SICILIA COLONIA

June 21, 2024
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La posizione strategica della Sicilia nel Mediterraneo è stata sempre un fattore dirimente per la libertà della stessa.

Correva l’anno 734 a.C. quando nell’attuale Giardini-Naxos in Provincia di Messina, presso Capo Schisò, sbarcavano i primi coloni greci provenienti da Calcide in Eubea e dall’isola di Naxos nelle Cicladi, al comando dell’ecista (capo spedizione) Teocle: era il primo insediamento greco in Sicilia.

A questo si sono succedute molteplici altre occupazioni fino a quelli più recenti.

Nell’Ottocento fra gli altri è l’Inghilterra che mescola le carte.

Nella sua strategia imperiale, nel periodo che va dal 1849 agli inizi del 1860 fra l’altro ritenne opportuno accorpare stati e  staterelli preunitari che, volenti o nolenti,

con l’aiuto sottobanco della Gran Bretagna, in un modo o nell’altro, direttamente e/o indirettamente, sono finiti

sotto lo scettro di Vittorio Emanuele II di Savoia, Re di Sardegna (leggi: Piemonte).

Infatti la sola ipotesi di un eventuale Stato Siciliano sovrano – proprio per la posizione strategica della Sicilia nel Mediterraneo, – è stata vista da sempre con diffidenza dal Governo di Londra.

Nonostante la tradizionale amicizia ed i trascorsi sostanzialmente filo-inglesi di gran parte di Indipendentisti Siciliani ancora presenti sulla scena politica.

La Sicilia, insomma, viene considerata dal Gabinetto di Londra come un fattore di instabilità e di pericolo proprio per la pax britannica.

Vale a dire proprio per quel progetto più grande di nuovo ordine che la stessa Inghilterra, maggiore potenza del mondo in quel momento, vuole instaurare nel Mediterraneo ed in Europa.

La conquista della Sicilia diventa, pertanto, il primo obiettivo strategico da raggiungere, senza darle alcuna via di scampo.

Ovviamente facendola inglobare nello Stato sardo-piemontese saldamente in mano a Vittorio Emanuele II.

Il tutto con l’inganno, con la violenza e… soprattutto MANU MILITARI. Ed a prescindere dalla volontà e dalle aspirazioni del Popolo Siciliano.

Bisogna insomma ingoblare velocemente in un solo catoccio politico gli staterelli frammentati sul territorio Italiano, eliminare lo stato Pontificio e Sottomettere la Sicilia

Prima che, Napoleone, Russia e Austria potessero capire cosa stava succedendo

Occorre, dunque, far presto e dare a tutta l’operazione una parvenza di legittimità rivoluzionaria interna al Regno delle Due Sicilie, per ingannare meglio l’opinione pubblica internazionale. Il copione è semplice e pensato da tempo. Gli attori sono Pronti.

Diciene indsensabile ovviamente, fornire alle varie diplomazie, che non volessero né vedere né capire, una buona giustificazione per continuare, appunto, a non vedere e a non capire.

La rappresentazione della tragi-commedia dell’Unità d’Italia, a queste condizioni, può andare in scena.

Gli attori in Italia non mancano ed i ragazzi del coro neppure, alcuni di rango altissimo. Il copione lo ha in tasca da tempo lo stesso Lord Palmerston. Non è affatto segreto, soprattutto a Londra.

Ed è condiviso dalla maggior parte degli uomini politici britannici e dalla stessa Regina Vittoria.

La miccia della millantata rivoluzione la dovranno accendere quei Mille volontari forti e puri, che da Genova andranno a dare soccorso ai ribelli Siciliani e che proseguiranno, subito dopo, verso il «Continente» per dare soccorso ai ribelli Napoletani…

 La prima parte del copione prevede, come sappiamo, che la Spedizione dei volontari, con alla testa Garibaldi, parta dalla Liguria alla volta della Sicilia. Lo scopo dichiarato: dare sostegno alla immaginata ed immaginaria grandissima rivoluzione in pieno svolgimento in tutta la Sicilia. E della quale la stampa internazionale è stata informata. E continuerà ad essere informata e coinvolta, con grande abilità.

Ovviamente il tutto dovrà avvenire senza compromettere ufficialmente il Governo Piemontese (che pure vi collaborerà a tempo pieno ed attivamente). Si dovranno, prima di ogni altra cosa, procurare o, per meglio dire, catturare (fingendo di sottrarli furtivamente), i due grossi piroscafi Lombardo e Piemonte, di proprietà della Società di Navigazione Rubattino di Genova, e portarli al punto di partenza della Spedizione che sarà la borgata marinara genovese di Quarto.

I Garibaldini dovranno fare una sosta a Talamone, dove, con un finto colpo di mano, preleveranno le armi. Queste sceneggiate, pur se di qualità scadente, saranno utili a convincere l’opinione pubblica internazionale della spontaneità dell’iniziativa di Garibaldi (che comunque sarà rifornito di ottime armi, successivamente, in Sicilia). Da Talamone, inoltre, staccandosi dal grosso, una piccola colonna di Garibaldini fingerà addirittura di operare un’aggressione allo Stato Pontificio. Ciò per continuare ad ingannare l’opinione pubblica internazionale sulle reali finalità della Spedizione dei Mille.

Ed infine le navi degli eroi potranno puntare le loro prue alla volta della Sicilia, dove tutto è già predisposto per la sorpresa. Non si andrà, tuttavia, a casaccio. La méta prescelta è proprio Marsala, la cittadina dove maggiore è la presenza di cittadini Inglesi, di ogni tipo. È notevole, in particolare, la presenza di grossi imprenditori, che hanno investito capitali ed energie nel prestigioso vino liquoroso denominato, appunto, Marsala. E che possono vantare, in città, ed in tutta la Sicilia, una certa leadership commerciale e finanziaria. Nel porto di Marsala è peraltro un via vai continuo di navi commerciali britanniche, intensificatosi in modo sospetto negli ultimi tempi.

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Per non fare correre alcun rischio ai prodi Garibaldini, è stato previsto che alcune navi da guerra della flotta militare piemontese li seguano senza perderli mai di vista. Lo scopo dichiarato sarà quello di inseguire i pirati che avevano rubato i due piroscafi. Ovviamente la scorta dovrà mantenersi a debita distanza in maniera da non raggiungerli, ma, nel contempo, di essere nella condizione di intervenire, in loro difesa, nel caso in cui qualche nave della marina militare del Regno delle Due Sicilie intercettasse per fermare la Spedizione.

Tutto previsto… Si reciterà sul mare, insomma. Ed anche sulla terra.

In Sicilia e nel Napoletano, intanto, la massoneria, la mafia (vedi nota 1) e le benemerite Fratellanze di tradizione carbonara, nonché ’ndrangheta e camorra, e tante autorità ed alti gradi dell’esercito e dell’Amministrazione Statale Borbonica, sono stati mobilitati dai servizi segreti di Sua Maestà britannica per rendere tutto più facile all’Eroe dei Due Mondi.

Andiamo, però, con ordine, per non sciupare lo spettacolo… Non privo di sorprendenti aspetti comici. Ma che non ci farà affatto ridere, in quanto foriero di sventure. Anzi causa principale di uno dei più grandi traumi che il popolo Siciliano abbia mai vissuto (vedi nota 2).

Il copione prevede che la caduta del Regno delle Due Sicilie e la successiva annessione al Regno Sabaudo siano presentati come fatti rivoluzionari, interni allo stesso Regno delle Due Sicilie. Una copertura sottile, ma da non sottovalutare. Per portare a buon fine la conquista, nella realtà gli Inglesi hanno previsto e predisposto l’ingaggio e l’utilizzazione di truppe mercenarie straniere. La più potente delle quali è la Legione Ungherese, della quale avremo modo di parlare più ampiamente. I mercenari saranno numerosi e, ovviamente, posti al servizio di Garibaldi, con laute ricompense e con ampie possibilità di saccheggio. Figureranno, però, come volontari e come generosi benefattori improvvisamente folgorati dall’ideale di fare l’Unità d’Italia con a capo, come Re, quel galantuomo di Vittorio Emanuele II di Savoia.

Insomma: tutti Italiani per l’occasione e tutti in aiuto… della Sicilia e della «sua» rivoluzione immaginaria. Con l’impegno – ovviamente – di liberare anche la Napolitania. La parte continentale, cioè, del Regno delle Due Sicilie, Napoli compresa.

L’eroe Garibaldi Conquista la Sicilia, in seguito  vedremo i dettagli di questa eroica azione

 

Il 15 maggio del 1946 la Sicilia ottiene dunque dall’Italia una amplissima autonomia, un vero ordinamento confederale alle soglie dell’indipendenza.

 

Le elezioni per l’Assemblea Costituente del 1946 furono le prime elezioni a suffragio universale estese anche alle donne, e quindi la prima volta nella storia siciliana che i diritti politici delle donne erano finalmente equiparati in tutto e per tutto a quelli degli uomini. Lo stesso giorno, nel referendum istituzionale tra Monarchia e Repubblica, i Siciliani sceglievano in maniera netta la Monarchia (64,7 %), in linea con i risultati della parte meridionale dell’Italia. La storia della Sicilia “autonoma” e di quella “repubblicana”, successiva a quella consultazione, sono pertanto sostanzialmente sinonimi.

Lo Statuto creava un ente territoriale nuovo, la “Regione”, che poi la Costituzione della Repubblica avrebbe esteso a tutta l’Italia, in pratica un “piccolo stato”, con amplissime potestà legislative e amministrative, e con un’amplissima autonomia finanziaria e finanche un forte decentramento giudiziario.

Malauguratamente come vedremo nel prosieguo della presente narrazione, la Quasi Indipendenza immaginata dai Siciliani a poco a poco si Normalizzo, al punto di divenite un fantasma dei patti che lo statuto conteneva

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