DEICIDIO GENOCIDIO

March 7, 2025
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A lethal ObsessionAntisemitism from Antiquity to the Global Jihad

Nella storia della civiltà cristiana occidentale nessun odio per un popolo è mai stato tanto continuo e duraturo quanto quello per gli Ebrei.

Ad impressionare sono l’irrazionalità e la falsità di gran parte delle accuse mosse agli Ebrei negli ultimi due secoli. Gli Ebrei furono infatti incolpati di deicidio (uccisione di Cristo), di forare le ostie consacrate per l’eucarestia onde farne fuoriuscire sangue (profanazione delle ostie) e di uccisioni rituali di bambini cristiani a Pasqua;

In epoca moderna il tema del “pericolo ebraico” fu arricchito di nuove e non meno inquietanti variazioni sul tema: gli Ebrei lotterebbero per conquistare il dominio del mondo attraverso il controllo del sistema finanziario internazionale, promuovendo ideologie socialiste di stampo rivoluzionario e attraverso le presunte macchinazioni del sionismo e dello stato di Israele.

L’antisemitismo moderno è prosperato basandosi su miti manichei irrazionali quali la cospirazione giudeo-massonica, quella giudeo-comunista o quella sionista-americana, e la convinzione che esista un potere ebraico occulto e globale, incarnato nei Protocolli dei Savi di Sion. La litania degli stereotipi e delle accuse, pur prive di ogni base empirica, pare infinita e senza tempo.

 Inoltre il fatto che l’antisemitismo sia culminato nell’Olocausto della Seconda Guerra Mondiale – l’uccisione di massa, sistematicamente programmata, di sei milioni di uomini, donne e bambini ebrei – è il segno dell’estrema irrazionalità che lo caratterizza. 

 

Il potere paranoico del mito antisemita non può dunque essere compreso senza far riferimento alle sue fonti religiose e al suo radicamento nell’antichità classica.

 Nella concezione che gli Ebrei hanno di se stessi, il popolo di Israele (in epoca successiva definizione ‘gli Ebrei’) fu salvato dalla schiavitù d’Egitto per mano di Dio, che ne fece il depositario di una legge di libertà (il Decalogo, o Dieci Comandamenti), che è il fondamento morale della civiltà umana.

 

Nel cercare le origini del moderno virus dell’antisemitismo gli storici non possono ignorare questo antico scontro di civiltà, che assunse molte forme: dall’ostilità dei letterati greci ed egiziani di Alessandria nei confronti degli Ebrei e del giudaismo, alla brutalità dei Romani nel sopprimere le rivolte ebraiche in terra di Israele e nel nord Africa nei primi secoli dopo Cristo.

 

Il quarto Concilio Lateranense (1215) regolò ulteriormente la segregazione degli Ebrei, imponendo loro di portare segni distintivi – un cappello a punta nelle terre germaniche e un “segno giudaico” nei paesi latini – che li rendono al contempo identificabili e più esposti ad attacchi. La nuova legislazione cercò di proteggere rigorosamente la società cristiana dalla “contaminazione” costituita dal vivere, mangiare o avere rapporti sessuali con Ebrei.

Altre restrizioni canoniche proibirono agli ebrei di entrare nelle chiese, di lavorare la domenica o camminare per strada durante la settimana santa. Le sinagoghe dovevano restare edifici umili e miserabili. Oltre a queste umiliazioni sociali, nel XIII secolo il Talmud subì un feroce attacco (in seguito alla denuncia di un Ebreo convertito, Nicolas Donin) come ricettacolo di “blasfemia” contro la fede cristiana.

 

Nel lungo periodo fu ancora più devastante l’accusa del sangue, inventata a Norwich, in Inghilterra, nel 1144, in seguito all’assassinio di un ragazzino cristiano di dodici anni, poco prima di Pasqua.

L’omicidio fu attribuito, senza alcuna prova, agli Ebrei inglesi del luogo. Pochi anni dopo un convertito di nome Teobaldo sostenne che “ prima di Pasqua gli Ebrei di Norwich si sono procurati un ragazzino cristiano e lo hanno sottoposto a tutte le torture che dovette subire il nostro Signore” . Secondo Teobaldo, la crocifissione rituale di un cristiano era volta ad accelerare la venuta del Messia ebreo.

 

Agli Ebrei, come al diavolo, era spesso attribuito il peccato di smodata libidine – uno stereotipo che ricorda gli attacchi di San Giovanni Crisostomo alla sinagoga come bordello e dimora dei demoni.

Il caprone, animale preferito del diavolo e simbolo di lussuria nel Medioevo, veniva associato all’Ebreo.

Un’altra celebre caricatura medievale rappresenta una scrofa che allatta i cuccioli ebrei in presenza del diavolo.

In questa e in altre immagini medievali era scontata l’associazione di Ebrei e diavolo con la sporcizia e con gli escrementi. Non meno forte era la credenza nel cosiddetto  fetor Judaicus − caratteristico e odioso lezzo attribuito agli Ebrei – considerato un segno della diabolicità dell’Ebreo.

Mentre l’attribuzione di puzze era frequentemente usata da varie culture come stigma per rafforzare il senso di superiorità di un gruppo rispetto a un altro, nell’Europa cristiana il “puzzo di Ebreo” era considerato una punizione per la miscredenza degli Ebrei e per il loro crimine contro Gesù.

Il diavolo ebreo con tanto di corna e coda non era soltanto ripugnante dal punto di vista fisico, era anche un nemico mortale della Cristianità nel regno  spirituale .

Accecati da Satana e dalla propria ottusità sin dalla Crocifissione, gli Ebrei non soltanto avevano rifiutato la vera dottrina, ma pareva facessero di tutto per corrompere le anime cristiane. 

 

Nel suo ultimo lavoro,  Mosè e il Monoteismo  (1939), Freud ipotizzò che l’antisemitismo fosse “radicato nelle più remote età del passato”, nell’“ inconscio dei popoli ”, e persino in usanze come la circoncisione, che rafforza la separatezza degli Ebrei ed evoca timori, ansie e paure di castrazione. Per Freud questa era una delle radici più profonde dell’antisemitismo “ che appare con tale forza primitiva e trova espressione tanto irrazionale tra le nazioni occidentali ”.

 

Nell’evoluzione degli stereotipi dell’antisemitismo  moderno , forse nessun intellettuale o artista ha giocato un ruolo più rilevante di Richard Wagner nel giustificare la transizione dall’antisemitismo religioso a quello razziale.

 Finì col vedere nel popolo ebraico l’incarnazione del principio corrotto del ‘far soldi’. Secondo Wagner, l’Ebreo, anche quando del tutto assimilato, restava totalmente separato dal  Volksgeist  (lo spirito della razza), senza passione nè anima, senza musica nè poesia – 

“il più senza cuore tra gli esseri umani ” – estraneo e apatico in una società che non capiva. 

 Nella visione razzista moderna  l’immagine dell’Ebreo satanico venne radicalizzata, fino a divenire un pericolo apocalittico e viscerale per l’esistenza della Germania, per il suo spazio vitale e la sua “ purezza di sangue ”.

 

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