Congo Bad

July 10, 2023
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Il crimine del Coltan

La columbite-tantalite è una miscela complessa di columbite Nb₂O₆ e tantalite Ta₂O₆, due minerali della classe degli ossidi che si trovano molto raramente come termini puri. Il coltan è usato colloquialmente in Africa per riferirsi ad una columbite-tantalite a relativamente alto tenore di tantalio

I DANNI ALL’UOMO
Molti schiavi muoiono di fatica e di diverse malattie che questo minerale radioattivo comporta:
– compromissione del cuore, vasi sanguigni, cervello e cute;
– riduzione della produzione di cellule ematiche e danneggiamento dell’apparato digerente;
– aumento dei rischi del cancro;
– difetti genetici nella prole;
– malattie dell’apparato linfatico.
Per queste importanti malattie c’è bisogno di cure mediche e medicine che queste persone non possono permettersi oppure che non si trovano nel paese.

L’esposizione alle polveri ha notevoli conseguenze dannose per la salute di questi bambini, come malattie polmonari da inalazione di metalli pesanti, dermatiti da contatto o deformazioni muscolo-scheleriche per il sollevamento di pesi dai 20 ai 40 kg.

Lo sfruttamento dei minori nelle miniere di coltan e cobalto in Africa

E’ riconosciuto a livello internazionale che il coinvolgimento dei bambini nelle miniere costituisce una delle peggiori forme di lavoro minorile, che i governi devono proibire e punire nel rispetto delle convenzioni internazionali. Il coltan, il cobalto e altri minerali preziosi provenienti prevalentemente dai Paesi africani sono usati per la fabbricazione delle batterie al litio, adoperate per gli smartphone, laptop o veicoli elettrici.

La Repubblica Democratica del Congo è uno dei maggiori produttori di minerali, ma le condizioni deprecabili in cui lavorano i minatori nelle miniere artigianali, e l’impiego di bambini sono stati pubblicamente denunciati.

Il problema risale alla Seconda Guerra del Congo, negli anni 1990, con il fallimento dell’industria mineraria statale. L’allora dittatore Kabila, rimasto in carica decenni, incoraggiò l’estrazione artigianale e vennero istituite le zone di sfruttamento artigianale, che vennero regolamentate anche per incoraggiare gli investitori esteri, sopratutto occidentali e cinesi. Queste miniere legali, però, furono poche e questo generò la crescita esponenziale di miniere non regolamentate, che potevano impiegare così i numerosi minatori congolesi.

Nelle miniere artigianali l’estrazione avviene a mani nude o con l’impiego di arnesi rudimentali e senza alcun equipaggiamento protettivo, come mascerine, elmetti o guanti. Molti sono i bambini che lavorano nelle miniere congolesi in queste condizioni, spesso impiegati nella raccolta, selezione e lavaggio del minerale nei pressi delle miniere, ma anche coinvolti nelle estrazioni sotto terra, in tunnel stretti e angusti, privi di areazione e soggetti a crolli frequenti specialmente quando piove.

Il codice delle miniere congolese non prescrive l’adozione di misure a protezione della salute nell’estrazione artigianale dei minerali, prevedendo solo alcune disposizioni a tutela dei diritti dei lavoratori, ma solo nelle miniere legali, mentre i lavoratori restano del tutto privi di tutele in quelle illegali. Inoltre, il sistema di ispezione volto a verificare l’impiego di minori è piuttosto scarso. Indagini svolte da Amnesty International hanno evidenziato che gli agenti governativi sono al corrente del lavoro minorile nelle miniere, ma che chiudono un occhio in cambio di tangenti. Il pagamento illegale medio ammonta a circa mezzo dollaro, mentre la paga giornaliera per 14 ore di lavoro varia tra 1 e 2 dollari. Ma molti bambini lavorano anche più di 14 ore al giorno.

Sono diversi i passaggi nella catena di approvvigionamento dei minerali: si passa dai minatori artigianali che estraggono ai compratori locali che li acquistano, i quali rivendono a compagnie estere presenti in loco, che poi rivendono a compagnie estere che lavorano il minerale, che in seguito vendono ad altre compagnie che producono le batterie e che, infine, le rivendono ai grandi brand internazionali. E’ solo con ques’ultimo passaggio che il minerale trasformato entra nel mercato globale.

Il lavoro minorile per l’estrazione artigianale del coltan e del cobalto dimostra che vi è una falla nella due diligence policy che le compagnie internazionali devono rispettare nella filiera produttiva e di approvvigionamento del minerale. Gli UN Guiding Principles on Business and Human Rights impongono l’adozione di una certa condotta per garantire il rispetto dei diritti umani e identificare, prevenire e mitigare i rischi legati alla loro violazione. Ma report di ONGs, come il Rapporto di Amnesty International del 2016 dedicato a questo tema, hanno dimostrato che le compagnie non si uniformano al rispetto della due diligence policy, sopratutto le compagnie estere presenti nella RDC, che sono al corrente delle condizioni di estrazione in miniere illegali dove vengono impiegati bambini ed i cui proventi contribuiscono a finanziare i gruppi armati che controllano le zone di estrazione.

Secondo il diritto internazionale dei diritti umani, gli Stati hanno l’obbligo di proteggere contro violazioni dei diritti umani da parte di tutti gli attori, comprese le compagnie industriali. Questo significa che gli Stati devono adottare e far rispettare le leggi che richiedono alle imprese di conformarsi alla due diligence e a rendere pubbliche le politiche adottate e le operazioni effettuate nella fornitura di minerali.

COLTAN: TRA SFRUTTAMENTO E MORTE, QUANTO VALE IL PROGRESSO? 


L’INTERVENTO DI MEDICI SENZA FRONTIERE
Il Coltan, però, non provoca danni solamente a chi lo estrae, ma all’intera regione coinvolta.
Nella Repubblica Democratica Del Congo, infatti, ci sono numerosi conflitti dovuti a questo minerale, che scatenano una forte violenza nei confronti della popolazione civile. Questo fenomeno è stato inserito da Medici Senza Frontiere tra le prime dieci peggiori crisi umanitarie nella lista pubblicata online il 12 dicembre 2009. MSF infatti denuncia l’uccisione di centinaia di persone, lo stupro di migliaia di donne, di bambini e talvolta anche di uomini. Migliaia di persone hanno dovuto lasciare la loro casa a causa dei numerosi conflitti dovuti al Coltan e alla diminuzione del suo prezzo. Episodi di terrore sono riportati puntualmente da MSF, come gruppi di persone in attesa di essere vaccinate finite sotto il fuoco incrociato dei combattenti. Secondo MSF gli attacchi sarebbero stati sferrati con sistematicità in ognuno dei siti in cui si stava realizzando la campagna di vaccinazioni.
I dati sono però incompleti perché molti dei nuovi sfollati, avrebbero trovato rifugio nei campi di associazioni umanitarie, ma anche nei boschi e presso altre famiglie.
Le stime dicono che il numero totale di sfollati interni nelle province orientali della RDC si aggirerebbe intorno ai 2,1 milioni di persone.

COME INCIDE IL COLTAN NELL’ECONOMIA MONDIALE
Il prezzo del Coltan varia a seconda della percentuale di Tantalite e dalla richiesta, nel 1998 il Coltan costava 2 dollari al kg, nel 2004 arrivò a costare 600 dollari al kg ciò prova che questo mercato è estremamente instabile.
A causa del contrabbando a grande scala e alla firma, durante le guerre, di contratti minerari negoziati in condizioni sfavorevoli per gli interessi della nazione, le risorse congolesi non riportano allo Stato grandi guadagni, infatti il settore minerario arricchisce le reti illegali e un certo numero di imprese straniere.
Qualche tempo fa funzionari del governo giapponese, parlando informalmente con il giornale “Il Foglio”, spiegavano l’attrazione dei paesi africani per gli investimenti cinesi con una teoria molto semplice: mentre i governi democratici, investono nello sviluppo e nella cooperazione, ed esistono naturalmente burocrazie e controlli, la Cina si presenta con soluzioni immediate che servono ai governanti locali ad avere consenso.
Inoltre grazie ad accordi economici datati al 2009 e anche all’ultimo summit a Pechino, che assegna al Congo ed ad altri Paesi africani 60 miliardi di dollari in aiuti, investimenti e prestiti, si possono considerare molto buone le relazioni con la Cina dove grandi imprese di High-Tech acquistano regolarmente minerali dal Congo, anche se i principali acquirenti sono per lo più aziende europee, come Nokia, o Coreane, come la Sony.

COSA POSSIAMO NOI FARE PER AIUTARE
Per evitare lo sfruttamento di adulti, ragazzi e bambini impiegati nell’estrazione del Coltan una cosa che possiamo fare è acquistare i cellulari da aziende che non usano questi minerali ed assemblano i telefoni in fabbriche a norma.
Questo è quello che fa FairPhone, una piccola azienda olandese nata con lo scopo di realizzare un telefono di alta qualità e moderno, senza però sfruttare persone o inquinare l’ambiente. Realizzando così un telefono “equo e solidale”.
L’azienda per fare ciò, oltre ad assicurarsi che l’estrazione dei minerali acquistati sia a norma, usa alcuni pezzi di vecchi telefoni usati.

 

https://youtu.be/rPE2NzsmZmg
https://youtu.be/g6nOTiSFO3w
https://youtu.be/bbW7wbO3Czw
https://youtu.be/MuDamdxGQmI
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