Filiera Vino Sicilia

May 24, 2024
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VITICOLTURA SICILIA

Facendo seguito all’analisi della filiera agroalimentare Siciliana del mio precedente Blog,  

Mi Accingo a riparlare di produzione vitivinicola dopo diversi decenni che ho abbandonato il settore, lavorando quasi definitivamente all’estero.

 Lo faccio quindi con molto simplicità tentando di dare il mio contributo professionale alla individuazione dei fattori critici del comparto.

Premetto che ho riscontrato molteplici difficoltà a mettere insieme i dati della filiera necessari a  ricostruire i parametri  strutturali a causa dell’approssimazione e l’obsolescenza dei dati pubblicati dagli enti preposti.

In altri paesi per esempio come Francia e Spagna, i dati statistici vengono forniti in progressione semestrale o trimestrale in forma sintetica, più il dettaglio, consentendo una comparazione dei numeri in maniera omogenea.

Mi scuso quindi anticipatamente se alcune tavole non sono adeguatamente  contestualizzate.

Sintesi situazionale Filiera

La Sicilia si conferma una regione strategica nel settore del vino

Ma ha ancora molti margini di miglioramento riguardo al posizionamento dei vini, sia in ambito nazionale, in specie nella Gdo, che internazionale.

Ad oggi, in Sicilia, si coltivano più di 60 varietà, di cui una ventina autoctone. Tra le principali autoctone a bacca rossa, nell’ordine: il Nero d’Avola, il Nerello Mascalese, il Frappato, il Nerello Cappuccio, il Perricone.

Le aree in produzione sono superano i 100 mila ettari ed un volume di prodotto finale  nel 2023 di circa 4,7 milioni di ettolitri. Suddivisi per 27% delle denominazioni DOP e del 53% per le IGP  

I numeri del vino rappresentano una filiera apparentemente in buona salute con decine di migliaia di ettari di impianto e milioni di ettolitri prodotti.

Diffusi pressoché indistintamente per tutta la regione

In dettaglio, tuttavia questo panorama positivo della filiera suscita molteplici riflessioni, specialmente se confrontiamo il comparto regionale con quello nazionale ed europeo.

Riguardo al numero di aziende vitate la Sicilia si attesta al secondo posto dopo la Puglia (Dati Istat del 2020) con un 60% di vini a certificazione europea “IG”, mentre il resto rientra nella categoria dei “vini comuni”

Sarebbe opportuno chiedere agli esperti come mai solo il 60%.

Di contro invece abbiamo assistito alla creazione della denominazione “DOC CALDERONE”. Cioè una certificazione DOC SICILIA istituita nel 2011 che aggrega

Praticamente tutto. Più di tutto, nessuno escluso.

Il nodo fondamentale Di DOC SICILIA resta poi la possibilità dell’imbottigliamento fuori regione; facendo perdere al prodotto qualsiasi identità.

“La grande D.O.C. Sicilia” affermano i creatori del CALDERONE avrebbe lo scopo di poter meglio accreditare la produzione vinicola siciliana, facendole conquistare sempre più ampi spazi di mercato e valorizzandola ancora di più nel panorama enologico mondiale.

Non sono un Enologo, né tantomeno un Sommelier, sono semplicemente un professionista che conosce i mercati mondiali della domanda vinicola.

E mi pare assurdo che mentre i prodotti di qualità dell’agroalimentare trovano il successo nella identità delle qualità intrinseche del prodotto e nella segmentazione della domanda, da noi invece si ragioni in maniera totalmente inversa. E’ come immaginarsi una DOC VINICOLA ITALIA, SPAGNA; FRANCIA etc. Un assurdo concettuale.

Continuiamo comunque a descrivere la filiera regionale, confrontandola a quella nazionale per individuare i colli di bottiglia ed i fattori di successo.

Un dato sostanziale, quando parliamo dei vini regionali è quasi la totale assenza della nostra produzione negli ambiti delle denominazioni di qualità DOP e IGP; nessuno dei ns prodotti entra nelle prime venti IG e nelle prime 15 DOP nazionali

Se analizziamo invece le denominazioni di più elevata qualità intrinseca, si osserva che nel panorama nazionale delle aree viticole

I vini regionali che rientrano nel disciplinare europeo “DOCG” si limitano solo ad uno: “il Cerasuolo di vittoria”. Rispetto a più 40 brand concentrati fra le regioni Piemonte, Toscana, Veneto.

Conseguentemente quando analizziamo la produzione Regionale a Valore ci si rende conto che i parametri valoriali danno un ritorno men che proporzionale, se lo paragoniamo alla superficie coltivata e alla produzione vinicola nel suo insieme

Se confrontiamo per esempio il valore produttivo della Sicilia con un’altra sola regione: il Veneto (leader del settore) ci si rende conto che il valore della nostra produzione DOP è di appena il 7% circa della sola regione Veneto. Un dato che ci deve fare fortissimamente riflettere, sia nell’area delle politiche agricole, che produttive, che di mercato.

Da cosa dipende questo enorme divario? lo sto chiedendo a tutti gli addetti ai lavori della filiera. Ma in particolare all’area produttiva ma anche del mercato;

in particolare a tutti quelli che sbandierano a destra ed a manca le prodigiose qualità dei nostri prodotti; non solo ai nostri politici ma alle associazioni di categoria, ai consorzi, alla Union camere etc.

Se non si comincia a fare un’opera di riflessione concreta valutando con onestà e competenza il comparto difficilmente sarà possibile individuare realisticamente tutti i colli di bottiglia che affliggono la filiera. Ad uno sguardo non approfondito possiamo dire che sono veramente molteplici le aree dove è indispensabile intervenire.

Certamente un freno alla filiera è la frammentazione produttiva del comparto, l’eccessivo numero di piccole aziende vitivinicole, ma anche la scarsa assistenza che gli agricoltori ricevono dagli enti preposti. Assistenza Tecnica e Culturale.

In Brasile per esempio le università sono costantemente vicine ai produttori formandoli con corsi giornalieri online gratuiti. Dalla coltivazione, alla produzione vinicola, alla commercializzazione. Si arriva all’estremo spiegando come fare una recinzione eco compatibile. E da noi?

 In Argentina 

Si fanno corsi gratuiti per:

  1. ANALISI DELLA QUALITÀ (INV) DEI VINI PER PRINCIPIANTI – TEORICA
  2. GUIDE AL TURISMO DEL VINO
  3. PRODUZIONE VINO ARTIGIANALE PER PRINCIPIANTI – TEORICA
  4. VITICOLTURA PER PRODUTTORI PRINCIPIANTI
  5. PRINCIPI BASE DELLA VITICOLTURA PER AMATORI
  6. PRINCIPALI ZONE DI PRODUZIONE VITIVINICOLA
  7. 6.000 ANNI DI VITICOLTURA
  8. VINIFICAZIONE ARTIGIANALE PER PRINCIPIANTI
  9. ANALISI DELLA QUALITÀ DEL VINO PER PRINCIPIANTI
  10. DEGUSTAZIONE DI VINI PER PRINCIPIANTII

A volte copiare gli altri non è male

CINA DOCET

Ritornando dalle nostre parti

E’ evidente che le criticità che caratterizzano la filiera regionale si scaricano tutte nell’area commerciale. Continuando a raffrontare la filiera nostrana con quella nazionale rileviamo che:

Nel 2017 Il Totale di export dei Vini italiani, mostra che la nostra regione aveva una incidenza di appena il 2,6% 

Ma quel che è peggio

Quando andiamo  a verificare la nostra presenza nella esportazione totale per regione. Esistiamo solo fra le “ALTRE” nei valori (in milioni di euro) riguardo la esportazione dei nostri prodotti Vinicoli confezionati.

Se il vino è l’eccellenza della filiera agroalimentare nazionale,  la nostra regione non ne fa parte.

Ma forse nn se ne accorgono gli esperti ed i commentatori se continuano a titolare imperterriti:

  1. Sicilia, regione strategica per il settore vino
  2. Sicilia pronta a diventare “wine destination d’eccellenza”
  3. Vino & Sicilia, un binomio strategico
  4. EXPORT SICILIA, VINO E LIQUORI FANNO VOLARE LE VENDITE ALL’ESTERO
  5. L’EXPORT DEI VINI SICILIANI CRESCE A DOPPIA CIFRA

Non capisco cosa vogliono dire, non capiscono a chi si rivolgono.

Non capisco se titolare in questo modo, con questa enfasi, senza un minimo di coerenza con la realtà del settore, possa essere utile ed a chi?

Non capisco perché con molta umiltà tutti gli attori del comparto non si siedano per cominciare a costruire la filiera.

EXPORT  VINI DI SICILIA

E’ bene sottolineare che il 2023 doveva essere un anno di ripresa a doppia cifra dopo il fermo Covid

Ma invece il 2023 non è stato una anno positivo per nostri  i vini nell’area export.  

A trainare la Sicilia ci pensano comunque i vini bianchi e le colture biologiche.

Sul fronte delle esportazioni flettono le esportazioni di vini rossi DOP (-4%) mentre cresce l’export di vini fermi bianchi DOP (+ 7%). L’export di vini bianchi DOP siciliani cresce negli Stati Uniti (+29%), seguito dal Canada (+13,9%) e dalla Germania (+6,8%).

Per i rossi DOP siciliani la maggiore crescita dell’export si ha con la Francia (+7,5%), seguito dal Regno Unito (+6,8%). Ancora una volta questi numeri però se non seguiti da una attenta analisi rischiano di portare  fuori strada

Nell’analisi dell’Export del 2021 come si vede nella tavola sopra, facciamo parte ancora del segmento “Altri”. Inverosimile per una regione con delle produzioni così decantate in qualità e volumi.

Produciamo tantissimo, abbiamo innumerevoli certificazioni, partecipiamo a decine di manifestazioni, vinciamo tanti premi, ma non “esportiamo”.

Da cosa dipenderà dal destino infame e ladro??

Se entriamo ancora nel dettaglio dei paesi di export, dove collochiamo la nostra produzione e ci fermiamo ad analizzare i valori del decantato Brand “SICILIA DOC”

Ci rendiamo conto che due terzi dell’export è destinato solo a tre paesi,

E infine che le quantità di export nell’insieme sono assolutamente        Modeste. Così come il prezzo medio per litro.

I dati sono del 2017 ma il trend non è mutato.

Riportando ancora la tavola export a valore, per regione nel mondo (Ismea 2017), sottolineiamo ancora una volta la discrepanza fra produzione della Regione Sicilia ad origine e la sua capacità di export che si attesta al 2,6 delle esportazioni totali.

Mi viene da pensare paradossalmente, ma forse sbagliamo paese, o forse sbagliamo prodotto. ??

O forse non siamo capaci, o non possiamo produrre un prodotto di qualità per l’export,

intanto che sbandieriamo titoloni.

La tavola che segue mostra il valore degli scambi con l’estero delle regoni italiane nel complesso. La Sicilia mostra una incidenza del 2,6% (valori PRECOVID)

Se confrontiamo questi valori con una provincia Argentina (Leader nel settore) MENDOZA, che ha caratteristiche simile alla Sicilia notiamo che: su una produzione in ettolitri pressoché similare le esportazioni si attestano al 91% della produzione

E notiamo poi che i volumi di export per UK e AMERICA sono addirittura superiori ai nostri; facciamo notare che il dato è del 2021 quando la produzione vinicola argentina aveva subito un tracollo del 30% nella produzione.

Ma ancora più interessante è notare che l’Europa (a casa nostra),  anche durante il Covid, è stato  per il Cile uno dei mercati di destinazione del vino più importanti per i prodotti cileni 

Per completare questa breve sintesi volevo ricordare, ai non addetti ai lavori, che le filiere vitivinicole nel mondo crescono in progressione ai consumi ma  anche al lievitare dei costi di produzione nelle aree Tradizionali, per buona parte europee. 

Dal momento che la manodopera e il costo dei terreni messi a coltivazione  incidono in maniera rilevante sul prezzo finale, è conseguenziale lo sviluppo nel nostro pianeta altre di aree produttive perfette dal punto di vista pedoclimatico per la messa a coltura  di nuove filiere vitivinicole ma più economiche, che consentono economie di scala rilevanti.

Al momento il  Resto del mondo incide per circa il 50% sulla produzione mondiale viticola. E domani? 

PRODUZIONE WORLD ETTOLITRI
Italia 49.066.000 ettolitri
Francia 46.944.000 ettolitri
Spagna 46.493.000 ettolitri
Stati Uniti 27.216.000 ettolitri
Australia 10.901.000 ettolitri
Mondo 264.643.000 ettolitri

Se osserviamo i valori delle produzioni dei NUOVI PAESI  che in progressione sono entrati nel mercato vitivinicolo negli ultimi decenni, le cui aziende hanno una dimensione media di 300HA, e costi di produzione meno che la metà che il mediterraneo,  bisogna pensare velocemente come reagire.

I produttori, i tecnici, I politici non possono far finta che non è successo niente rinchiudendosi in una banale miopia.

A riflettere su questa passeggiata che abbiamo fatto insieme nella filiera vinicola regionale  si rimane sconcertati. 

Avevo lasciato il comparto decenni fa perchè non mi “CONVINCEVA” e lo trovo, con grande dispiacere,  anche peggio.

Tuttavia da questa breve sintesi di approccio alla filiera mi piacerebbe trarre delle considerazioni utili per delineare nei prossimi blog i seguenti argomenti

  • Situazionale attualizzato della filiera produttiva regionale
  • Situazionale attualizzato della filiera commerciale regionale
  • Obbiettivi di mercato da conseguire
  • Obbiettivi produttivi conseguenti al mercato da conseguire
  • Ristrutturazione degli enti e delle competenze che gravitano sul settore vinicolo
  • Rimodulazione Marketing per i mercati tradizionali
  • Penetrazione nuovi mercati con tecniche innovative

Un approccio innovativo alla filiera nel suo insieme. Mettendo insieme un gruppo di lavoro oltre che esperto, coraggioso.

Capace in primis di cancellare i fronzoli strutturali che attanagliano la filiera (non solo quella vinicola) dove la difficoltà maggiore sarà certamente quella di modificare l’approccio, dei politici, degli amministratori, di tutte le associazioni di categoria. Dei tecnici, certamente anche loro.

Perchè se il comparto  è in pre-coma la colpa è anche loro, che non si sono battuti mai per il cambiamento ma invece hanno preferito il qui pro quo mella ricerca di qualche mancetta europea.

Grazie alla prossima S. Bulgarella

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