MURA GERICO

July 14, 2025
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Israele conosceva il piano d’attacco di Hamas da oltre un anno”, rivela il New York Times.

Lo prova un documento di 40 pagine denominato in codice dall’intelligence israeliana “Mura di Gerico”: esso delinea punto per punto, senza specificare la data, esattamente l’attacco effettuato da Hamas il 7 Ottobre 2023.

Un PROGETTO PERFETTO

Il piano è circolato ampiamente, per oltre un anno prima del 7 Ottobre 2023, tra i leader militari e dell’intelligence israeliana, ma essi hanno concluso che “un attacco di tale portata è al di là delle capacità di Hamas”.

Lo sapevano TUTTI, e quindi chi ha organizzato e realizzato la strage ?

Lo scorso luglio 2023, solo tre mesi prima all’attacco, una analista veterana dell’Unità 8200, l’agenzia di intelligence israeliana, ha avvertito che Hamas aveva condotto un’intensa esercitazione simile a quella descritta nel piano.

Ma un colonnello dell’agenzia di intelligence ha cestinato il suo rapporto. Come Inutili. 

Intensficando la segretezza DI GERICO

Quello che ha stranizzato tutti gli osservatori internazionali INDIPENSENTI è che 

Il 7 Ottobre 2023 Hamas ha eseguito il piano di attacco con “stupefacente precisione”:

una raffica di razzi, droni per mettere fuori uso le telecamere di sicurezza e le mitragliatrici automatiche lungo la barriera che circonda Gaza, uomini armati che entrano in territorio israeliano dai varchi aperti con bulldozer nella barriera.

Esattamente come era scritto nel piano denominato dall’intelligence israeliana “Mura di Gerico”.

Ma chi ha fornito questa attrezzatura così sofisticata.

Come è possibile che 4 ragazzini armati con armi leggere abbiano potuto sventrare Kibbutz militari ed incenerire centinaia di auto.

Questa eccezionale documentazione – che il mainstream politico-mediatico ha passato sostanzialmente sotto silenzio – conferma quanto abbiamo dimostrato, in base ai fatti e non alle opinioni, fin dalla puntata 113 di Grandangolo intitolata “L’11 Settembre del Medioriente”:

i capi di Israele non sono stati colti di sorpresa dall’attacco di Hamas, ma hanno contribuito alla sua esecuzione per avere il pretesto di attuare il loro piano strategico.

Esso consiste nello sterminare la popolazione di Gaza: i morti e i feriti gravi, per la maggior parte donne e bambini, ammontano finora a circa 60 mila, equivalenti (se ci trovassimo noi in una situazione simile) a circa 2 milioni di morti e feriti gravi in Italia.

Allo stesso tempo il piano consiste nel rendere Gaza inabitabile, martellandola con migliaia di bombe fornite dagli USA: in meno di sette settimane i bombardamenti israeliani hanno distrutto quasi il 70% degli edifici nel Nord, e lo stesso stanno facendo ora nel Sud, mentre nel corso di tutta la Seconda guerra mondiale i bombardamenti degli Alleati sulla Germaniadistrussero il 60% degli edifici di Dresda e altre città.

La soluzione finale, nel piano dei capi di Israele, prevede la deportazione della popolazione di Gaza nel deserto del Sinai e la cancellazione di Gaza quale territorio palestinese, facendo poi la stessa cosa con la Cisgiordania, I capi di Israele stanno così commettendo non solo crimini di guerra, ma un vero e proprio crimine di genocidio.

Questo crimine internazionale consiste nella metodica distruzione di un gruppo etnico, razziale o religioso in quanto tale, compiuta attraverso lo sterminio degli individui, la dissociazione e dispersione dei gruppi familiari, lo scardinamento di tutte le istituzioni sociali, politiche, religiose, culturali.

Per chi era a conoscenza realmente delle condizioni critiche di Hamas, una organizzazione finanziata da anni da Israele. Rimase da subito Stupefatto davanti ad un evento INCREDIBILE. Impossibile, I mezzi di controllo sofisticatissimi di Israele controllavano centimetro per centimetro il territorio di confine con Gaza. Nessuno poteva oltrepassare i confini. 

Ma poi Haaretz il Quotidiano storico di ISraele, anch’esso incredulo, avviò una indagine che scoprì e descrisse passo passo cosa era successo veramente. Ci chiediamo PERCHE’ nessuno dei nostri MEDIA ha mai riportato l’indagine di HAARETZ. Che spiega documentalmente cosa era successo veramente.

Altri invce, come noi, ci siamo chiesti già dalle prime ore. “CUI PRODEST” A CHI giova???  certamente no ai palestinesi o ad Hamas complice e soci dei Sionisti.

Troverete negli altri nostri post sulla materia tutti gli elementi documentali, per farvi la vostra Opinione liberamente.. Riportiamo qui di seguito. per completare . Una Intervista fatta da un giornale Indipendente  Israeliano ad una delle donne che si è salvata dai bombardamenti Del RAVE…….   ed altri elementi che aiutano a comprendere cosa è veramente successo il 7OTTOBRE

Una donna israeliana sopravvissuta all’assalto di Hamas agli insediamenti vicino al confine di Gaza il 7 ottobre afferma che i civili israeliani sono stati “senza dubbio” uccisi dalle loro stesse forze di sicurezza.

Ciò accadde quando le forze israeliane si impegnarono in feroci scontri a fuoco con i combattenti palestinesi nel kibbutz Be’eri e aprirono il fuoco indiscriminatamente sia sui combattenti sia sui prigionieri israeliani.

“Hanno eliminato tutti, compresi i partecipanti alla festa”, ha detto alla radio israeliana. “C’era un fuoco incrociato molto, molto intenso” e persino bombardamenti di carri armati.

La donna, Yasmin Porat, 44 anni, madre di tre figli, ha dichiarato che in precedenza, lei e altri civili erano stati trattenuti dai palestinesi per diverse ore e trattati “umanamente”. Era fuggita dal vicino locale rave “Nova”.

Sui social media è circolata la registrazione della sua intervista, tratta dal programma radiofonico Haboker Hazeh (“Questa mattina”) condotto da Aryeh Golan sull’emittente statale Kan.

L’intervista è stata tradotta da The Electronic News. Potete ascoltarla con i sottotitoli in inglese in questo video; la trascrizione è disponibile alla fine di questo articolo:

Ve la riportiamo integralmente

.

In particolare, l’intervista non è inclusa nella versione online di Haboker Hazeh del 15 ottobre, puntata in cui apparentemente è andata in onda.

Potrebbe essere stato censurato a causa della sua natura esplosiva.

Porat, originaria di Kabri, un insediamento vicino al confine libanese, ha senza dubbio vissuto esperienze terribili e visto molti civili uccisi. Il suo compagno, Tal Katz, è tra i morti.

Tuttavia, il suo racconto smentisce la versione ufficiale di Israele circa l’omicidio deliberato e gratuito da parte dei combattenti palestinesi di Hamas.

Sebbene non compaia più sul sito web di Kan, ci sono pochi dubbi sulla sua autenticità.

Almeno un account in lingua ebraica ha pubblicato parte dell’intervista su Twitter, ora ufficialmente denominato X, e ha accusato Kan di fungere da “media al servizio di Hamas”.

Moltissime altre interviste dei primi giorni post Strage sono scomparse dai Media Israeliani

Yasmine racconta che con il suo compagno Tal Katz a una festa nel sud si trovava alla festa del Rave. È riuscita a sfuggire all’inferno, rimanendo nel MMD grazie all’assistenza degli abitanti del kibbutz Be’eri, la cui casa è stata scassinata da 15 terroristi, e anche dopo essere stata al loro fianco, è riuscita a sopravvivere e a rimanere in vita in una storia i cui dettagli potrebbero essere un mix di un film horror.

..  compagno Tal Katz. Sono stata molto fortunata per tutto il tragitto. Verso le 6:15, io e Tal siamo andati alla macchina per rinfrescarci, volevamo mangiare qualcosa di piccolo. Il tragitto dal locale della festa al parcheggio è di circa dieci minuti a piedi. Siamo andati alla macchina, abbiamo mangiato qualcosa, mi sono truccata e abbiamo iniziato a tornare indietro. 

“Sono una ragazza Katyusha, non ho paura dei razzi. Ero di umore festoso. Sono una ragazza coraggiosa. Gli ho detto di sorridere all’Iron Dome. Si è agitato. La musica continuava a suonare e non sapevamo che ci fossero terroristi nella zona. Decine di missili in aria e io ridevo. Improvvisamente, è stato dato un annuncio: “Tutti evacuate la zona, questo è quello che ci hanno detto nell’annuncio”. Gli ho detto: “Salite in macchina e ce ne andiamo da qui”, ho detto, gridando. Eravamo tra i primi dieci veicoli a lasciare i Nuba. Abbiamo iniziato a guidare, ma lui era in ansia e a quel punto i missili volavano in aria.”

 

“Siamo arrivati vicino al kibbutz Be’eri. Lui ha visto un rifugio con altri 20 civili e io mi sono rifiutata categoricamente di andarci.

Lui è corso fuori dall’auto ed è entrato nel rifugio. Sto ancora ridendo, ero dell’idea che sarebbe stato meglio per me morire a causa di un missile che mi atterrava sulla macchina piuttosto che essere colpito in faccia da un terrorista.

Eravamo nel rifugio e all’improvviso sono arrivati due terroristi, sparando in tutte le direzioni. Siamo corsi verso l’auto, gli ho urlato contro e abbiamo iniziato a guidare quando improvvisamente in lontananza abbiamo visto un lungo ingorgo e un pick-up che sparava in tutte le direzioni.” 

Tal fa una farsa e torna verso il kibbutz Be’ari. Vediamo le guardie di sicurezza del kibbutz, nessuna delle quali, a mio modesto parere, è ancora viva. Tal ci ha chiesto dove potevamo nasconderci.

Ci hanno mandato al rifugio. Il personale di emergenza è arrivato lì, quindi abbiamo deciso di andarcene. Abbiamo bussato alla porta della coppia Hadas e Adi Dagan, di cui purtroppo Adi non è più in vita, e sono una coppia adorabile che li ospita a casa loro, e ancora non capiamo cosa stia succedendo esattamente. In quei minuti, il mio compagno Tal era in preda a una terribile isteria. Ho spiegato loro che volevo tornare al nord e lui era spaventat

 Guardando la TV. La coppia chiama gli amici del kibbutz su WhatsApp e tramite loro comprendiamo la portata del disastro.

Ogni diciotto minuti la coppia di Dagan riceve un messaggio da un altro amico del kibbutz che descrive che i terroristi stanno andando a casa loro, dicendo che stanno bussando alla porta e poi la connessione si interrompe.

Questo va avanti per circa 15 volte finché non sentiamo raffiche di spari senza sosta proprio accanto a noi e lentamente ci rendiamo conto che stanno sparando anche alla casa in cui eravamo, e questo dopo che erano andati a trovare i vicini.”

“In pochi secondi, senti vetri infrangersi all’interno della casa e senti dei rumori in arabo: “Apro la porta”. Eravamo nel complesso. Il defunto Adi teneva la porta del complesso e non riuscivano ad aprirla.

Hanno fatto esplodere una granata all’interno. La finestra è stata danneggiata e c’è stato un contatto visivo con i terroristi. Per tutto il tempo, io e Tal eravamo nascosti nell’armadio. Un minuto dopo, la coppia anziana ha aperto l’armadio e si è piazzata davanti a noi con i kalashnikov, intimandoci di uscire.

Ero nuda, con una minigonna e una maglietta corta. Mi hanno dato i pantaloni del padrone di casa, mi hanno detto di rivestirmi e ci hanno portati fuori con Tal ammanettato, conducendoci al balcone di una casa con il corpo di uno degli abitanti del kibbutz con noi

 “Ho iniziato a piangere, per favore non uccidetemi, sono madre di tre figli”, ha detto. “Sono stati molto umani nei nostri confronti, questa è la verità. Mi hanno detto:

‘Non ti uccideremo, calmati’. Ho avuto una bella sensazione. Sono la donna più laica al mondo, ma d’altra parte, credo nella vita più di chiunque altro. Credo in Dio al massimo livello.

Sono solidale con i rapitori e sono io quella che chiama la polizia alle 15:30 insieme a loro e chiede aiuto”.

“Solo verso le 16:00 sono arrivati i combattenti dello YAMM e l’esercito Israeliano, e improvvisamente è iniziato un violento scambio di colpi d’arma da fuoco, e allora ci siamo sentiti in pericolo”, ha aggiunto.

“Fino a quel momento avevamo avuto una buona comunicazione. Mi sono sentita davvero loro complice. La moglie del defunto ha detto che il suo corpo era con noi.

Ci ha raccontato che quando hanno cercato di entrare, l’uomo ha cercato di impedirglielo e ha afferrato la porta.

Hanno sparato alla porta ed è stato ucciso. Non li hanno portati fuori per giustiziarli. Con noi, stavano bene. C’erano 10 terroristi e 12 di noi. Non è stato poi così spaventoso

ci hanno detto che non saremmo morti, che volevano portarci a Gaza e che il giorno dopo ci avrebbero riportati al confine. Gli ho detto che non volevo andare a Gaza.

Il terrorista che era il loro comandante gli era vicino e improvvisamente ho sentito un proiettile proveniente dall’aterno colpirmi alla coscia e ho provato un dolore lancinante. Quello che era una specie di loro comandante ha iniziato a parlare al telefono e poi mi ha chiamato ‘Yasmin Ta’el’. Si è tolto i vestiti, è rimasto con la biancheria intima e una canottiera, e ha iniziato a uscire di casa per arrendersi.”

“Ho iniziato a gridare: ‘Smettete di sparare'”, ha raccontato. “All’improvviso gli spari si sono fermati e ho visto il mio ragazzo ammanettato con tutti i proiettili puntati sopra la testa. Ho urlato al mio ragazzo: ‘Tal, stai bene?’. Abbiamo superato due rocce e attraversato la terrazza e all’improvviso 20 cecchini erano davanti a noi e ho urlato:

‘Non sparate, sono un civile’, e loro hanno detto che non avrebbero sparato. Gli hanno ordinato di togliersi le mutande e la maglietta, rimanendo nudo. Poi mi ha spinto verso la polizia ed è stato arrestato. Il mio grosso problema oggi è che il mio compagno è scomparso.”

 aveva scelto per consegnarmi e salvarmi la vita. Le forze di sicurezza non hanno compreso la portata dell’incidente. Sono stata lì per ore e all’improvviso ho visto Adi, che mi aveva ospitata quando era stata ferita e mi aveva detto che suo marito era stato ucciso da un proiettile israeliano vagante.

Un soldato semplice mi ha accompagnata a Tel Aviv fino al treno e poi mi ha dato 100 shekel perché potessi tornare indietro e non so cosa stia succedendo con il mio compagno”, ha detto.

Puoi dire di aver ricevuto la vita come un dono?
“Inequivocabilmente. Dio è stato con me in ogni situazione e in ogni momento. Il mio compagno è rimasto lì, terribilmente spaventato, e voglio che risponda, che risponda.”

Non tornerai alle feste nella natura?
“Ci tornerò sicuramente. Nessuno mi fermerà. Sono arrabbiato con lo Stato, sono arrabbiato con l’esercito. Per 10 ore il kibbutz è stato senza legge. Se ho capito bene, il 75% di Barry è morto, rapito o gravemente ferito. Siamo rimasti lì fino alle 16:00 e la quantità di munizioni che volava lì non era finita.”

E oggi?
“Voglio sapere cosa sta succedendo con Tal. Nessuno sa darci spiegazioni. 48 ore dopo il mio salvataggio, nessuno sa ancora cosa sta succedendo, e per me è assurdo, e c’erano 10 ostaggi lì.”

TRADUZIONE LETTERALE DELL’AUDIO

Trattati “umanamente”

Porat afferma anche che lei e altri civili prigionieri sono stati trattati bene dai combattenti palestinesi.

Porat stava partecipando al rave “Nova” quando è iniziato l’attacco di Hamas con missili e parapendio a motore. Lei e il suo compagno Tal Katz sono fuggiti in auto nel vicino kibbutz Be’eri, dove si sono verificati molti degli eventi che descrivono nelle sue interviste.

Secondo quanto dichiarato da Porat a  Maariv  , lei e Katz inizialmente cercavano rifugio nella casa di una coppia chiamata Adi e Hadas Dagan. Dopo essere stati trovati dai combattenti palestinesi, sono stati tutti portati in un’altra casa, dove erano già tenute statali prigioniere otto persone e una era morta.

 

“Non ci hanno maltrattato. Ci hanno trattato con grande umanità”, ha spiegato Porat a un Golan sorpreso nell’intervista radiofonica a Kan.

“Con questo intendo dire che ci sorvegliano”, ha detto. “Ci danno qualcosa da bere ogni tanto.

Quando vedono che siamo nervosi, ci calmano. È stato molto spaventoso, ma nessuno ci ha trattato con violenza. Per fortuna non mi è successo niente di simile a quello che ho sentito dai media”.

“Sono stati molto umani nei nostri confronti”,

ha detto Porat nella sua intervista a Channel 12. Ha ricordato che un combattente palestinese che parlava ebraico “mi ha detto: ‘Guardami bene, non ti uccideremo. Vogliamo portarti a Gaza. Non ti uccideremo. Quindi stai calma, non morirai’. Questo è quello che mi ha detto, con quelle parole”.

“Ero calma perché sapevo che non mi sarebbe successo nulla”, ha aggiunto.

“Ci hanno detto che non saremmo morti, che volevano portarci a Gaza e che il giorno dopo ci avrebbero riportato al confine”, ha raccontato Porat a  Maariv  .

Nell’intervista rilasciata a Canale 12, Porat racconta che, nonostante tutti i combattenti palestinesi avessero armi cariche, non li ha mai visti sparare ai prigionieri o minacciarli con le loro armi.

Oltre a fornire acqua potabile ai prigionieri, ha detto che i combattenti li lasciavano andare fuori sul prato perché faceva caldo, soprattutto perché era saltata la corrente elettrica.

Giovani e spaventati

Circa otto ore dopo l’inizio dell’attacco di Hamas e circa mezz’ora dopo le chiamate di Porat alla polizia, sono arrivate le forze israeliane e ne è seguito il caos, ha raccontato Porat a Kan.

“All’inizio non c’era nessuna forza di sicurezza [israeliana] con noi”, ha ricordato Porat, sottolineando che la sua prima chiamata alla polizia israeliana è rimasta senza risposta.

“Siamo stati noi a chiamare la polizia, insieme ai rapitori, perché i rapitori volevano che arrivasse la polizia. 

“Capiscono che i soldati non uccideranno gli ostaggi. Quindi vogliono uscirne vivi e che la polizia glielo permetta”, ha detto Porat a Channel 12.

Sebbene i prigionieri israeliani fossero solo una dozzina, Porat ricevette l’ordine di riferire alla polizia israeliana che 40 di loro erano trattenuti dai combattenti di Hamas, che a loro volta contavano tra i 40 e i 50 uomini, per lo più ventenni, secondo le sue stime. Erano giovani e spaventati, ha dichiarato a Channel 12.

Un combattente descritto da Porat come un comandante sulla trentina ha chiesto di parlare con la polizia ed è stato messo insieme a un ufficiale israeliano che parlava arabo.

Dopo la breve conversazione, circa quattro dozzine di combattenti palestinesi e le loro dodici prigioniere israeliane attesero l’arrivo dell’esercito; alcuni membri del gruppo si riversarono in giardino per trovare sollievo dal caldo pomeridiano.

Grandine di proiettili, mortai e proiettili di carri armati

Le forze israeliane annunciarono il loro arrivo con una raffica di colpi d’arma da fuoco, cogliendo di sorpresa i combattenti e i loro prigionieri israeliani.

“Eravamo fuori e all’improvviso abbiamo sentito una raffica di proiettili dell’unità israeliana YAMAM. Abbiamo iniziato a correre tutti per cercare riparo”, ha raccontato Porat a Canale 12.

Porat ha dichiarato di essersi arresa ai soldati israeliani dopo mezz’ora di feroce scontro a fuoco, durante il quale sono stati sparati “decine, centinaia e migliaia di proiettili e colpi di mortaio che volavano in aria”,

“Inizia a spogliarsi”, ha ricordato Porat ad Aryeh Golan di Kan. “Mi chiama e inizia a uscire di casa con me, sotto il fuoco nemico. A quel punto urlo ai [commando israeliani]… quando mi sentono, di smettere di sparare”.

“E poi mi hanno sentito e hanno smesso di sparare”, ha aggiunto. “Vedo gente del kibbutz sul prato. Ci sono cinque o sei ostaggi sdraiati a terra fuori. Come pecore al macello, tra gli spari dei nostri commando israeliano e dei terroristi”.

“I terroristi li hanno uccisi?” chiede Golan.

“No, sono stati uccisi dal fuoco incrociato”, risponde Porat. “Sappi che c’era un fuoco incrociato molto, molto intenso.”

Golan insiste: “Quindi le nostre forze potrebbero averli colpiti?”

“Senza dubbio”, risponde l’ex prigioniero, e aggiunge: “Hanno eliminato tutti, compresi gli ostaggi, perché c’era un fuoco incrociato molto, molto intenso”.

“Dopo un folle fuoco incrociato, due proiettili di carro armato sono stati sparati contro la casa. È una piccola casa di kibbutz, niente di grande”, spiega Porat.

Porat e l’uomo che l’ha fatta prigioniera sono sopravvissuti. Il palestinese è stato fatto prigioniero dalle forze israeliane.

Porat raccontò a Kan di aver perso decine di amici che erano stati al rave, persone che vedeva regolarmente alle feste della scena trance israeliana.

“Sono arrabbiato con lo Stato, sono arrabbiato con l’esercito”, ha detto Porat a Maariv . “Per 10 ore il kibbutz è rimasto abbandonato”.

Lo sforzo congiunto americano-israeliano di dipingere Hamas come peggiore dell’ISIS per giustificare il genocidio in corso in Israele contro la popolazione civile di Gaza, dipende dal fatto che l’opinione pubblica internazionale non veda o ascolti resoconti come quello di Porat.

I leader israeliani, già duramente criticati per non essere riusciti ad anticipare e prevenire l’offensiva di Hamas, non vorranno che i loro fallimenti catastrofici siano aggravati dalla consapevolezza che molti degli israeliani morti potrebbero essere stati uccisi dal “fuoco amico” in un disastroso contrattacco israeliano.

Direttiva Annibale?

Saleh al-Arouri , un alto comandante militare di Hamas, ha risposto direttamente alle affermazioni di Israele secondo cui i suoi combattenti hanno intenzione di uccidere deliberatamente quanti più civili possibile.

La campagna di propaganda israeliana ha incluso racconti di atrocità raccapriccianti , per i quali non è stata prodotta alcuna prova, secondo cui i palestinesi avrebbero decapitato decine di bambini israeliani e che alcune donne sarebbero state stuprate.

Giovedì, in un’intervista rilasciata ad Al Jazeera, Al-Arouri ha dichiarato che i combattenti della forza militare della sua organizzazione, le Brigate Qassam, sono tenuti a rispettare un rigido protocollo per non danneggiare i civili.

Ma al-Arouri ha affermato che, dopo che la divisione israeliana di Gaza – l’unità militare che circonda la Striscia di Gaza – è crollata molto più rapidamente del previsto, la popolazione di Gaza si è riversata nella zona di confine dopo aver appreso che era stata aperta, causando il caos. Ha aggiunto che tra questi potrebbero esserci anche altre persone armate che non facevano parte del Qassam.

Al-Arouri ha affermato che ciò ha spinto i combattenti Qassam a scontrarsi con soldati, guardie degli insediamenti e residenti armati, provocando la morte di civili.

Al-Arouri ha anche evocato la possibilità che Israele abbia utilizzato la cosiddetta direttiva Annibale , un protocollo che consente alle forze israeliane di usare una forza schiacciante per uccidere uno dei propri soldati catturati, anziché permettere che vengano fatti prigionieri.

La logica alla base della direttiva Annibale è quella di evitare di consentire a un nemico di avere prigionieri che potrebbero essere utilizzati nelle trattative per lo scambio di prigionieri.

Tuttavia, in questo caso, se la direttiva fosse stata attuata dalle forze israeliane, sarebbe stata utilizzata contro i civili.

Al-Arouri ha dichiarato ad Al Jazeera: “Siamo certi che i giovani [combattenti] siano stati bombardati insieme ai prigionieri che erano con loro”.

Il racconto di Porat, tra gli altri , sottolinea la necessità di un’indagine indipendente, un’indagine che difficilmente Israele permetterà mai.

L’attuale narrazione propagandistica è semplicemente troppo preziosa per i responsabili del genocidio di Tel Aviv.

Trascrizione dell’intervista di Kan con Yasmin Porat

Yasmin Porat: Per un’ora hanno attaccato circa 10 terroristi nella stanza blindata. Si sentivano urla in arabo ed è stata un’ora di grande tensione. E abbiamo provato una paura indescrivibile. Dopo un’ora sono riusciti a entrare e ci hanno portati in quattro in una casa vicina, dove c’erano già altri otto ostaggi. Ci siamo uniti a quegli otto e siamo rimasti circa 12 ostaggi con 40 terroristi a sorvegliarci. La racconto brevemente.

Aryeh Golan: Hanno abusato di te?

Yasmin Porat: Non ci hanno abusato. Ci hanno trattato con grande umanità, nel senso che…

Aryeh Golan: Umanamente? Davvero?

Yasmin Porat: Sì, intendo dire che ci sorvegliano. Ci danno da bere ogni tanto. Quando vedono che siamo nervose, ci calmano. È stato molto spaventoso, ma nessuno ci ha trattato con violenza. Per fortuna non mi è successo niente di simile a quello che ho sentito sui media.

Aryeh Golan: Sono accadute cose orribili, orribili.

Yasmin Porat: Vero. Ma dopo due ore, all’inizio, non c’era più nessuna forza di sicurezza [israeliana] con noi. Siamo stati noi a chiamare la polizia insieme ai rapitori perché i rapitori volevano che arrivasse la polizia. Perché il loro obiettivo era rapirci e portarci a Gaza.

[SALTA O TAGLIA L’AUDIO]

Yasmin Porat: Nel frattempo uno dei terroristi decide di arrendersi, il terrorista con cui ho stabilito un contatto. Nel corso di quelle due ore ho contattato alcuni dei rapitori, quelli che sorvegliavano gli ostaggi.

Aryeh Golan: Sì

Yasmin Porat: E decide di usarmi come scudo umano. Decide di arrendersi. Non me ne rendo conto in quei momenti, a posteriori. Inizia a spogliarsi, risponde alle mie chiamate e inizia a uscire di casa con me, sotto il fuoco nemico. In quel momento ho urlato allo YAMAM [commando israeliano], quando eravamo già in tempo per sentirmi, di smettere di sparare.

Aryeh Golan: Sì

Yasmin Porat: E poi mi sentono e smettono di sparare. Vedo sul prato, nel giardino, la gente del kibbutz. Ci sono cinque o sei ostaggi sdraiati a terra fuori, come pecore al macello, tra gli spari dei nostri [combattenti] e dei terroristi.

Aryeh Golan: I terroristi li hanno sparati?

Yasmin Porat: No, sono stati uccisi dal fuoco incrociato. Capisco che il fuoco incrociato fosse molto, molto intenso.

Aryeh Golan: Quindi le nostre forze potrebbero averli colpiti?

Yasmin Porat: Senza dubbio.

Aryeh Golan: Quando hanno cercato di eliminare i rapitori, Hamas?

Yasmin Porat: Hanno eliminato tutti, compresi gli ostaggi. Perché c’era un fuoco incrociato molto, molto intenso. Sono stata liberata verso le 5:30. Gli scontri a quanto pare sono terminati alle 8:30. Dopo un fuoco incrociato folle, due proiettili di carro armato sono stati sparati contro la casa. È una piccola casa di kibbutz, niente di grande. L’avete visto al telegiornale.

Aryeh Golan: Sì

Yasmin Porat: Non era un posto grande. E in quel momento tutti sono stati uccisi. C’era silenzio, tranne una persona che zoppicava, Hadas [Dagan], in giardino.

Aryeh Golan: Come sono stati uccisi tutti?

Yasmin Porat: Dal fuoco incrociato.

Aryeh Golan: Crossfire, quindi potrebbe anche provenire dalle nostre forze?

Yasmin Porat: Senza dubbio.

Aryeh Golan: Davvero?

Yasmin Porat: Questo è ciò che credo.

Aryeh Golan: Oh, sembra davvero brutto.

Yasmin Porat: Sì. E sono morti tutti.

Aryeh Golan: E tu, grazie a quel terrorista che ha deciso di costituirsi…

Yasmin Porat: Esatto.

Aryeh Golan: E tu sei sopravvissuto e tutti gli altri sono stati uccisi lì.

Yasmin Porat: A parte un’altra donna sopravvissuta, l’hanno trovata più tardi [la voce si spegne]. La persona che si è occupata dell’accaduto l’ha controllata o qualcosa del genere. L’hanno trovata quando ha alzato la testa, in mezzo a tutti i corpi. E poi, semplicemente…

Aryeh Golan: E il tuo partner, chi era con te?

Yasmin Porat: uccisa.

Aryeh Golan: Anche lui è stato ucciso?

Yasmin Porat: Sì. Lì sono stati uccisi tutti. È stato orribile.

Aryeh Golan: Sei tornato a Kabri?

Yasmin Porat: Sono tornata a Kabri e lì è iniziato il caos.

Aryeh Golan: Nel nord?

Yasmin Porat: Sì. Quindi ora sono un’ospite. Sono stata ospitata in modo incantevole nel kibbutz Ein Harod. E per ora sono qui.

Aryeh Golan: Ora sei nella valle di Jezreel. Bene, Yasmin, hai vissuto un’esperienza orribile.

Yasmin Porat: Vero.

Aryeh Golan: Hai perso il tuo compagno, hai visto persone uccise insieme a te.

Yasmin Porat: E io…

Aryeh Golan: [INTERRUZIONE] Che fine ha fatto quel terrorista che si è consegnato?

Yasmin Porat: È ancora in stato di arresto, ed è stato appena convocato per un interrogatorio per aiutare… Sai, verrà interrogato sull’imputato. E purtroppo decine di altri miei amici sono stati uccisi perché…

Aryeh Golan: [INTERRUZIONI] Decine di amici?

Yasmin Porat: Sì, perché è una comunità, la scena trance, andiamo alle stesse feste. Significa che oltre al mio compagno, ne conoscevo decine e centinaia [TAGLIATO]

*

Ali Abunimah è direttore esecutivo di The Electronic .

David Sheen è l’autore di Kahanism and American Politics: The Democratic Party’s Decades-Long Courtship of Racist Fanatics .

Immagine di copertina: Yasmin Porat, sopravvissuta al massacro nel kibbutz Be’eri, vicino al confine con Gaza, afferma che molti civili israeliani sono stati uccisi dalle forze israeliane. (Fonte: TEI)

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