NoWhere

November 16, 2010
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“Sei ancora un incorreggibile sognatore”, gli commentò incuriosito Ignacio Ramonet, quasi alla fine di quel libro eccezionale che è Cento ore con Fidel, e lo storico leader della Rivoluzione cubana rispose con una serenità e una saggezza che fanno pensare era stato avvisato.

“I sognatori non esistono. Questo da parte di un sognatore che ha avuto il privilegio di vedere realtà che non era nemmeno capace di sognare”, gli disse a riprova che non si considerava una specie di Chisciotte, anche se in realtà il suo la vita dimostra che i sogni vivevano dentro di lui ed era un difensore permanente dell’utopia rivoluzionaria.

In un altro momento delle lunghe conversazioni avute tra il professore e giornalista spagnolo e il comandante in capo, all’inizio del 2003 e alla metà del 2005, Ramonet lo invita a confrontarsi con la sua possibile insoddisfazione, in quanto rivoluzionario dopotutto.  

-Vedi realizzati i tuoi sogni quando sei partito per l’assalto a Moncada?

-Posso dire ora, 46 anni dopo il trionfo e più di 50 anni dopo la Moncada, che ciò che abbiamo realizzato va ben oltre i sogni che avremmo potuto concepire allora, e all’inizio eravamo sognatori… Anche se i sogni non erano i suoi principale fonte di creazione, la sua vita fu una lotta perenne per raggiungere l’impossibile e nulla lo rendeva così felice come vedere materializzarsi progetti di utilità sociale.

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