HamasNarrative

February 15, 2024
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La verità oltre la nebbia Forse: l’Operazione

Al-Aqsa Flood secondo il punto di vista  di  Hamas

nel recente documento pubblicato dal movimento di resistenza.

 

Hamas pubblica la sua versione dei fatti nel documento intitolato “Our Narrative: Operation Al-Aqsa Flood” (La nostra versione dei fatti: l’operazione Al-Aqsa Flood).

Una versione che riprende molti dei punti ripresi dagli esperti ed attivisti e che mostrano una realtà del 7 ottobre contestualizzata, che vede una risposta difensiva contro l’occupante piuttosto che offensiva da parte della resistenza palestinese dopo anni e mesi di brutalità e deturpazione dei luoghi più sacri,

che denuncia qualsiasi morte civile riconoscendo al contempo che quando si parla di Israele non si parla spesso solo di ”civili” ma di coloni, occupanti, riservisti, e apartheidisti

che negli anni di ”bombardamenti preventivi” contro Gaza non sdegnavano di mostrarsi al mondo mentre ridevano e mangiavano popcorn dalle colline circostanti sputando sui cadaveri palestinesi.

 

Perché l’operazione Al-Aqsa

Nel primo capitolo del documento Hamas delinea la lotta storica e in corso del popolo palestinese contro il colonialismo britannico e l’occupazione sionista, iniziata nel 1918 e che ha portato alla sistematica negazione dei diritti dei palestinesi, compreso il diritto all’autodeterminazione.

Hamas descrive nel dettaglio l’esproprio della terra, la pulizia etnica e lo sfollamento di massa inflitti ai palestinesi, culminati con la fondazione di Israele nel 1948, tutti fatti riconosciuti dalla Storia contemporanea a che Hamas menziona per inquadrare il resto del discorso. 

A Tal Proposito il Presidente dei Militanti di Hamas, SOLLECITA una indagine internazionale, con la presenza di tutti gli stati, più la comunità Europea ed Amnesty Internazionale, per verificare esattamente cosa è successo

Cos’è successo il 7 ottobre

Hamas dichiara nel secondo capitolo che l’obiettivo dell’operazione Al-Aqsa Flood era solamente di prendere di mira i siti militari israeliani e catturare i soldati per aprire le porte per uno scambio di prigionieri e liberare le migliaia di palestinesi detenuti nelle carceri israeliane.

L’operazione – afferma Hamas – ha preso di mira specificamente la Divisione Gaza dell’esercito israeliano e i siti militari vicino agli insediamenti di Gaza.

Il capitolo confuta anche le affermazioni israeliane di aver preso di mira intenzionalmente civili, citando fatti e prove, incluse videoclip e testimonianze israeliane, che mettono in discussione la narrativa israeliana.

Hamas affronta e nega specificamente le accuse di decapitazioni e aggressioni sessuali, attribuendo tali accuse alla disinformazione israeliana.

Questi fatti CONTRARI alla Religione Musulmana,  facenti parte della propaganda israeliana sono stati confutati da giornalisti, esperti, ed attivisti e sono riuscite anche ad arrivare – seppur in modo limitato – sotto i riflettori dei media dell’establishment.

Hamas descrive anche il trattamento riservato ai detenuti israeliani durante l’operazione, sottolineando gli sforzi per facilitare il loro rilascio durante una tregua umanitaria ed il rispetto dei loro bisogni di base.

Fatto anche questo confermato dalle testimonianze degli stessi prigionieri rilasciati da Hamas fin dal primo momento e dalla testata giornalistica Israeliana Haaretz

La narrazione di Hamas contrasta le accuse israeliane descrivendo dettagliatamente le istanze in cui le azioni militari israeliane hanno provocato la morte di civili,

compreso l’uso della “Direttiva Annibale”

di Israele e la sistemica identificazione di non combattenti come combattenti.

Il testo discute anche lo status dei coloni israeliani che in massa vengono armati da Israele e la politica di coscrizione in Israele più in generale, sostenendo che questi fattori confondono il confine tra civili e combattenti nel contesto della resistenza armata portata avanti dall’organizzazione palestinese. Così Hamas condanna da un lato la sistematica violenza israeliana contro i palestinesi, e dall’altro la contrappone agli sforzi della resistenza palestinese per ridurre al minimo i danni civili. Ed Infine sottolinea con veemenza

l popolo palestinese si è sempre opposto all’oppressione, all’ingiustizia e ai massacri contro i civili, indipendentemente da chi li commette.

E sulla base dei nostri valori religiosi e morali, abbiamo chiaramente affermato il nostro rifiuto di ciò a cui gli ebrei furono esposti dalla Germania nazista.

Qui ricordiamo che il problema ebraico era essenzialmente un problema europeo, mentre l’ambiente arabo e islamico è stato – nel corso della storia – un rifugio sicuro per il popolo ebraico e per altri popoli di altre credenze ed etnie. L’ambiente arabo e islamico è stato un esempio di convivenza, interazione culturale e libertà religiosa.

L’attuale conflitto è causato dal comportamento aggressivo del sionismo e dalla sua alleanza con le potenze coloniali occidentali; pertanto, rifiutiamo lo sfruttamento della sofferenza ebraica in Europa per giustificare l’oppressione contro il nostro popolo in Palestina (La nostra versione dei fatti, Capitolo 4, Hamas).

L’occupazione è occupazione, non importa come la si descriva o si chiami, e rimane uno strumento per spezzare la volontà dei popoli e continuare a opprimerli. D’altro canto, le esperienze dei popoli/nazioni nel corso della storia su come staccarsi dall’occupazione e dal colonialismo confermano che la resistenza è l’approccio strategico e l’unico modo per liberarsi e porre fine all’occupazione. Qualche nazione è stata liberata dall’occupazione senza lotta, resistenza o sacrificio? (La nostra versione dei fatti, Capitolo 5, Hamas).

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