LEGGI SUMERE

January 21, 2024
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Trasgredire, sovvertire, alterare le leggi o danneggiare la stele che recava inciso il codice equivaleva a un gravissimo atto contro gli dei

Dal III millennio a.C. in Mesopotamia furono varati diversi codici che testimoniano i valori alla base del potere regale e della società

La storia della legge codificata era iniziata in Mesopotamia secoli e secoli prima del regno di Hammurabi. Come viene riportato nelle tavolette Sumere di 5 Mila Anni Addietro. 

I primi codici organicamente stilati  erano apparsi infatti sul finire del III millennio a.C., in seguito alla nascita della società urbana e della scrittura. Dalla scoperta della stele di Hammurabi, nel 1901, il ritrovamento di altre raccolte di leggi ha permesso di conoscere meglio l’organizzazione delle società antiche del Vicino Oriente. Tuttavia, nonostante l’intensificarsi degli studi sulle norme presenti in codici come quello di Hammurabi, il dibattito sulla concreta imposizione delle norme è ancora aperto. Tali leggi erano applicate alla lettera oppure fungevano solo da testi celebrativi dell’azione di governo del sovrano?

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I Sumeri e Poi i Babilonesi con Hammurabi stabiliscono quattro principi fondamentali del diritto che ritroviamo nel  Codice di Lipit-Ishtar

Il Codice, il più antico del mondo, anticipò quattro principi fondamentali del diritto moderno:La certezza del diritto: le leggi sarebbero state sempre le stesse, nessuno avrebbe potuto cambiarle, interpretarle e applicarle a propria discrezione, secondo i casi e le persone Ogni reato doveva essere dimostrato con prove sicure ed evidenti, tanto che era prevista la pena di morte per i calunniatori e i falsi testimoni

La legge del taglione: Alla pena capitale era condannato chi causava la morte di un uomo libero, chi dichiarava il falso nei processi, chi violentava una ragazza già promessa sposa….Erano previste anche mutilazioni secondo la legge del taglione in uso presso i nomadi del deserto. La novità del Codice è che la pena non poteva essere eseguita dai parenti della vittima, ma da un funzionario dello Stato e sempre dopo un regolare processo Il Codice prendeva in considerazione tutti gli aspetti della vita quotidiana.

Nell’ambito della famiglia era stabilita la monogamia: l’uomo doveva avere una sola moglie, ma poteva tenere presso di sé una o più concubine.

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Tali provvedimenti costituiscono il primo esempio dell’importanza che l’emanazione e l’applicazione delle leggi ebbero sempre per i sovrani mesopotamici. Urukagina fu infatti il primo monarca ad aggiungere la giustizia agli altri valori propri della regalità nel Vicino Oriente: forza, virtù e valore guerriero. Ciò accadeva in un’epoca convulsa sul piano politico e sociale, durante la quale le città-stato stavano lasciando il posto a una struttura politica nuova: il vasto impero territoriale, che ebbe la sua prima manifestazione storica negli enormi domini riuniti da Sargon, il potente signore di Akkad.

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Dopo il crollo dell’impero accadico (2150 a.C. circa) Quindi, quasi quattro secoli prima di Hammurabi, Ur-Nammu già si vantava di incarnare uno degli aspetti che lo legittimavano come sovrano: la salvaguardia della giustizia sociale.

Fu ad Isin, che si diede vita al primo codice legale che prevedesse un ampio ventaglio di casi e categorie;  Il monarca di Isin  ritenne che il compito di legiferare e stabilire l’ordine sulla Terra fosse una prerogativa esclusiva del re, a lui riservata dagli dei. 

 il monarca guida e vigila sul comportamento del suo popolo anche attraverso la legge.

Il codice di Lipit-Ishtar comprende trentotto leggi, che spaziano dall’omicidio al noleggio delle barche, alla gestione delle terre, al monitoraggio della situazione di schiavi e di servitori, all’evasione del pagamento delle imposte, all’eredità e al matrimonio, insieme ad altre attività più quotidiane come per esempio l’affitto dei buoi. Praticamente tutto quello riguarda la vita OSciale, Educativa economica di uno Stato.

Quest’ampia casistica è il riflesso di una società sempre più complessa, in cui non è ormai possibile la convivenza senza la definizione di un sistema di leggi e di pene per chi non le rispetta. Il codice di Lipit-Ishtar si conclude con un epilogo che mette in guardia sui pericoli e le maledizioni che ricadranno su chi danneggi, trasgredisca o alteri il contenuto della stele che lo riporta.

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Nel codice di Lipit-Ishtar la presentazione di ogni caso legale o “articolo” è formata da due parti. La prima, che i giuristi definiscono “Protasi” espone un fatto utilizzando una frase condizionale; la seconda, detta apodosi, contiene la sentenza o punizione. Per esempio: «Se un uomo accusava un altro uomo senza alcuna ragione o per qualcosa di cui l’accusato non sapeva nulla, e se quest’uomo non poteva dimostrare la sua accusa» (protasi), «all’accusatore veniva inflitta una sanzione equivalente alla questione per cui aveva rivolto la sua accusa» (apodosi). Questa conformazione degli articoli di legge si può riscontrare anche nel codice di Ur-Nammu e nel codice di Hammurabi.

Nei codici mesopotamici, già dai Sumeri,  non si ripete solo la forma con cui vengono esposti gli articoli, ma anche la struttura tripartita secondo cui essi stessi sono impostati.

Insieme al corpo vero e proprio delle leggi (che cambia da codice a codice a seconda del numero delle leggi, dei temi affrontati e della lingua usata), sono immancabilmente presenti il prologo e l’epilogo, per noi particolarmente interessanti perché riflettono l’ideologia che legittima la regalità.

Più che codici da applicare alla lettera, essi dunque riflettono i valori ideali della regalità mesopotamica.

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