Agroalimentare Commerciale

May 9, 2024
Spread the love

INTERMEDIAZIONE E CANALI COMMERCIALI

I sistemi agroalimentari stanno attualmente attraversando una rapida trasformazione guidata, tra le altre tendenze sottostanti, dall’urbanizzazione, dalla globalizzazione, dalla diversificazione della dieta, dalla concentrazione e dall’espansione dei mercati e del commercio alimentare. Affrontare questi cambiamenti richiede una prospettiva sistemica più ampia che enfatizzi il coordinamento della catena del valore agroalimentare, la creazione di valore e il contesto istituzionale in cui operano le catene del valore. E’ una problematica da sempre presente nella catena agroalimentare, che negli ultimi tempi in alcuni paesi Europei è stata affrontata con soluzioni incoraggianti (Francia, Olanda, Spagna etc) ma che in Italia ancora stenta a crescere. Nel meridione e nella Nostra Regione, la Sicilia siamo ancora agli albori.

Filiere corte e Filiere lunghe

Nelle filiere corte i prodotti vengono in genere distribuiti tramite vendita diretta, mercati locali, o piccoli commercianti locali. La commercializzazione dei prodotti delle filiere lunghe, invece, avviene tramite gli intermediari grossisti e la grande distribuzione. La filiera corta permette al consumatore di avere controllo diretto della provenienza delle materie prime e degli step produttivi. La produzione diretta è il valore aggiunto della filiera corta.

La trasparenza della filiera lunga è data dalla rintracciabilità, importante per consentire un consumo e acquisto consapevole.

Le filiere dei prodotti freschi, che non richiedono particolari lavorazioni, sono quasi sempre corte, in quanto la produzione agricola dalle aziende passa direttamente dalla produzione al confezionamento e alla distribuzione. Questo genere di filiera sostiene lo sviluppo delle economie e tipicità locali, migliora le prestazioni ambientali di aziende e territorio o offre maggiore trasparenza e garanzia al consumatore.

Le filiere che prevedono un numero maggiore di passaggi e di soggetti di filiera, facendo subire alla materia prima processi più o meno articolati, sono invece considerate lunghe.

La catena lunga è composta da alcuni o tutti i seguenti intermediari.

  • Mercato locale
  • Rivenditore al dettaglio
  • OP
  • Grossista
  • Intermediario della catena
  • Catena
  • Consumatore finale

In composizione differente In ognuno di questi passaggi il prezzo all’origine cresce in maniera progressiva; dal prezzo iniziale Franco Azienda si può arrivare per alcune referenze anche al 200%.

Le vittime sono il produttore ed il consumatore. Questo succede in maniera più esagerata soprattutto alla sud e nella nostra regione a causa della lontananza dei mercati di maggiore interesse, e della frammentazione delle aziende che non hanno la dimensione per quasi tutte le referenze di giungere al mercato con poche intermediazioni.

Infine la pressoché assenza delle OP nella nostra regione rende il produttore totalmente sottomesso al Grossista.

Il canale commerciale di filiera diviene quindi il nocumento maggiore del produttore nella catena valoriale.

In modalità e peso differente In ognuno di questi passaggi il prezzo all’origine cresce in maniera progressiva; dal prezzo iniziale Franco Azienda si può arrivare per alcune referenze anche al 200%.

 

Le vittime sono il produttore ed il consumatore. Questo succede in maniera più sproporzionata soprattutto al sud e nella nostra regione a causa della lontananza dei mercati di maggiore valore e della frammentazione delle aziende, che non hanno la dimensione, per quasi tutte le referenze, di giungere al mercato con poche intermediazioni.

Infine la pressoché assenza delle OP nella nostra regione rende il produttore totalmente sottomesso al Grossista.

Il canale commerciale di filiera diviene quindi il nocumento maggiore del produttore nella catena valoriale.

Ogni volta che tento anche con i miei colleghi di trovare delle soluzioni le difficoltà crescono esponenzialmente in maniera quasi irrisolvibile.

Però con strategie di filiera le soluzioni ci sono e non troppo complesse.

 

Se il carburante che fa crescere la filiera dipende dalla dimensione estremamente piccola del tessuto produttivo e dalla distanza dai mercati di sbocco, il problema è risolvibile attraverso alcune strategie di filiera

  • Aumentare la dimensione dell’offerta tramite l’aggregazione della stessa
  • Aggregare l’offerta partecipando direttamente nelle OP Territoriali
  • Filiera Corta, cosiddetto chilometro Zero

CONCENTRAZIONE DELL’OFFERTA

Nelle regioni del nord è molto più agevole che da noi accorpare le aziende agricole frammentate per potenziare l’offerta. Con Circa 143 mila aziende produttrici in Sicilia e meno che la metà nelle regioni del nord è semplice individuare le problematiche della filiera Regionale

Il problema è che malgrado svariati tentativi operati dal pubblico: ,(Coop, Associazioni), non è facile mettere insieme i produttori Siciliani.

Ed anche quando si riesce ad associare per segmento, la partecipazione degli attori è scarsissima. Non si riesce a fare squadra. Si preferisce aspettare il grossista che arriva con i soldi in mano, come che fosse una manna dal cielo. Muoversi su questa strada perciò è molto difficile, anche per la pochezza dei politici o i responsabili degli enti associativi.

In altri paesi, Argentina Cile, a fronte di queste difficoltà il pubblico opera con degli obbiettivi premiali. “SE RAGGIUNGI QUESTA QUOTA TI SOVVENZIONO LA PROMOZIONE”, TI RIDUCO LE TASSE ETC.”

Si potrebbe tentare ma non sono certo dei risultati.

 

CHILOMETRO ZERO E VENDITA DIRETTA

 

La vendita delle referenze agricole operata direttamente a casa del produttore, potrebbe essere la soluzione vincente. Ma ha molteplici limiti

  1. La distanza dei produttori dai centri abitati
  2. La scarsa informatizzazione dei produttori che non usa mezzi per avvisare la domanda sulla disponibilità delle derrate
  3. La dubbia tracciabilità dei prodotti

Negli sparuti angoli nazionali dove si pratica, anche con i limiti di cui sopra, la vendita diretta, bene o male, funziona.

Non parlo della vendita Porta a Porta. Perché per i motivi di cui sopra è pressoché impraticabile per le derrate alimentari deperibili e deperibilissime.

Un decennio fa l’ho tentata con gli ittici in una regione del Sud. Una specie di offerta ambulante. Inviavamo dal magazzino aziendale dei furgoni frigo in giro per il territorio, intercettando i ristoratori. A cui veniva offerta un’ampia gamma di prodotti della pesca freschi e congelati.

I mezzi facevano i loro tour sul territorio, ristorante per ristorante, anche non cliente, presentando i prodotti del giorno o consegnando la merce ordinata. La vetrina dei furgoni con un Lay Out accattivante invitava poi il ristoratore a comprare anche prodotti che non aveva ordinato. La buona organizzazione della logistica e la costanza dei Sailing Tour consentì all’azienda di essere in breve tempo competitiva sulle piazze obbiettivo. Con buoni margini L’esperienza si chiuse con il decesso dell’avveduto titolare e la conseguente chiusura dell’azienda. E non fu più ripetuta.

LE OP

La frammentazione e la scarsa dimensione delle aziende agricole nel territorio regionale non consente nemmeno di riproporre il sistema di cui sopra. Una soluzione vincente potrebbero essere invece  le OP.

Le organizzazioni dei produttori (OP) o le associazioni di organizzazioni dei produttori (AOP) sono società costituite su iniziativa dei produttori di un settore specifico che si aggregano per svolgere una o più attività e perseguire uno o più degli obiettivi previsti all’art. 152 del Reg. (UE) n. 1308/2013 (Organizzazione Comune dei Mercati).

Apofruit, o APO Cesena è l’esempio più emblematico. È il vero e primario punto di forza di un sistema distributivo produttivo

Con 2.750 soci produttori e 235 milioni di fatturato agisce in sintonia di ruoli e obiettivi di sviluppo. Leader nel settore ortofrutta, capace di dettare le regole alla GDO opera con commerciali diretti in assenza di altri intermediari.

In Sicilia circa un ventennio fa vi era una Struttura associativa (APO CAPO D’ORLANDO) che ne seguiva le orme. Poi come tutte le cose buone del sud ha chiuso per irregolarità amministrative”

Le APO oltre a rendere competitiva l’offerta sui mercati nazionali ed internazionali, godo di molteplici agevolazioni della comunità europea. Aiuti alla: alla informatizzazione, alla ricerca, alla produzione, alla promozione.

Un sistema voluto dalla comunità per far crescere progressivamente la filiera agricola europea che nella comunità si presenta con questi numeri

Le apo Italiane sono quelle che fatturano di più, Rappresentano un tasso di aggregazione pari al 55% e spiccano soprattutto per la dimensione media dei Programmi operativi: 1,7 milioni di euro contro gli 957mila euro delle Op spagnole e gli 1,48 milioni di quelle francesi. Queste ultime sviluppano un 50% di aggregazione malgrado siano le più piccole per dimensione (5 produttori) e fatturato (1 milioni di euro).

Inoltre Le Op nazionali impiegano circa il 30% della spesa Feaga complessiva, pari a circa 250 milioni di euro l’anno. Il nostro Paese viene seguito a ruota dalla Spagna – che concentra il 28% della spesa totale – e a lunga distanza da Francia (13%), Polonia, Olanda e Grecia.

In Sicilia sono presenti molteplici O.P. circa il 35% rispetto all’area nazionale. Stranamente tutte concentrate nella Sicilia ORIENTALE.

E sinceramente non ho mai capito perché.

I Vantaggi delle O.P. sono rilevanti a monte della filiera agroalimentare, perché consentono di concentrare l’offerta proveniente anche dal piccolo produttore, e di presentarsi quindi alle catene distribuzione direttamente, senza, intermediari, e con notevole forza contrattuale.

In Francia e Spagna le catene intervengono verso le O.P. per pianificare programmi comuni di produzione. Tipologia di referenze, stagionalità. Inoltre ottimizza la logistica e gli sprechi durante la PIENA STAGIONE PRODUTTIVA. Eccellente anche per il consumatore perché dispone di prodotti efficacemente certificati ed al giusto prezzo stagionale. Consente di implementare i Brand territoriali migliorando l’efficienza di marketing delle singole filiere.

Attraverso i fondi comunitari poi è possibile intervenire nella organizzazione produttiva dei singoli produttori fino alla digitalizzazione. Ed infine consente di promuovere i singoli segmenti della filiera sui mercati obbiettivo. Nazionali ed esteri.

Ad essere onesti tuttavia visitando le singole O.P. regionali non mi è parso che corrispondano a quanto descritto sopra, non fanno un uso ottimale della forza consentita dalla concentrazione. Né tantomeno delle Risorse pubbliche. Le motivazioni sono molteplici. In primis la scarsa cultura gestionale e commerciale da parte della dirigenza delle O.P. che ho incontrato. Aggiungo poi come opinione personale che forse preferiscono usare le risorse in altro modo.

KILOMETRO ZERO E AFFINI

si è parlato molto negli ultimi anni della distribuzione alimentare a chilometro zero; nel passato era la normalità avere un accordo col contadino di fiducia o acquistare nel fruttivendolo sotto casa. I vantaggi erano evidenti: contrattazione diretta, scelta del prodotto e la creazione di un rapporto fra i due vertici della filiera produttore e consumatore. Con la conseguente valorizzazione dei prodotti e della qualità

  La globalizzazione ha quasi totalmente cancellato queste buone abitudini. Ci sono in corso molteplici tentativi per riavviarla attraverso: Gruppi di acquisto solidale (GAS), E-commerce  etc etc. Ma per i motivi accennati nel capitolo precedente hanno poco successo, rispetto alla massa della domanda e dell’offerta.

.

I Mercati Tradizionali e la GDO

Mentre negli anni sessanta, il mercato locale era certamente il canale preferito del consumatore, oggi è usato come emergenziale.

Non solo perché la forza di attrazione della GDO; sommando FOOD e NO FOOD rende un servizio impagabile al consumatore frettoloso, consentendogli di completare la spesa nello stesso luogo, ma anche perché per alcune refereze agricole la Gdo è addirittura più competitiva nell’offerta e nei prezzi agli stessi mercati rionali.

Se da un lato, il valore aggiunto delle OP è maggiore nel caso in cui il prodotto passi per la Gdo, rispetto al caso della distribuzione tradizionale, dall’altro per il valore aggiunto dei grossisti succede esattamente l’opposto. Infine, il valore aggiunto della distribuzione tradizionale è maggiore rispetto a quello della Gdo.

Concludiamo allora ritornando all’assunto iniziale per noi indispensabile; la CONCENTRAZIONE DELL’OFFERTA.

Con questi obiettivi, le politiche comunitarie, inizialmente applicate al settore ortofrutticolo, hanno assegnato alle Organizzazioni di produttori (OP) il compito di programmare, concentrare e qualificare l’offerta al fine di adeguarla alla domanda, favorendo in questo modo anche il miglioramento della posizione contrattuale dei produttori nel confronto con la controparte costituita da grossisti, intermediari e dettaglio moderno.

La Politica agricola comune (Pac), nel corso delle riforme – in particolar modo nell’ultima del 2013 – è passata ad una gestione decentrata dell’Organizzazione comune di mercato (Ocm) delegando di fatto alle OP la contrattazione e l’attuazione della stessa.

Tale processo di decentramento va rinvenuto nel passaggio da strumenti di controllo diretto del mercato (prezzi minimi garantiti, sussidi o restituzioni alle esportazioni, tariffe alle importazioni) a quelli di sostegno indiretto attraverso le OP e i loro programmi operativi. Il sistema delle OP ortofrutticole è stato esteso a tutti gli altri settori produttivi. Non si può dire lo stesso per le altre filiere. Ne ripetiamo abbiamo visto queste politiche ben applicate sul territorio regionale siciliano. Aspettiamo e restiamo a vedere

Sto lavorando su un progetto che intende ottimizzare in maniera innovativa queste discrepanze lo pubblicherò, quando sono meno stanco, come CATENA 5.0. Vi avviserò quando sarà pronto.

 

Grazie per l’Attenzione

ALTRI LINK PER LA FILIERA

agroalimentare Olio

Filiera Vino Sicilia

https://salvobulgarella.com/agroalimentare/

Please follow and like us: