoghi di vita, a un aumento dei rapporti con la società marocchina e senegalese. Possono essere paragonate ad altre migrazioni di transito (America Centrale/Messico, Asia Centrale/Turchia). Queste migrazioni di giovani creano un “vuoto” (economico, sociale, emotivo) in Senegal, portando a carenza di manodopera e competenze.

Quali sono le prospettive migratorie?

Entro il 2050, il continente africano avrà un miliardo di abitanti e alla fine del XXI secolo, le previsioni demografiche prevedono due miliardi di abitanti in Africa con “giganti demografici” come la Nigeria, e città già dieci milionarie in abitanti come Lagos o Il Cairo  [ 11][11]Catherine Wihtol de Wenden, Atlante mondiale delle migrazioni.…. L’Africa competerà quindi con Cina e India come il più grande bacino di manodopera globale.

Allo stesso tempo, i paesi del Maghreb avranno completato la loro transizione demografica, essendo passati da famiglie con 6 figli per donna a 2,5 figli per donna negli ultimi due decenni, alla fine del XX secolo. La loro disponibilità alla migrazione è alta per il momento perché si tratta di una popolazione giovane, che non ha il pesante fardello causato dai genitori perché provengono da famiglie numerose per prendersi cura di loro . Inoltre non ha pesanti responsabilità familiari perché ha pochi figli. Ma questo fenomeno durerà solo una generazione. Nella prossima generazione, il peso dei genitori diventerà maggiore per una popolazione più piccola, più istruita e meno disponibile alla migrazione  [12][12]Philippe Fargues, Generazioni arabe. Parigi, Fayard, 2001. mentre la migrazione sub-sahariana, meno colpita dalla transizione demografica, continuerà, soprattutto se i paesi di partenza non riusciranno a ripristinare la fiducia tra i loro concittadini.

In conclusione, i paesi europei cercano di limitare la quota di immigrazione familiare rispetto alla migrazione di lavoratori dipendenti, reintrodotta in diversi paesi, ricercando un’immigrazione temporanea in grado di rispondere ai cambiamenti del mercato del lavoro. 

Ma faticano a definire collettivamente il loro fabbisogno di manodopera nel medio termine e rafforzano la loro chiusura nei confronti dei paesi del Sud, rendendo a dir poco ambiguo il progetto di integrazione regionale euromediterranea. 

Per l’Europa la sfida è trovare una via di mezzo tra chiusura e apertura, tra la logica della sicurezza e quella dei mercati. Il diritto alla mobilità non può essere escluso: una governance globale delle migrazioni è certamente necessaria, perché nessuna regione del Globo viene risparmiata. 

Il Nord Africa, oggi confrontato al crescente arrivo di migranti subsahariani, ne è un esempio. Ciò dimostra anche che è ormai opportuno non pensare al problema migratorio del Mediterraneo solo alla scala del Bacino, ma piuttosto in un’ottica più complessa e globale dove il tempo delle migrazioni deve essere il più possibile legato alle strategie di co-sviluppo  [15][15]Bichara Khader e Catherine Withol de Wenden, “Le dinamiche…. ?

Se il profilo dei migranti è classicamente costituito da giovani la cui età varia tra i 20 e i 30 anni nel 75% dei casi, aumenta la quota delle donne e, fenomeno nuovo secondo tutti i nostri interlocutori, i migranti con un buon livello di istruzione , dall’ultimo anno alla laurea triennale (la maggioranza è nel primo caso) compaiono e con forza: rappresentano un quinto dei flussi.

 

La Missione di Rafforzamento delle Capacità dell’Unione Europea (EUCAP) Sahel Niger ha lavorato già da 10 anni con i partenaires nigeriani per combattere il terrorismo, la criminalità organizzata e le reti criminali dei passanti attivi nella regione. 

CON QUALI RISULTATI?

Il funzionamento del Partenariato si muove in modo complementare con le due iniziative dell’Equipe Europa sulla rotta del Mediterraneo centrale e sulla rotta dell’Atlantico e del Mediterraneo occidentale. I progetti realizzati nel quadro di queste due iniziative contribuiscono alla messa in opera del partenariato operativo e rafforzano gli sforzi dell’Unione europea e degli Stati membri per far fronte alla migrazione irregolare e agli spostamenti forzati. De même, l’appui de l’EU à travers l’instrument IVCDCI – Europe dans le Monde in termini di sviluppo umano, governo e crescita economica duratura e inclusiva – e anche attraverso un budget appui di 195 milioni di euro – soutiendront le Niger dans i suoi sforzi sulle riforme chiave e per fare fronte alle sfide sicure e socioeconomiche anche come materia di gestione delle migrazioni.I progetti mirano a promuovere lo sviluppo economico e a migliorare la disponibilità e l’accesso ai servizi pubblici sociali di buona qualità per le comunità nigeriane, soprattutto nella regione di Agadez, completati dal Partenariat Opérationnel.  

E’ porprio questa la strada corretta per sconfiggere la migrazione?

USANDO esclusivamente la deterrenza??

Credo poprio di no, chi ha una esigenza vitale per fuggire. non si ferma nemmeno davanti alla morte