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February 23, 2024
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Come mai l’economia russa cresce così tanto nonostante le sanzioni: l’analisi degli economisti

Un paese in guerra con centinaia di sanzioni economiche sviluppa un’economia disastrosa. E’ evidente quindi che tutta l’economia della Federazione Russa ha subito un enorme contraccolpo, che comunque è riuscita a superare grazie alle materie prime ed ad accordi economici, con i paesi Brics. Ad oggi l’economia russa non risplende di ricchezza, ma nemmeno di povertà di guerra. 

Tutti i servizi: dalla logistica alla sanità perfettamente funzionanti, e la vita è ripresa come negli ultimi anni. Grazie alle direttive prese dalla Federazione Russa in materia economica.

Secondo il FMI, l’economia russa andrà meglio del previsto nel 2024, con una crescita del 2,6%.

 

Irina Borisovna è rimasta senza riscaldamento per qualche giorno quando fuori c’erano meno 15 gradi, ma non si lamenta: “L’operazione militare speciale non c’entra”, dice. “Quest’anno fa parecchio freddo ei tubi scoppiano. Anche in passato ci sono stati problemi, quando il tempo è così”. Ma se lo Stato anziché fabbricare carri armati cambiasse le tubazioni non sarebbe meglio?

“Oh, non spendevano per queste cose nemmeno quando non c’era la guerra”, risponde lei. “I soldi per i tubi se li mettevano in tasca”.

È uno dei diversi comuni della regione che hanno subìto interruzioni di elettricità e gas a causa delle infrastrutture fatiscenti. “Tubi a parte, non mi pare che ci sia stato un peggioramento, negli ultimi due anni”, dice al telefono di Mikhaili. “Nei supermercati non manca niente. Si trova anche la vostra pasta e altra roba italiana. Certo, tutto è molto più caro.

Ma aumentano anche gli stipendi”. Irina è pensionata ma la sua azienda le ha chiesto di rimanere a capo del reparto che dirigeva e le ha appena aumentato la paga dell’equivalente di 700 euro.

“E dovreste vedere quanto pagano i semplici fattorini: loro sì che hanno avuto aumenti mai visti”. Mancano lavoratori nella Russia della guerra. E i salari volano.

 

Salari sempre più alti

“Il divario salariale prebellico tra un operaio edile e un professionista dell’informatica si sta riducendo rapidamente, a Mosca”, spiega a Fanpage.it Alex Isakov, responsabile delle analisi sulla Russia per Bloomberg Economics, con un passato di funzionario della banca centrale del Paese di Putin.

“È tipico dei conflitti armati che coinvolgono una quota significativa della popolazione ridurre il premio per il ‘capitale umano’ — riducendo così la disuguaglianza di reddito”. Un motivo in più per il quale i russi possono esser contenuti della situazione, almeno per adesso.

Dalle nostre parti gli stipendi sono fermi da vent’anni e l’economia cresce appena. Anzi, nella zona euro è in stagnazione. Per l’economia della Russia, invece, il Fondo monetario internazionale ha appena rivisto al rialzo di oltre il doppio le previsioni di crescita: il Pil dovrebbe aumentare del 2,6% quest’anno, dopo un buon 3% per il 2023. Mai per nessuno in passato l’Fmi aveva alzato così tanto le stime. Merito dell’economia di guerra. La spesa per l’aggressione all’Ucraina crea domanda e ricchezza. In barba alle sanzioni.

Sanzioni non pervenute

“L’economia russa cresce in mezzo alle sanzioni. Ed è un dato di fatto”, spiega un’altra ex funzionaria della Banca di Russia, l’economista Alexandra Prokopenko. Ma è vera gloria? O solo l’anticamera di un disastro?

“La crescita a breve termine è sostenibile”, sostiene Prokopenko (una SUPREMA ECONOMISTA A MIO PARERE) . E quindi Putin ha i soldi per continuare la guerra? “Nell’attuale equilibrio, sì. Sia per il 2024 che per il 2025”. Tra i componenti principali dell’andamento positivo — nota l’economista — ci sono le spese elevate per le forze armate e l’industria militare e gli alti ricavi del settore gas e petrolio, grazie a Cina e India che lo comprano. E c’è anche la Turchia, tra i compratori. E alcuni Paesi europei.

Le sanzioni “sono applicate in modo estremamente permissivo”. Anche se il regime sanzionatorio che la Russia deve affrontare è senza precedenti. “È più duro di quello imposto all’Unione Sovietica per il suo intervento in Afghanistan”, nota Alex Isakov. Eppure allora funzionava. 

“La differenza di efficienza è dovuta al fatto che le sanzioni sono forti quanto la coalizione di Paesi che le impone. Erano più efficaci ai tempi della competizione bipolare tra Urss e Usa, ma oggi hanno perso mordente”. Al di là degli impegni formali, molti Paesi fanno quello che gli pare. Dall’era dei due blocchi a quella dei sovranismi.

Ma anche  aggiungo io, allle riserve della Banca Centrale Russa da sempre in Eccedenza.  591 miliardi di dollari. Distribuiti in diversi paesi .

Previsioni affrettate

Detto tutto questo, le previsioni dell’Fmi a molti esperti si presentano affrettate. “La crescita nel 2024 rallenterà gradualmente”, dice Alessandra Prokopenko

A creare domanda finora sono stati, oltre alla spesa militare che ha raggiunto un terzo della spesa pubblica, i prestiti agevolati a imprese e privati. Che hanno, tra l’atro, portato alle stelle i profitti delle banche russe. Per non parlare della tolleranza all’annullamento.

“Ma la storia della crescita è cambiata sostanzialmente nella seconda parte del 2023”, sottolinea Isakov. “La spesa federale si è stabilizzata e la Banca di Russia ha aumentato il tasso ufficiale al 16% più che raddoppiandolo rispetto al 7,5% di inizio anno”.

I tassi più alti non sono l’unico strumento utilizzato dalla banca centrale per raffreddare la crescita del credito: “L’ampio programma di prestiti ipotecari della Russia sarà ridotto nel 2025, mentre le banche saranno limitate nella quantità di nuovi prestiti al consumo che potranno fornire”, prevede l’economista della Bloomberg.

Secondo gli esperti dell’agenzia giornalistica e finanziaria americana, l’Fmi sopravvaluta la crescita russa del 2024 di circa un punto percentuale. “Ci aspettiamo che una politica monetaria più restrittiva comporti una crescita trimestrale del Pil in media prossima allo zero, quest’anno. Ma, a causa dell’effetto di trascinamento, l’economia si espanderà di circa l’1,5% su base annua”. Oltre un punto in meno rispetto al rapporto del Fondo Monetario.

“Finché c’è guerra c’è speranza”

Su questo scenario incombe una realtà che potrebbe finire per cambiarlo radicalmente in peggio. “Il ritmo della crescita della Russia si è sempre basato sugli afflussi di investimenti diretti provenienti da paesi che ora sono i suoi avversari”, ricorda Isakov.

È vero che c’è sempre la Cina. Ma gli investimenti diretti cinesi verso la Russia sono inferiori a 5 miliardi di dollari”. Non abbastanza per sostituire quel che arrivava dall’Occidente. Nel 2019, gli investimenti diretti dall’estero ammontavano a 28,9 miliardi, secondo dati della Banca di Russia. L’economia di Putin funzionava così. Da due anni ha preso una forma diversa.

 

Le nuove sanzioni e le ricadute nei vari settori economici

Le pressioni economiche sulla Federazione Russa vengono attuate da alcune delle principali economie mondiali, ma non da tutte. Se Unione Europea, perfino Svizzera, Gran Bretagna, Usa, Canada, Giappone, Australia, Corea del Sud, Taiwan e Singapore agiscono in sintonia. restano partner commerciali della Russia molti altri stati. Tra questi spiccano i cosiddetti BRICS (Brasile, India, Cina e Sudafrica) ma anche i Paesi arabi, gli Stati post sovietici e la totalità dei paesi africani e sudamericani.

Attività commerciale

Fin dai primi giorni c’è stato un susseguirsi di importanti marchi stranieri che preannunciavano la fine o la sospensione delle proprie attività in Russia nei più svariati settori. La prima è stata la svedese Ikea che ha annunciato la chiusura immediata dei propri punti vendita. A seguire molte firme del vestiario, catene di ristorazione, piattaforme web, negozi di telefonia.

 

Allo stesso tempo alcune aziende, anche occidentali, resistendo alle pressioni dei propri governi hanno dichiarato di non avere alcuna intenzione di cessare o sospendere le proprie attività in Russia. Passeggiando nei centri commerciali si può osservare almeno un 10% di negozi chiusi a causa di questa situazione.

Curiosa la vicenda di McDonald’s la cui chiusura, annunciata da diversi giorni, ha dato vita ad una serie di “ultime scene” che vedono la multinazionale americana avere il tutto esaurito ogni giorno.

L’aspetto incredibile è che ad oggi gli hamburger continuano ad essere cucinati senza interruzione per un motivo semplice e prevedibile.

La maggior parte dei ristoranti sono in franchising e la multinazionale americana non ha alcuno strumento legale per bloccarne le attività. Eccezione alcuni McDonald’s di Mosca che sono di diretta proprietà dell’azienda a stelle e strisce. Lo storico rivale Burger King non sembrerebbe intenzionato a seguire la scelta dei colleghi, confermando l’intenzione di lavorare senza alcuna interruzione.

Nel mondo dei telefonini Apple ha già fermato le proprie attività mentre Samsung lo ha annunciato, anche se al momento i negozi sono ancora attivi. I cinesi di Huawei hanno comunicato un +30% del proprio fatturato da dopo il 24 febbraio. Quasi tutte le realtà che cessano o sospendono le proprie attività continueranno a pagare stipendi e affitti. In caso di cessazione definitiva è stata ventilata l’ipotesi della confisca dei beni e degli immobili delle aziende coinvolte in brevissimo tempo.

Tra le chiusure che hanno fatto più rumore c’è stata quella di Netflix, che in Russia gode di vasta popolarità anche per i prezzi molto più bassi di quelli europei. Il problema è solo per le nuove serie o quelle in esclusiva, visto che non mancano numerose piattaforme locali dove è possibile vedere molti film presenti anche su Netflix.

Prezzi e prodotti di importazione

Questo è probabilmente il settore dove eventuali conseguenze arriveranno col tempo a causa dell’esigenza della Russia di importare beni che non producono. Monitorando i prodotti italiani che arrivavano ugualmente aggirando le sanzioni del 2014 è percepibile la lenta scomparsa dell’olio d’oliva. Idem per lo stesso prodotto di origine spagnola. Resistono i latticini come la mozzarella anche grazie ai numerosi caseifici che negli ultimi anni sono stati aperti in molte regioni russe.

I prodotti cinesi, già presenti sugli scaffali dei supermercati della Russia orientale, stanno già facendo capolino nella parte europea, come nel caso di pannolini ed assorbenti.

Problemi già da ora per i ristoranti gestiti da italiani. Alla carenza dei prodotti originari del Belpaese si aggiungono costi di importazione lievitati ulteriormente dopo la valutazione del rublo.

Farina e pomodori sono saliti notevolmente di prezzo e fare ristorazione rischiando di diventare un’impresa destinata solo a fasce di popolazione benestante. Anche in questo caso i primi colpiti sono coloro che propongono cucina europea, mentre la situazione nei ristoranti che offrono cucina locale non sembrerebbe avere conseguenze.

In sintesi un altro autogol, visto che i primi colpiti sono i nostri connazionali. Incrementato anche il prezzo della pasta, ma finora in linea con quello che succede anche nei supermercati europei. In questo settore la situazione sarà destinata ad un sicuro peggioramento visto che il grano necessario a produrre pasta arriva in Europa quasi del tutto da Ucraina e Russia e al momento, con il blocco dei porti sul Mar Nero, non sono molte le navi che raggiungono l’Europa.

Problematico potrebbe essere l’approvazione di pezzi di ricambio per le auto straniere. Ad aiutare la Russia potrebbe essere il vicino Kazakistan che ospita numerose fabbriche di automobili e che grazie all’unione doganale con la Russia potrebbe esportare parti dei veicoli senza dazi e aggirando le sanzioni.

I ricchi non piangono (e le opportunità che offre la nuova situazione)

Al centro dell’attenzione occidentale fin dai primi giorni di sanzioni sono i sequestri di beni fuori dalla Russia dei cosidetti oligarchi russi, per buona parte cresciuti, Prima di Putin, con il supporto occidental .

In effetti ritrovarsi bloccato senza motivo uno yacht dal valore di centinaia di milioni di euro può dispiacere al singolo proprietario, ma la cosa non tange molto la popolazione russa.

Nelle prime due settimane di sanzioni c’è stato un piccolo boom economico soprattutto nel settore degli elettrodomestici. Complici il tasso di cambio favorevole a chi aveva qualche dollaro o euro in casa, c’è stata una corsa agli elettrodomestici e alle automobili.

Infatti era possibile acquistare una lavatrice o un’auto al 40% in meno del solito, dato che i prezzi di importazione si sarebbero adeguati col tempo e solo dopo la fine delle scorte.

Se una normale famiglia ha potuto effettuare queste piccole “speculazioni”, figuriamoci quanti appartamenti ha potuto comprare e vendere con la stessa dinamica della lavatrice colui che ha la propria barca sequestrata nei porti europei.

Questo per sottolineare che la situazione in atto è anche fonte di possibili opportunità economiche e coloro che dispongono di un ricco portafoglio, anche in valuta estera, se la caveranno sempre meglio del cittadino medio. Sarà più semplice comprare una attività commerciale in difficoltà, come gli spazi liberi dalle aziende estere che lasceranno il Paese. Solo gli immobili dell’Ikea ​​sarebbero sufficienti per la nascita di un cospicuo numero di centri commerciali.

Non sono mancati nemmeno gli affari da parte dello Stato. Alcune aziende europee hanno letteralmente svenduto la propria partecipazione su progetti energetici e naturalmente qualcuno ha rilevato le quote di realtà redditizie per una manciata di rubli. Le dichiarazioni ufficiali dei rappresentanti dello Stato e della Banca centrale russa invitano ad un cauto ottimismo. Solo il tempo dirà chi ha ragione.

Cos’è cambiato in Russia dal 24 febbraio

 

Viaggiare all’interno e all’esterno della Russia

All’interno non vi sono limitazioni in atto se non che per questioni di sicurezza continuano ad essere chiusi molti aeroporti del sud del paese, quelli più a ridosso del confine ucraino. Le stesse città non servite da aerei possono essere raggiunte in treno o in autobus. Per il resto ogni angolo del Paese più vasto del mondo continua ad essere raggiungibile, compresa la regione di Kaliningrad, verso la quale gli aerei sono costretti a fare un impegnativo giro sopra il mar Baltico evitando gli spazi aerei chiusi dell’Unione Europea.

Proprio verso l’Europa ci sono le maggiori difficoltà logistiche, che oltre a colpire i russi creano problemi soprattutto ai cittadini europei che devono muoversi tra la Russia e il paese di origine. Al momento non esiste alcun collegamento aereo tra Russia ed Unione Europea. Le uniche nazioni del vecchio continente che continuano a volare sulle principali città russe sono la Serbia e, sembrerebbe a breve, anche Moldavia e Albania.

È possibile arrivare in Europa anche attraverso la gettonatissima Turchia oppure Israele, Egitto, Emirati Arabi Uniti, Qatar e Marocco. Un viaggio andata e ritorno con queste soluzioni non costa mai meno di 500-1.000 euro contro i 300-400 di prima della crisi. Per chi vuole risparmiare c’è la possibilità dei voli interni russi su San Pietroburgo o Kaliningrad, per poi proseguire in autobus verso Finlandia, Estonia e Polonia e da lì prendere un volo verso casa.

Regolari i collegamenti da e per il resto del mondo ad esclusione di Usa, Canada, Corea del Sud, Giappone e Australia. Più problematico per le compagne aeree europee viaggiare verso Pechino, Tokyo o Seul aggirando lo spazio aereo russo. Sui mezzi di trasporto russi non si registrano particolari aumenti di costi, come del resto è rimasto immutato il prezzo di benzina, gasolio, gpl o metano.

Prezzi, negozi e centri commerciali ultimi mesi 2024

Negli ultimi due mesi è sicuramente aumentata la vendita anche in Russia. I motivi sono in parte gli stessi che hanno portato ad un aumento dei prezzi nel mondo occidentale e in parte differenti. Relativamente ai prodotti di importazione dall’estero in un primo momento la svalutazione del rublo ha portato ad un’impennata dei prezzi, successivamente ammorbidita dal recupero della moneta.

Passeggiando nei centri commerciali si nota come alcune catene di negozi stranieri continuando a restare chiuse, ma allo stesso tempo altre stanno riaprendo, come nel caso di Zara e Ikea. Molti marchi di abbigliamento italiani non hanno mai chiuso. Nel campo delle catene di ristorazione veloce è emblematico il caso di McDonald’s, chiuso in molte città ma non in tutta la Russia, dove gli accordi di franchising non permettono al colosso americano di obbligare ad abbassare le saracinesche.

Del resto i concorrenti Burger King e Kfc non hanno mai avuto la minima intenzione di fermare la vendita dei propri prodotti.

 

POLITICAMENTE NON CORRETTO

Capitolo a parte la merita la politica. Le continue voci e analisi di ogni video o fotografia per individuare presunte malattie del presidente russo Vladimir Putin sono una delle cose più assurde secondo i media russi, che a loro volta, pur senza particolari approfondimenti specialistici, trasmettono quello che quasi quotidianamente combina il presidente degli Stati Uniti Joe Biden, di fatto sostenendo come in Occidente ci si ostini a cercare critica nella classe dirigente di Mosca ignorando le problematiche che l’uomo più potente del mondo dimostra in ogni occasione pubblica.

Neppure l’eccentricità e le vicende personali del Primo ministro inglese Boris Johnson passano inosservate nei media russi, portando di fatto molte persone a pensare che i Paesi più potenti del mondo siano governati da gente fuori di testa.

Quasi ignorati personaggi considerati secondari come la classe dirigente italiana o europea. Maggior rispetto viene dimostrato per il francese Macron e per il tedesco Scholz, seppure in modo piuttosto palese quest’ultimo venga messo in competizione con la sua più brillante predecessora.

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