CRUDITA

March 15, 2025
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Il pesce crudo è diventato una vera star della cucina, soprattutto con la diffusione dell’ormai consolidata moda del sushi nel nostro Paese.

Purtroppo, molte persone non sanno che nel pesce crudo si annida il rischio anisakis, una parassita intestinale ospite nel suo stadio larvale di molti pesci, tra cui tonno, salmone, sardina, acciuga, merluzzo, nasello e sgombro. 

Certamente, i ristoranti di qualità sanno come evitare questo rischio, ma altrettanto potrebbe non essere vero per i cuochi dilettanti che provano a preparare il sushi o gustose tartare in casa. 

Approfondiamo insieme questo fastidioso ospite, per capire di cosa si tratta, cosa comporta e come prevenirlo.

Che cos’è l’anisakis?

L’anisakis (Anisakis simplex) è un genere di vermi nematodi, che vivono come parassiti all’interno di diversi organismi marini, fra cui il pesce che siamo soliti consumare a tavola. 

Le caratteristiche dell’anisakis sono le dimensioni visibili a occhio nudo (da 1 a 3 centimetri), il colore bianco-rosato e la capacità di arrotolarsi su loro stessi, seguendo i tipici movimenti di un verme.

Dove si trova il parassita  anisakis ?

L’anisakis si trova nello stomaco dei mammiferi marini, nei molluschi e anche all’interno delle carni dei pesci, prevalentemente nella zona inferiore del corpo. Ecco perché il pesce crudo e il sushi sono ingredienti particolarmente a rischio infezione. 

I parassiti di anisakis si sviluppano in mare attraverso un ciclo che passa dai mammiferi e arriva fino ai pesci: per farla breve, le balene, le foche ei delfini ospitano l’anisakis in forma adulta all’interno dell’intestino e dello stomaco, per poi espellerli attraverso le feci sottoforma di uova.

Una volta che le uova di anisakis si schiudono, vengono ingerite dal krill, un piccolo crostaceo all’interno del quale la parassita si sviluppa sottoforma di larva.

Il krill diventa poi preda di pesci e molluschi che quindi, insieme al krill, ingeriscono le larve di anisakis, facendo continuare la sua proliferazione al successivo stadio larvale. Il ciclo ricomincia nel momento in cui il pesce viene ingerito da un mammifero marino, facendo terminare all’anisakis il suo processo di crescita. 

Quali sono i sintomi dell’anisakis

L’anisakis è responsabile di un’infezione parassitaria, l’anisakidosi o anisakiasi, che coinvolge il tratto gastrointestinale. Come abbiamo avuto modo di vedere, l’essere umano contrae l’anisakis in forma larvale, ingerendolo dal pesce ospitante; generalmente, le lave muoiono e non provocano disturbo, ma può accadere che permangano delle larve vive che possono invadere la mucosa dello stomaco o dell’intestino, causando appunto la anisakidosi gastrointestinale. 

Nella sua fase acuta, l’infezione si manifesta dopo 4 o 6 ore e causa nausea, vomito e dolori allo stomaco, ma può colpire anche l’intestino fino a 7 giorni dopo l’ingestione del pesce, scatenando febbre, vomito e diarrea. In casi eccezionalmente gravi, le larve possono attaccare la mucosa gastrointestinale perforandola, causando delle emorragie.  

Come avviene la diagnosi dell’anisakis ?

Poiché i disturbi causati dall’anisakis sono molto vari, questa malattia spesso non viene riconosciuta immediatamente e viene confusa con altre malattie che provocano disturbi simili. 

Per diagnosticare l’anisakis, bisogna eseguire degli esami di laboratorio specifici, che prevedono dei test appositi per anisakis. Tuttavia, l’accertamento definitivo di anisakidosi si ottiene mediante l’esame endoscopico, che potrà essere anche curativo se si ha la possibilità di estrarre tutte le larve presenti nell’ospite. 

Come curare l’ anisakis : i trattamenti più efficaci

Come già specificato, la cura migliore è la rimozione endoscopica dei parassiti dal tratto gastrointestinale. Tuttavia, in casi gravi, per esempio nell’ostruzione intestinale, nell’appendicite o nella peritonite, è necessario un intervento chirurgico. In alcuni casi, si è rivelato efficace anche il trattamento con farmaci antiparassitari, che sono stati in grado di uccidere l’ anisakis . 

Come prevenire l’infezione da  anisakis  nel  pesce?

Se nei ristoranti  di qualità si rispettano le norme igienico sanitarie, per il “fai-da-te” è meglio seguire alcuni consigli: 

  1. utilizzare pesce congelato o congelare il pesce fresco prima di mangiarlo crudo: l’anisakis e le sue larve muoiono infatti se sottoposti a 60 gradi di temperatura oppure dopo almeno 24 ore a -20°. Stessa cosa vale per il pesce marinato: il limone e l’aceto non hanno alcun effetto sul parassita; 
  2. rimuovere le viscere dal pesce prima possibile in modo da diminuire il rischio del passaggio delle larve dalla cavità viscerale ai muscoli; 
  3. cuocere il pesce, tenendo conto che, per avere la certezza di aver ucciso le larve, l’interno del pesce, anche le parti più grosse, deve raggiungere una temperatura superiore ai 60°C per almeno 10 minuti. 

Per saperne di più vi invitiamo a consultare il sito dell’Istituto Superiore di Sanità . 

Infine, esiste una specifica normativa europea, il  Regolamento UE 1276/2011 , relativa al trattamento per l’uccisione di parassiti vitali in prodotti della pesca destinati al consumo umano, che descrive puntualmente i requisiti relativi ai parassiti, che gli operatori sono chiamati a osservare: 

Gli operatori del settore alimentare che immettono sul mercato i seguenti prodotti della pesca derivati ​​da pesci pinnati o molluschi cefalopodi: 

a) i prodotti della pesca che vanno consumati crudi o praticamente crudi; oppure 

b) i prodotti della pesca marinati, salati e qualunque altro prodotto della pesca trattato, se il trattamento pratico non garantisce l’uccisione del parassita vivo, 

Assicurarsi che il materiale crudo o il prodotto finito siano sottoposti a un trattamento di congelamento che uccide i parassiti vivi potenzialmente rischiosi per la salute dei consumatori. 

Inoltre: 

Al momento dell’immissione sul mercato, a meno che non siano forniti al consumatore finale, i prodotti della pesca devono essere accompagnati da un’attestazione dell’operatore del settore alimentare che ha effettuato il trattamento di congelamento, indicando il tipo di congelamento al quale sono stati sottoposti. 

In conclusione, il modo migliore per evitare parassiti nel pesce è quello di consumare pesce allevato e commercializzato in modo sicuro, vale a dire che abbia seguito rigorosamente tutti i passaggi previsti dalla normativa europea in vigore. 

Le conserve possono contenere anisakis?

Le conserve e le semiconserve di pesce sono prodotti privi di anisakis, poiché vengono applicate tecniche di trattamento termico e di congelamento che eliminano completamente la parassita.

L’industria conservatrice detta una serie di obblighi specifici al riguardo e noi di Conservas Ortiz seguiamo rigorosamente la normativa vigente.

Oltre alle analisi al ricevimento del pesce, c’è una serie di controlli standardizzati durante il processo e costanti controlli di qualità sul prodotto finale. In aggiunta a questi controlli, abbiamo implementato una serie di buone pratiche nel processo di lavorazione che vengono rispettate e registrate quotidianamente. In base al tipo di conservazione si applica un metodo diverso.

Le alici, per esempio, vengono prima sottoposte a un processo di congelazione a -20 °C per il tempo necessario per eliminare l’anisakis.

Le conserve di Bonito del Norte, altri pesci blu e frutti di mare vengono sottoposti a un processo di sterilizzazione che raggiunge i 120 °C, il che garantisce la totale eliminazione del parassita.

Nel caso delle acciughe sotto sale, il processo di maturazione al quale vengono sottoposte fa sì che raggiungano la salinità sufficiente per eliminarlo completamente.

 

Come eliminare l’anisakis nel pesce fresco?

Esistono varie regole da seguire per assicurarci che il pesce che mangiamo sia privo di anisakis.

come riconoscerlo?

nisakis: come riconoscerlo?

Le larve del verme anisakis sono facilmente riconoscibili. Sembrano dei piccoli filamenti di circa 3 cm, spesso arrotolati su stessi. Dal colore che può variare dal bianco, al rosa o al giallastro, le larve di anisakis possono essere riconosciute anche a occhio nudo.

Anisakis: in quali pesci si trova?

Secondo i dati rilasciati dal C.Re.N.A. (Centro di Referenza Nazionale per le Anisakiasi) i pesci in cui è più comune trovare anisakis, in ordine decrescente di prevalenza di infestazione, sono:

  • Pesce sciabola
  • Suro
  • Lanzardo
  • Sgombro
  • Merluzzo
  • Totano
  • Alice
  • Triglia
  • Cefalo
  • Sardina

Una particolare attenzione va data nel caso si mangi il pesce in gravidanzaIl consumo di pesce per le gestanti fa bene perché contribuisce al fabbisogno di determinati nutrienti come le proteine e gli Omega-3 di cui il pesce è ricco.

È però fortemente sconsigliato consumare preparazioni con pesce crudo o poco cotto per aggirare il pericolo del verme anisakis per la gestante e il feto.

Nonostante la facilità nell’uccidere l’anisakis dal pesce, il numero di infezioni nei consumatori è attualmente in aumento.

Questo è dovuto all’incremento del consumo di pesce crudo, o semi crudo, senza congelamento o abbattimento preventivo.

Nel prossimo Blog Parleremo dei prodotti di Acquacultura ed in Specie del Salmone di Allevamento

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