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Deportazione

Considerazioni e Riflessioni 

L’Immane Tragedia del 7 Ottobre in Palestina , è come se ci riportasse anni luce indietro nella storia. 

In un luogo martoriato da decenni, sembrava si fosse trovato un punto di equilibrio.

Non certamente la Pace

Ma una Convivenza, certamente Forzata, dove i palestinesi, malgrado, le sofferenze,

sembrava la stessero usando per trovare delle ragioni di pacificazioni

Nella totale sorpresa degli osservatori internazionali, ma anche del governo Israeliano

E’ scoppiata la Tragedia

Tuttavia un gruppo di analisti di geopolitica internazionale, supportati da documenti, ” declassificati”

Avanzano analisi ed ipotesi ancora più drammatiche.

Che chiameremo  la “DEPORTAZIONE dei Palestinesi” O Nakba 2

L’analisi parte da considerazioni apparse sulla stampa nazionale ed internazionale che recitano nel loro insieme:

Un documento del Ministero dell’Intelligence israeliano propone la deportazione dei 2,3 milioni di residenti nella Striscia di Gaza

nel nord della Penisola del Sinai, in territorio egiziano.

“Va detto ai palestinesi che ‘Allah ha voluto che perdeste questa terra a causa della leadership di Hamas:

non c’è per voi altra scelta se non quella di trasferirvi in un altro luogo’”.

 

Anche le autorità di #Israele ammettono l’esistenza del documento che sintetizzava un PIANO per reinsediare tutti i residenti di #Gaza in #Egitto, nel Sinai. Ma, ufficialmente, si è opposto Al-Sisi Uno sfollamento forzato.

Pulizia etnica, come nel Nagorno Karabakh.

I documenti, ufficiali e non che sono emersi sull’argomento sono i seguent

L’ipotesi è di Deportare 2,3 milioni di palestinesi dalla Striscia di Gaza al Sinai,

 in territorio egiziano.

È una delle opzioni suggerite dal Ministero dell’Intelligence israeliano per la gestione della popolazione gazawi al termine della guerra,

secondo un documento redatto lo scorso 13 ottobre

e decriptato dalla squadra di Assange. (che riportiamo)

Il dicastero ha raccomandato che le forze di sicurezza di Israele trasferiscano tutti i residenti della Striscia di Gaza nel Nord Sinai,

un’operazione estremamente complessa che tuttavia garantirebbe al meglio gli interessi degli israeliani.

Per perseguire Tale Obbiettivo

I Documenti trapelati dal Ministero Intelligence #Israele 🇮🇱

delineano le opzioni strategiche e concludono che l’opzione migliore

è il trasferimento completo

e per sempre della popolazione di #Gaza 🇵🇸nel Sinai 🇪🇬 con la rioccupazione del territorio.

Prospettando 3 Opzioni

Il documento è stato verificato da un funzionario del Ministero dell’Intelligence,

secondo il sito ebraico Mekomit che originariamente ha pubblicato il documento.

Mekomit ha osservato che i documenti del Ministero dell’Intelligence sono consultivi

e non vincolanti per l’esecutivo Link al documento completo [in ebraico ]:

OPZIONE A

mantenere la popolazione a Gaza e portare l’OLP al governo.
Opzione peggiore per Israele perché conferirà potere al movimento nazionale palestinese.

OPZIONE B

Mantenimento della popolazione a Gaza e crescita di una nuova leadership locale.

Spiegano che è improbabile che funzioni e che, come l’opzione 1, è rischiosa a lungo termine.

OPZIONE c

trasferimento completo ed eterno della popolazione di #Gaza nel #Sinai

con una zona “sterile” per impedirne il ritorno.

L’esistenza di questo documento di ASSANGE

non indica necessariamente che le raccomandazioni verranno prese in considerazione

dal sistema di sicurezza israeliano e dal governo.

Nonostante il suo nome, infatti, il Ministero dell’Intelligence

non è responsabile di alcun organismo di intelligence,

ma prepara autonomamente studi e documenti politici che successivamente

vengono distribuiti per l’esame da parte del governo

e degli organismi di sicurezza senza tuttavia essere vincolanti.

Il budget annuale del dicastero è di circa 25 milioni di shekel

(circa 5 milioni di euro) e la sua influenza è considerata relativamente bassa.

L’ipotesi peggiore: uno stato indipendente palestinese

 

Fatta un’analisi “costi-benefici” il documento raccomanda che Israele

intervenga “per evacuare la popolazione di Gaza nel Sinai”, ovvero in territorio egiziano. Qui, in un’area del nord della penisola, dovrebbero essere realizzate tendopoli e nuove città

che accoglierebberola popolazione deportata. Andrebbe inoltre prevista

una sorta di “zona cuscinetto” che non consenta alla popolazione di riavvicinarsi al confine israeliano. Secondo il documento del Ministero tale piano dovrebbe vedere

il coinvolgimento di altri Paesi del mondo, in primis gli Stati Uniti.

Infatti, rispetto alla 3, “le alternative 1 e 2 presentano notevoli carenze,

soprattutto in termini di implicazioni strategiche”,

oltre che una “mancanza di fattibilità a lungo termine”, si legge nel documento.

Nessuna delle due opzioni fornirebbe, infatti,

il “necessario effetto deterrente”, e non consentirebbe “un cambiamento di mentalità,

portando nel giro di pochi anni agli stessi problemi

e minacce che lo Stato di Israele si è trovato ad affrontare dal 2007 a oggi”.

Inoltre un governo dell’Autorità Nazionale Palestinese (opzione 1) costituirebbe

“l’alternativa più pericolosa” delle tre, perché potrebbe

“portare alla creazione di uno Stato palestinese”.

“Non è possibile che il risultato di questo attacco (il massacro di Hamas del 7 ottobre, ndr)

sarà una vittoria senza precedenti per il movimento nazionale palestinese”,

circostanza che “aprirà la strada alla creazione di uno Stato indipendente”,

si legge nel documento.

Il piano di Israele per la popolazione di Gaza: deportarla in Egitto
Nel dossier – come spiega sempre Mekomit – si propone quindi di spostare

l’intera popolazione della Striscia di Gaza in Egitto. Per farlo andrebbe promossa

una campagna dedicata ai cittadini gazawi che “li motiverà ad accettare il piano”

inducendoli a rinunciare definitivamente alle loro terre.

“I messaggi dovrebbero ruotare attorno

al concetto di perdita della terra, devono cioè far capire che non c’è più alcuna

speranza di ritornare nei territori che Israele occuperà nel prossimo futuro,

che questo avvenga o meno. Va detto ai palestinesi

che ‘Allah ha voluto che perdeste questa terra a causa

della leadership di Hamas: non c’è per voi altra scelta se non quella

di trasferirvi in ​​un altro luogo con l’aiuto dei vostri fratelli musulmani'”.

Un piano del genere, tuttavia, andrebbe fatto “digerire” non solo ai palestinesi,

ma anche al resto del mondo. Anche a questo ha pensato

il Ministero dell’Intelligence suggerendo al governo una campagna

che spacci all’opinione pubblica occidentale e ai loro governi

la deportazione di 2,3 milioni di uomini, donne e bambini

come una mossa “umanitaria”, una decisione presa nel loro interesse.

L’Egitto rifiuta i profughi palestinesi
C’è però un “piccolo” problema: il Sinai sorge in Egitto e verosimilmente

il Cairo potrebbe non volerne sapere niente di fornire ai profughi palestinesi

un pezzo del proprio territorio nazionale. Anche a questa eventualità ha pensato il Ministero dell’Intelligence nel suo documento, che sostiene

che toccherebbe agli Stati Uniti far ingoiare il rospo agli egiziani. Sempre gli USA

inoltre dovrebbero chiedere uno sforzo ai Paesi europei, in particolare Grecia e Spagna,

affinché accolgano i rifugiati palestinesi.

Le possibilità di attuare un piano del genere, equivalente alla pulizia etnica di Gaza,

sono pressoché nulle.

Come ricorda la rivista israeliana Mekomit infatti il presidente egiziano

Abdel Fattah al-Sisi ha recentemente dichiarato di opporsi fermamente

all’apertura del valico di Rafah per assorbire la popolazione civile di Gaza.

Ha inoltre aggiunto che lo spostamento dei palestinesi da Gaza al Sinai

minaccerebbe la pace con Israele. Come se non bastasse

né gli Stati Uniti né l’Europa sarebbero mai stati informati delle intenzioni di Tel Aviv.

Premettendo che gli argomenti di cui sopra documentati, non ci appaiono delle mere ipotesi,

 in quanto  la diplomazia Israeliana , di fatto, si è gia mossa con l’Egitto

per un accordo di Deportazione che dovrebbe avere la seguente progressione

L’offerta dei Sionisti all’Egitto  è estremamente allettante : accetta gli abitanti di Gaza

e noi ripagheremo il tuo debito. Il quotidiano israeliano Yediot Aharanot scrive che Israele

si è rivolto all’Egitto con una proposta: se questo paese accetta di trasferire

i residenti di Gaza nella penisola del Sinai, allora Tel Aviv è pronta a pagare

il debito del Cairo alla Banca monetaria internazionale.

Nakba 2.2??

Molteplici sono comunque gli analisti che propendono per questa soluzione. “La pulizia etnica non è stata completata “Dal 1948 molti politici dicono che non è stato finito il lavoro” afferma l’analista palestinese Diana Butto. INOLTRE

Nakba 2.2??

Il documento propone di promuovere una campagna contro i civili palestinesi a Gaza che “li motiverà ad accettare questo piano” e li porterà a rinunciare alla loro terra. “I messaggi dovrebbero incentrarsi sulla perdita di terra, chiarendo che non c’è speranza di tornare nei territori che Israele occuperà presto, che ciò sia vero o meno. L'immagine deve essere: 'Allah si è assicurato che perdeste questa terra a causa della leadership di Hamas: non c'è altra scelta se non quella di trasferirvi in ​​un altro posto con l'assistenza dei vostri fratelli musulmani'”, si legge nel documento.

Una riflessione sugli argomenti esposti sopra, e le molteplici “interferenze politiche: Egitto-Israeliane, ci possono fare propendere per una  Valutazionemirata a perseguire una Nakba 2?? L’argomento ci appare controverso e quasi inverosimile, però come detto le spinte in questa direzione si susseguono

Libro Bianco di Weitman

Mentre il bombardamento a tappeto di Gaza da parte di Israele è entrato nella terza settimana, con oltre 5.000 morti (al momento sono oltre 8.000, ndr) e almeno un milione di sfollati,

un think tank locale Zeev Weitman ha pubblicato un piano per la soluzione finale dell’autoproclamato Stato ebraico.

In un libro bianco pubblicato più di una settimana dopo l’attacco a sorpresa di Hamas contro le basi militari e i kibbutz israeliani, l’Istituto per la sicurezza nazionale e la strategia sionista ha delineato “un piano per il deportamentoe il reinsediamento finale in Egitto dell’intera popolazione di Gaza”, basato sull’”opportunità unica e rara di evacuare l’intera Striscia di Gaza” offerta dall’ultimo assalto di Israele all’enclave costiera assediata.

Pubblicato in ebraico sul sito web dell’organizzazione, il documento è stato redatto da Amir Weitman, “gestore di investimenti e ricercatore ospite” dell’Istituto, che guida anche il comitato libertario del partito Likud al governo in Israele. Il documento inizia notando che nel vicino Egitto ci sono 10 milioni di unità abitative vacanti che potrebbero essere “immediatamente” riempite di palestinesi. Weitman ha poi assicurato ai lettori che il “piano sostenibile… si allinea bene con gli interessi economici e geopolitici dello Stato di Israele, dell’Egitto, degli Stati Uniti e dell’Arabia Saudita”.

La proposta di pulizia etnica di Weitman riecheggia i piani di trasferimento forzato avanzati nei giorni scorsi da ex funzionari israeliani, capitalizzando l’ordine di evacuazione impartito dall’esercito israeliano all’intera popolazione civile del nord di Gaza.

Il sinistro progetto di Weitman immagina che Israele acquisti queste proprietà al costo di 5-8 miliardi di dollari, un prezzo enorme che riflette solo l’1-1,5% del PIL israeliano.

“Queste somme di denaro [necessarie per ripulire Gaza] in relazione all’economia israeliana sono minime”, sostiene Weitman. “Investire singoli miliardi di dollari per risolvere questo difficile problema è una soluzione innovativa, economica e sostenibile”.

Weitman ha riconosciuto che il suo piano equivale virtualmente a “comprare la Striscia di Gaza”, sostenendo che la mossa sarebbe “un investimento molto utile” per i sionisti perché “aggiungerebbe molto valore nel tempo”. Ha affermato che le “condizioni del terreno” nell’area offrirebbero a “molti” coloni israeliani un elevato standard di vita, consentendo quindi un’espansione degli insediamenti a Gush Dan, vicino al confine egiziano, dando “un enorme impulso agli insediamenti nel Negev”.

Conseguentemente, Nel dicembre 2021, Tel Aviv ha approvato i piani per la creazione

di quattro insediamenti nel Negev per ospitare 3.000 famiglie di coloni.

Volantini lanciati da aerei da guerra israeliani, appena ricevuti da Gaza. Israele ha letteralmente chiesto a più di 1,1 milioni di abitanti del nord e del centro di Gaza di andarsene verso il sud. Questo è illegale e assurdo. La gente di Gaza si rifiuta di andarsene.

Una guerra genocida per porre fine a tutte le guerre. Il ricatto coloniale sull’Egitto.

Sebbene l’Egitto abbia finora respinto le pressioni israeliane per un esodo di massa dei residenti di Gaza attraverso il valico meridionale di Rafah, Weitman ha sostenuto che il Cairo accoglierà l’esodo di massa dei rifugiati palestinesi come “uno stimolo immediato” che “fornirà un enorme e immediato beneficio al regime di al-Sisi”.

Weitman ha affermato che i principali creditori del Cairo – tra cui Francia, Germania e Arabia Saudita – probabilmente accoglieranno con favore un’economia egiziana rivitalizzata, grazie agli “investimenti israeliani” per l’allontanamento permanente dei palestinesi. Egli ipotizza che l’Europa occidentale accoglierà con favore “il trasferimento dell’intera popolazione di Gaza in Egitto”, perché ciò ridurrà significativamente “il rischio di immigrazione illegale… un enorme vantaggio”. Nel frattempo, si aspetta che Riyadh accolga la mossa perché “l’evacuazione della Striscia di Gaza significa l’eliminazione di un significativo alleato dell’Iran”.

La pulizia etnica di Gaza significherebbe la fine degli “incessanti e ripetuti combattimenti, che infiammano il fuoco dell’odio contro Israele”. Inoltre, “la chiusura della questione di Gaza garantirà una stabile e maggiore fornitura di gas israeliano all’Egitto e la sua liquefazione”, dalle vaste riserve sequestrate da Israele vicino alle coste di Gaza.

I palestinesi, a loro volta, dovrebbero cogliere al volo l’opportunità di essere trasferiti con la forza dalle loro case piuttosto che “vivere in povertà sotto il dominio di Hamas”. È quindi necessario che Israele “crei le giuste condizioni” per farli “immigrare” da Gaza al Cairo. Weitman ha notato che i due milioni di abitanti di Gaza “costituiscono meno del 2% della popolazione egiziana totale, che oggi comprende già 9 milioni di rifugiati. Una goccia nell’oceano”.

Il documento concludeva minacciosamente: “Non c’è dubbio che per far sì che questo piano si realizzi, devono esistere molte condizioni allo stesso tempo. Attualmente queste condizioni sono soddisfatte e non è chiaro quando si presenterà di nuovo una simile opportunità, se mai si presenterà. Questo è il momento di agire. Ora”.

Piano Weitman: “Se vogliamo rimanere in vita, dovremo uccidere, uccidere e uccidere”.

Per quanto barbare possano sembrare, queste proposte riflettono ciò che molti funzionari israeliani sembrano mormorare in privato, e ciò che almeno un ex spinmeister del governo ha apertamente spinto come soluzione altruistica al “problema” palestinese.

“C’è un’enorme distesa, uno spazio quasi infinito nel deserto del Sinai, proprio dall’altra parte di Gaza”, ha detto l’ex viceministro degli Esteri israeliano, Danny Ayalon, in un’intervista a Marc Lamont Hill di Al Jazeera, riecheggiando la logica sionista genocida dietro la proposta di Weitman. “L’idea è – e non è la prima volta che lo si fa – che se ne vadano nelle aree aperte dove noi e la comunità internazionale prepareremo le infrastrutture – 10 città con cibo e acqua – proprio come per i rifugiati della Siria”.

Nel 2004, il demografo sionista Arnon Sofer, dell’Università di Haifa, ha presentato direttamente al governo di Ariel Sharon piani dettagliati per l’isolamento di Gaza. Ciò comportava il ritiro totale delle forze israeliane dall’area e la costruzione di un rigoroso sistema di sorveglianza e di sicurezza per garantire che niente e nessuno entrasse o uscisse senza la supervisione sionista. Prevedeva un perpetuo bagno di sangue:

“Quando 2,5 milioni di persone vivranno in una Gaza chiusa, sarà una catastrofe umana. Quelle persone diventeranno animali ancora più grandi di quelli che sono oggi… La pressione al confine sarà terribile. Sarà una guerra terribile. Quindi, se vogliamo rimanere in vita, dovremo uccidere e uccidere e uccidere. Tutto il giorno, tutti i giorni… L’unica cosa che mi preoccupa è come garantire che i ragazzi e gli uomini che dovranno uccidere siano in grado di tornare a casa dalle loro famiglie e di essere esseri umani normali”.

L’Istituto ha proposto una soluzione semplice e pulita per raggiungere lo stesso obiettivo proposto da Sofer. Perché abbia successo, tutto ciò che i palestinesi devono fare è deporre le armi e dirigersi verso il deserto dell’esilio permanente.

Alla lettura e rilettura di quanto sopra mi sembra di stare vivendo in sogno un film dell'Orrore. Inimmaginabile oggi rappresentarsi uno scenario del genere, come verosimile. Tuttavia tentando di mettere in ordine  i tasselli di questo sporco Puzzle. Specialmente quello che è accaduto negli ultimi decenni, con i nuovi insediamenti dei coloni, con le quotidiane violenze operate sui residenti palestinesi, in Gaza e Cirsgiordania. Ma soprattutto, rivendendo le immagini drammatiche ed "INASPETTATE PER ISRAELE "del 7 Ottobre. Mi viene da pensare congetture ancora più farneticanti. E ritorno ancora all'unico mezzo che mi da una dritta, quando non riesco a capire tutti i fatti che mi rappresenta la narrazione. CUI PRODEST?

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