Ittici Acquacoltura

March 16, 2025
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L’acquacoltura può essere una fonte di proteine alternativa alla pesca in acque libere. Tuttavia l’impatto ambientale dei mangimi e dei farmaci rappresentano un serio problema. C’è bisogno di una maggiore presa di coscienza su questo aspetto, così com’è avvenuto nel recente passato per l’utilizzo di pesticidi in agricoltura

L’acquacoltura è l’allevamento di organismi acquatici (pesci, crostacei, molluschi e piante acquatiche) in ambienti circoscritti e controllati dall’uomo.

Possiamo classificare il fenomeno in base a due fattori principali.

Per quanto riguarda il tipo di ambiente abbiamo:

 acquacoltura marina;

 acquacoltura continentale o di acqua dolce.

In riferimento invece al tipo di allevamento possiamo distinguere tra:

– estensivo, quando utilizza risorse naturali, sfrutta una vasta area e permette un’alimentazione naturale;

– intensivo, quando vengono impiegate vasche in vetroresina o cemento (allevamento a terra) o gabbie (allevamento in mare), la densità dei pesci è elevata e le superfici sono ridotte, mentre l’alimentazione è artificiale ed avviene attraverso mangimi a base di farina e/o olio di pesce o alimenti naturali.

Una Risorsa per il futuro…

In Italia oltre il 40% degli alimenti ittici derivano da allevamenti. Le previsioni indicano uno sviluppo sempre maggiore della pratica, individuata come una delle soluzioni per:

 fronteggiare la sovra-pesca e lo sfruttamento delle acque;

 combattere la malnutrizione;

 ridurre gli scarti presenti nei mari, provocati dall’abbandono di attrezzature per la pesca.

…o un potenziale problema?

Andando ad analizzare l’impatto sull’ecosistema, l’acquacoltura estensiva sostenibile rappresenta un esempio di interazione tra attività umana e conservazione dell’ambiente, mentre quella intensiva mostra problematiche, alcune delle quali elencate di seguito:

● Il rilascio di sostanze nell’ambiente circostante come rifiuti organici, scarti di mangime, disinfettanti o antibiotici. Questi ultimi, in particolare, risultano necessari per evitare l’insorgenza di malattie a causa del sovraffollamento di pesci;

● L’allevamento di pesci carnivori richiede significative quantità di pesce, (Ma nn è sempre che il mangime per i pesci è a BASE ITTICA),  pescato spesso lontano dalle acque di allevamento e trasformato in mangime. Si stabilisce così un sistema ad alto sfruttamento di risorse (sovra-pesca) e ad alto consumo di energia per il trasporto e la produzione dei mangimi;

● L’eutrofizzazione, cioè la dispersione di nutrienti nell’ambiente acquatico può aumentare le sostanze organiche disciolte in acqua, e può dare origine a fioriture algali, le quali si pongono come una minaccia alla qualità della vita ed alla sopravvivenza degli organismi;

● L’abbattimento delle piante acquatiche, per la maggior parte mangrovie, per fare spazio alle vasche. Questo può determinare la scomparsa di specie che trovavano in queste piante un habitat, ed inoltre si incorre nell’abbattimento di una naturale barriera di protezione contro i maremoti.

Indicazioni per l’acquisto

L’Unione Europea ha prontamente emanato norme restrittive in materia di ambiente, salute degli animali e tutela del consumatore in materia di acquacoltura; per limitare ulteriormente i possibili effetti negativi sull’ambiente il consumatore può:

● Controllare le indicazioni obbligatorie in etichetta riguardo il metodo di produzione ed il paese di allevamento o zona di origine del prodotto (es. “pesce allevato in Italia”).

Purtroppo non è obbligatorio indicare la località precisa di allevamento, possiamo tenere presente però che specie come ad esempio anguille, spigole, orate possono essere allevate in lagune o laghi costieri, bacini tipici dell’acquacoltura estensiva;

● Preferire specie erbivore o onnivore (es. carpe e cefali), che possono nutrirsi di farine vegetali;

● Sostenere la molluschicoltura, cioè l’allevamento di bivalvi come cozze, vongole e ostriche; queste specie si nutrono filtrando l’acqua circostante e non necessitano mangimi, richiedono però un ambiente sicuro da sostanze nocive;

● Scegliere la certificazione ASC (Acquaculture Stewardship Council) presente in etichetta, organizzazione indipendente, internazionale e senza scopo di lucro che si occupa di controllare che le pratiche di acquacoltura rispettino determinati standard in termini di impatto ambientale e sociale.

Dal punto di vista ambientale gli allevamenti devono dimostrare un impegno attivo nel minimizzare il loro impatto sull’ambiente naturale circostante. Dal punto di vista sociale la certificazione è garanzia di rispetto dei lavoratori e di tutela delle comunità locali. Gli standard attuali ricoprono 17 gruppi di specie ittiche. IL PROBLEMA E? CHE NON CONTROLLA NESSUNO

Salmoni di acqualcultura

Il salmone, o salmone atlantico, nome scientifico Salmo salar , è un pesce osseo appartenente alla famiglia dei Salmonidi, presente prevalentemente nelle acque dolci del nord Europa e nell’Oceano
Atlantico nordorientale fino al sud del circolo polare Artico. Predilige temperature temperate e fredde tipiche di questa zona. 

In Europa Si consuma Prevalentemente il Salmon Salar ATLANTICO, però allevato in acquacultura.

IL SALMONE SELVAGGIO E’ rarissimo nei supermercati ITALIANI, ANCHE PQ HA COSTI INAVVICINABILI, PER IL CONSUMATORE MEDIO.

Il principale paese produttore del salmone allevato è la Norvegia, a seguire la Scozia. In particolare, il salmone scozzese ha quote su livelli più elevati. Ma egualmente Viscide.

Infatti

L’acquacoltura del salmone dovrebbe avvenire in allevamenti dove tutte le condizioni ambientali vengono tenute sotto controllo dall’uomo, ma nella pratica questo non avviene sempre.

Negli allevamenti in Gabbia Off Shore. Le gabbie  sono generalmente di forma circolare o quadrata di un diametro variabile tra i 10 e i 32 metri e di circa 10 metri di profondità.

Il problema più eidente è che Una grande gabbia può contenere fino a 90 mila esemplari di salmoni, con una densità che arriva fino a 18 kg per metrocubo.

Una condizione di disagio eidente, causa di molteplici malattie . E quindi Gli allevatori salvaguardano il prodotto spesso in maniera non ETICA. Facendo afare ai salmoni UNA SUPER INGESTIONE DI ANTIBIOTICI

Allevamenti sovraffollati, sostanze chimiche utilizzate per evitare la diffusione di malattie, pesci maltrattati e uccisi nei modi più brutali. Molti non lo sanno ma questa è la triste realtà di come spesso vengono allevati i salmoni, una scelta “motivata” da una richiesta sempre più crescente, aumentata esponenzialmente negli ultimi anni. 

Nonostante ciò, il pesce d’acqua più amato in cucina continua a finire sulle nostre tavole, assecondando il desiderio di miliardi di persone che non intendono rinunciarvi. E perché?

Tuttavia, I salmoni avendo un ricco mercato nell’area europea si allevano in quasi tutti i luoghi prospicenti il ​​Mare.

Si distinguono come dicevamo in Allevamenti INTENSIVI e OFF SHORE

L’ allevamento  intensivo di salmoni non è solo dannoso per il benessere dei pesci, ma anche per l’ambiente. I rifiuti organici e chimici degli allevamenti di  salmone  stanno uccidendo le specie presenti sui fondali marini e sono causa di una cattiva qualità dell’acqua e fioriture algali dannose.

I salmoni sono animali senzienti capaci di provare emozioni, dolore e sofferenza, eppure nell’acquacoltura sono costretti a vivere in condizioni che non soddisfano i loro bisogni fondamentali e milioni muoiono prematuramente ogni anno di arrivare alla macellazione.

I MAGGIORI ALLEVAMENTI INSENSIVI IN EUROPA SONO ION SCOZIA E NORVEGIA 

Il sostegno da parte del governo scozzese ai piani per l’incremento delle dimensioni dell’industria entro il 2030 è irresponsabile, visti i problemi intrinseci ed endemici associati all’allevamento di questi animali.

Agli attuali livelli di produzione, le infestazioni di pidocchi di mare, le malattie e tassi di mortalità sono fuori controllo e Compassion ha pubblicato una lettera aperta al governo scozzese, chiedendo con urgenza una moratoria sulla continua espansione dell’industria.

Il nuovo rapporto elaborato da Compassion sulla base dei risultati di alcune recenti indagini evidenzia l’ampia diffusione di importanti problematiche di benessere animale, che è necessario che siano affrontate con urgenza.

 

I risultati delle investigazioni

I consumatori si interrogano sempre di più sul benessere dei pesci e sull’impatto che l’acquacoltura moderna e la pesca eccessiva hanno sull’ambiente e sulla vita marina.

Le investigazioni hanno messo in luce oltre i gravi danni delle  infestazioni di pidocchi di mare e malattie: alcune immagini mostrano pesci con gravi lesioni alla pelle e alghe che crescono dalle ferite aperte, oltre a evidenti danni alle branchie, alle pinne e al muso, gravi infezioni e perdita degli occhi.

Principali preoccupazioni nell’allevamento del salmone

I pidocchi di mare sono un importante problema di benessere per l’industria del salmone scozzese. Si tratta di parassiti che si nutrono della pelle, del sangue e delle mucose dei pesci, provocando ferite aperte che possono infettarsi e portare alla morte.

Il numero di pidocchi di mare cresciuto con l’espansione dell’industria del salmone,  deve ancora implementare un metodo di prevenzione o di trattamento efficace e rispettoso dell’ambiente e degli animali.

I metodi attualmente utilizzati, compresi i bagni chimici ei trattamenti con Thermolicer e Hydrolicer, possono causare lesioni, stress e un’elevata mortalità.

L’uso di pesci pulitori che si nutrono dei pidocchi di mare attaccati alla pelle dei salmoni è un trattamento diffuso. Tuttavia, il benessere dei pesci pulitori è raramente preso in considerazione e questi animali spesso soffrono di cattiva salute e alta mortalità.

 Compassion è contraria all’uso di pesci pulitori, ma nel caso in cui vengono utilizzati, le aziende dovrebbero garantire standard minimi di benessere anche per questa specie, fornendo mangime aggiuntivo e arricchimenti ambientali e garantendo metodi di abbattimento umani.

 

Il problema rimane anche perchè Il tasso di mortalità dei salmoni d’allevamento può superare il 38% se si considera solo la fase di vita in acqua di mare, mentre includendo la mortalità in acqua dolce si raggiungono probabilmente percentuali ancora più alte (tra il 35-50% delle uova deposte per schiudersi muore prima di raggiungere lo stadio di salmone giovane).

Ai pesci d’allevamento vengono solitamente somministrati elevate quantità di antibiotici nei mangimi, per proteggerli dalle varie malattie aggravate dalle condizioni di sovraffollamento negli allevamenti industriali.

Le linee guida della Responsible Use of Medicines in Agriculture Alliance (RUMA) stabilizzano dei limiti massimi di utilizzo di antibiotici di 5 mg/kg di produzione negli allevamenti di salmone nel Regno Unito. Ma questi vengono spesso triplicati se nn quadruplicati in tutti gli allevamenti Europei,

 

Per concludere,

La Il Governo Norvegese riconosce con molta onestà che il salmone allevato è pericoloso per la salute.

 Sono in particolare i bambini e le donne incinte ad essere vulnerabili alle insidie ​​del salmone d’allevamento.

Dopo infinite polemiche,

le autorità sanitarie della Norvegia hanno dovuto ammettere che il salmone allevato è pericoloso per la salute umana. Il governo ha tra l’altro consigliato di ridurre il consumo di salmone allevato e di evitare di darlo da mangiare a bambini e donne incinte.

Sembra che anche, anche se sotto strette regole d’allevamento, il salmone sia in contatto con prodotti chimici che dovrebbero effetti deleteri sullo sviluppo del cervello, associandoli addirittura all’autismo, iperattività sino ad abbassare il quoziente intellettivo del nascituro.

La causa sembra essere il  diflubenzurone , un insetticida considerato come altamente tossico per gli organismi acquatici. Tale sostanza ritrovata in abbondanza nella carne dei salmoni d’allevamento .

Questi inquinanti possono avere un effetto negativo sulle difese immunitarie , sul sistema ormonale e sul metabolismo. Sembra che tali inquinanti passerebbero ai nascituri tramite l’allattamento. Le persone piu’ sensibili a questi agenti chimici sono dunque donne, bambine e neonati.

Anne-Lise Bjorke Monsen, del laboratorio di biochimica della clinica di  Bergen spiega che sebbene donne, bambine e neonati hanno bisogno di Omega3 che proviene dai prodotti ittici, possono mangiare tranquillamente pesce azzurro come gli sgombri o le sardine.

Meglio tardi che mai

Anche se con qualche anno di ritardo il Governo Norvegese è riuscito ad ammettere che il salmone d’allevamento non sia poi cosi salutare come ci hanno fatto credere sino ad oggi. Un ritardo che non è poi cosi tanto strano soprattutto quando un Paese come la Norvegia fornisce il 60% della produzione mondiale di Salmone (dati del 2012) e che ogni anno l’industria della pesca norvegese del salmone di allevamento fattura piu’ di 20 miliardi di euro.

In Francia come in Italia ed altri paesi del Mediterraneo l’80% del salmone consumato è di origine norvegese. In particolare i Francesi consumano 2.3 Kg di salmone ogni anno.

Soltanto la Russia è stata lungimirante ed ha cessato l’importazione del salmone d’allevamento già da qualche anno.

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